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domenica 20 dicembre 2009

La mangiatoia


Uno dei particolari meglio noti delle circostanze che coinvolsero la nascita del Signore e Salvatore Gesù Cristo, è che la madre di Gesù, non trovando altro ricovero per quel neonato, lo depose nella mangiatoia di una stalla, come afferma il vangelo secondo Luca. Ai pastori di Betlemme era stato annunciato: “…questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia” (Luca 2:12).

Nella Bibbia nulla è casuale ed ogni cosa, anche questo particolare, assume per noi la valenza di messaggio. Che cosa possiamo apprendere dal fatto che Gesù, bambino, era stato deposto in una mangiatoia?

Diverse cose, ma mi colpisce, e ritengo rilevante, la riflessione che, al riguardo, fece del 1522 il Riformatore Martin Lutero, in una sua predica natalizia[i]. Egli disse:

“Egli giace nella mangiatoia. Considera anche questo, affinché tu sia sempre sicuro: che soltanto Cristo dev’essere predicato nel mondo. Che cos’è la mangiatoia se non l’adunanza del popolo cristiano nella chiesa per la predica? Noi siamo gli animali davanti a quella mangiatoia, Cristo ci è offerto affinché le nostre anime si nutrano di Lui; e questo significa invitare alla predica. Chi va alla predica va a quella mangiatoia; sì, ma devono essere prediche su Cristo. Perché non tutte le greppie hanno Cristo, né tutte le prediche insegnano la fede; anzi, c’era una sola greppia, a Betlehem, in cui era coricato questo tesoro; ed era per giunta una mangiatoia vuota e disprezzata, nella quale non v’era foraggio. Così la predica dell’Evangelo è vuota di ogni altra cosa, non ha e non insegna altro che Cristo; e se insegna qualche altra cosa, non è più la greppia di Cristo, ma quella dello stallone impetuoso, piena di dottrine umane e di foraggio di questo mondo (…)”.
“Perciò non vi è più abominevole flagello, calamità e sventura sulla terra, che un predicatore che non predichi la Parola di Dio; dei quali, purtroppo, adesso il mondo è pieno, e stimano pure che fanno bene, mentre il loro modo di fare non è altro che ammazzare le anime, bestemmiare Dio e suscitare l’idolatria; sarebbe molto meglio per essi che fossero davvero briganti, assassini ed i peggiori soggetti, almeno saprebbero che fanno il male: mentre ora vanno sotto i nomi e le apparenze di preti, vescovi, papi ed ecclesiastici, e sono soltanto lupi rapaci in veste di agnelli, tanto che sarebbe bene che la loro predicazione non fosse udita da nessuno (…)”.

Certo, grazie a Dio, non è sempre così, e non si tratta sempre necessariamente dei discorsi che s’odono dai pulpiti di chiese cattolico-romane. Purtroppo, infatti, Cristo ed il Suo Evangelo, è talvolta assente persino da certe predicazioni che s’odono da pulpiti di chiese che si dicono evangeliche. E’ davvero una disgrazia, com’è un altrettanto “abominevole flagello” una celebrazione natalizia che non abbia Cristo al solo centro dell’attenzione. All’anima affamata si offrono così sassi e non del pane, mentre Gesù stesso disse: “Io sono il pane della vita” (Gv. 6:48).

Accertiamoci allora di andare veramente “alla mangiatoia di Cristo”, perché solo là saremo veramente nutriti. Gesù disse: “Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà; poiché su di lui il Padre, cioè Dio, ha apposto il proprio sigillo” (Gv. 6:27).

Auguri di buone feste a tutti i miei fedeli lettori. Che il Signore vi benedica.





[i]Martin Lutero, L’Evangelo nella messa di Natale, da “Prediche sui vangeli”, 1522, in Scritti religiosi di Martin Lutero, a cura di Valdo Vinay, UTET, Torino, 1967, p. 556.

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