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lunedì 3 agosto 2009

Rivalutare la confessione di peccato nel culto

La domenica mattina, ormai da diversi mesi, ci rechiamo al culto anglicano presso la cappella del "Royal Hospital Chelsea", dove la liturgia si svolge nel tradizionale formato del Book of Common Prayer. Lo apprezziamo molto per la sua composta solennità e spiritualità. Non riusciamo, infatti, più a sentirci a nostro agio nelle "normali" chiese evangeliche dove prevale, secondo la nostra percezione, il caos più totale dal punto di vista liturgico, improvvisazione, superficialità, musica rumorosa e canto di cattiva qualità, uno stile "informale" che non favorisce la concentrazione ed il senso di essere alla presenza di Dio.

Come anche nel culto riformato, la prima parte è dedicata alla confessione di peccato. Assente in quanto tale dal culto delle tipiche chiese evangeliche oggi, personalmente la sto decisamente rivalutando. Forse per reazione alla possibilità che diventi una vuota formalità, in passato, come pastore, la escludevo dai culti che conducevo, preferendo la forma di culto "zwingliana", quella più "asciutta" e meno liturgica, dove l'80% del culto è dedicato alla predicazione. La confessione di peccato, però, me ne sto persuadendo, deve avere il suo spazio nel culto. Vi propongo, così, al riguardo, un mio articolo che trovate a questo indirizzo.

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