"6 Così, noi abbiamo esortato Tito a completare, anche tra voi, quest'opera di grazia, come l'ha iniziata. 7 Ma  siccome abbondate in ogni cosa, in fede, in parola, in conoscenza, in  ogni zelo e nell'amore che avete per noi, vedete di abbondare anche in  quest'opera di grazia. 8 Non lo dico per darvi un  ordine, ma per mettere alla prova, con l'esempio dell'altrui premura,  anche la sincerità del vostro amore" (2 Corinzi 8:6-8).
Siamo  tutti egoisti per natura. La generosità non è qualcosa che ci venga  naturale, ma è risultato della grazia di Dio nella nostra vita. Ecco  perché Paolo si riferisce alla contribuzione proposta ai Corinzi in  favore dei poveri della Palestina come "un opera di grazia" (v. 6), l'opera della grazia di Dio quando rigenera  una persona e la trasforma gradualmente ad immagine morale e spirituale  di Cristo. Essere discepoli di Colui che ha donato generosamente, senza  nulla risparmiare, nemmeno la Sua stessa vita, significa valorizzare il  dono dell'amore al massimo grado.
I  cristiani di Corinto andavano molto fieri dei doni spirituali che  avevano ricevuto da Dio. Non era una vana pretesa: di fatto essi "non  mancavano d'alcun dono" (1 Corinzi 1:7). Non solo erano stati dotati di  molti doni, ma "abbondavano" in ogni cosa, o almeno quanto a fede ... parola, ...conoscenza, ...zelo ...amore (v. 7). 
 
La  lista di doni dei quali erano dotati i cristiani di Corinto non è qui  completa ma solo rappresentativa. Il dono della "fede" in 1 Corinzi  12:9-10 è raggruppato con i doni di guarigione con la potenza di operare  miracoli. Non si tratta tanto della fede che ogni cristiano deve avere  in Cristo o dell'assenso dato alle dottrine cristiane (senza di questo, infatti, non avrebbe titolo a chiamarsi cristiano) ma la fede, la forte persuasione, che Dio può e vuole operare in una determinata situazione. Questo è il tipo di fede "da spostare i monti" (1 Corinzi 13:2). 
Il dono della parola e della conoscenza sono pure menzionati in 1 Corinzi 1:5. Il dono di parola  è un termine generale che include i doni di profezia, insegnamento e  lingue (1 Corinzi 12:10,28). Allo stesso modo quello della conoscenza comprende quello del discernimento degli spiriti, la "parola di sapienza", la conoscenza approfondita delle dottrine cristiane e la capacità di insegnarle, come pure quella dell'interpretazione delle lingue (1 Corinzi 12:8,10).
Fra i doni dei quali i cristiani di Corinto abbondano, vi sono lo zelo e l'amore. Il termine qui tradotto con "zelo" [σπουδή ( spoudé)] indica diligenza, serietà nel portare a compimento gli impegni presi. L'amore deve accompagnare l'esercizio degli altri quattro doni, altrimenti nulla di durevole importanza ne potrebbe conseguire. "Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo. Se  avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la  scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non  avessi amore, non sarei nulla. Se distribuissi tutti i  miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e  non avessi amore, non mi gioverebbe a niente" (1 Corinzi 13:1-3).
È così che Paolo, dopo avere evidenziato i loro doni spirituali, li esorta pure ad essere generosi nel dare                                                           ("vedete di abbondare anche in  quest'opera"). In Romani 12:8 il dare  è considerato un dono dello Spirito insieme a quello della profezia,  del servizio, dell'insegnamento, dell'esortare, del saper presiedere,  del fare opere di misericordia. 
Oggi vi sono chiese che mettono  l'accento solo su uno o due di questi doni spirituali come se fossero  quelli più importanti, dimenticandosi che, di fatto, l'amore pratico,  solidale è quello che maggiormente qualifica la chiesa cristiana. Nel  testo citato della lettera ai Romani, Paolo li esorta dicendo che se il  proprio dono è quello di contribuire ai bisogni degli altri [il dono del  ὁ μεταδιδοὺς (ho metadidous), di colui che dà, condivide]  allora quella persona deve donare generosamente [ἐν ἁπλότητι (en aploteti), tradotto "con semplicità", ma meglio reso con "determinazione" o "generosità"]. 
Non hai "il dono del dare", beh, questa non è una scusa per non farlo... perché pure la Scrittura ti esorta e ti dice: "Voi, però, desiderate ardentemente i doni maggiori!" (1 Corinzi 12:31).  Quali sono i bisogni materiali di coloro e mi stanno attorno, ne sono  sensibile? Quali sono i bisogni di coloro che si dedicano a farmi  crescere nella fede insegnandomi e prendendosi cura spiritualmente di  me? Quali sono i bisogni dei miei fratelli e sorelle in fede in altre  parti del mondo. Certo non possiamo fare tutto per tutti, ma secondo le mie disponibilità potrei forse scegliere di "sponsorizzarne" alcuni?
Preghiera. Signore  Iddio, confesso di essere troppo attaccato al denaro che possiedo e  tanto timoroso di perderlo e di rimanere nel bisogno, che faccio ben  poco per gli altri. Sospingimi, te ne prego, ad eccellere nel dono  spirituale della generosità, così come Tu sei stato generoso in Cristo.  Amen.
 
 
 
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