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giovedì 18 agosto 2011

Uno stato teocratico o laicista? Nessuno dei due

In questo articolo si usa il termine "teocrazia" non per indicare il legittimo ed auspicabile governo di Dio attraverso le Sue leggi rivelate sulla società umana, ma in senso lato,  più comune del termine teocrazia, in cui alcuni governanti civili coincidono con alcuni capi religiosi, le politiche governative coincidono con quelle religiose oppure sono fortemente influenzate dai principi di una religione (solitamente quella più diffusa) e tipicamente il governo dichiara di comandare per volere di Dio o di un altro potere superiore, come specificato dalla religione locale (vedi teocrazia). Questo coincide con il clericalismo che riteniamo esecrabile. Allo stesso modo facciamo qui una differenza fra "stato laico", dove nessuna religione organizzata esercita un potere diretto sulle istituzioni che collaborano con lo stato, essendovi rispettate e valutate, e "laicismo", un'ideologia umanista che intende prevalere sulle religioni tradizionali e che pure respingiamo.

Fintanto che il Signore Gesù Cristo ritornerà e ristabilirà la giustizia (Apocalisse 6:16-17; 11:18) calpestando i Suoi nemici come chi pigia l'uva nel tino (Apocalisse 14:19-20), i cristiani devono promuovere il regno di Dio proclamando la Sua Parola con l'amore e la persuasione. A parte dall'isteria laicista sui pericoli della teocrazia cristiana, di fatto la grande maggioranza dei cristiani non ha più interesse nello stabilimento di uno stato cristiano (pseudo-) teocratico che nello stabilimento di uno stato semplicemente laicista. Per noi entrambi sono detestabili. Ecco perché: i mullah del laicismo sono altrettanto pericolosi quanto quelli cristiani. Troppo potere nelle mani di chiunque, incluse certe denominazioni cristiane, è pericoloso perché l'uomo è corruttibile. Ecco perché è un'idea ragionevole avere un governo dai poteri limitati ed un equilibrio di poteri: perché comprende i limiti degli esseri umani dovuti alla loro peccaminosità, siano essi laicisti, cristiani, mussulmani o buddisti.
Anche se i cristiani credono che la verità sia una, essi pure conoscono sé stessi come peccatori che, senza il freno inibitore della legge e il bilanciamento dei poteri, cadrebbero inevitabilmente in abusi di vario genere. Così, quando i cristiani parlano di separazione fra chiesa e stato, sotto "chiesa" includono qualsiasi religione, inclusa quella di coloro che dicono di essere senza religione. Una cosa, infatti, della quale molti laicisti non si rendono conto è che neanche le loro idee sono religiosamente neutrali. Eppure essi sembrano essere persuasi che le loro idee siano neutrali... anche se, ironicamente, i laicisti vogliono imporre vigorosamente sulla società i loro propri codici morali ed idee basate su precise affermazioni sulla natura di ciò che è bene e di ciò che è male. Persino di fronte a questa ovvia verità, è sorprendente come i laicisti vogliano escludere sé stessi dal concetto di separazione fra chiesa e stato. E' sorprendente come essi non vedano quanto esclusivisti essi siano di tutte le idee che non siano le loro e quanto siano disposti a lasciare il potere soltanto nelle mani dei laicisti. Essi pensano: "Agli altri è proibito intervenire sulla pubblica piazza perché sono religiosi, ma NOI POSSIAMO perché non siamo religiosi". Se però, d'altro canto, comprendiamo la clausola della separazione fra chiesa e stato in modo più ampio, dove sotto "chiesa" si comprende ogni concezione (nessuna visione del mondo e della vita deve essere dominante, incluso il laicismo), allora TUTTE le religioni e concezioni del mondo possono intervenire liberamente sulla pubblica piazza e competere l'una con l'altra nel libero mercato delle idee. Questo sì che è più vicino alla vera libertà. Dobbiamo promuovere un'organizzazione laica della società, non laicista.
Consapevoli della natura peccaminosa dell'essere umano, il buon cristiano non dovrebbe essere ostile allo stato (perché il governo è stabilito da Dio), ma dovrebbe pure credere in un governo dai poteri necessariamente limitati e nel controbilanciamento di diversi poteri sotto la legge per promuovere il bene maggiore impedendo che un particolare gruppo, incluso il proprio, imponga la propria volontà. Poniamo il caso che i cristiani giungano al potere. A quale denominazione cristiana accorderemmo la nostra fiducia per stabilire le leggi? Se conosciamo bene noi stessi e la natura umana, sapremmo che nessuno in esclusiva dovrebbe avere un tale potere. Il Signore soltanto ha l'onniscienza necessaria per giudicare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e per governare con assoluta giustizia ed equità quando tornerà. Ora noi dobbiamo essere strumentali per conquistare il cuore e la mente della gente attraverso l'Evangelo, che Dio usa per trasformare i cuori e che QUESTO SOLO può rendere disposte le persone a seguire le leggi di Dio. Egli raccoglie uomini e donne per il Suo regno sotto ogni governo. Alcuni fra i maggiori risvegli nella storia del mondo sono avvenuti sotto i regimi più inospitali. E' così che noi non temiamo né leggi né uomini perché non possono nulla sullo spirito umano e tanto meno impedire l'azione sovrana di Dio di realizzare ciò che a Lui piace. "Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; temete piuttosto colui che può far perire l'anima e il corpo nella geenna" (Matteo 10:28).

Traduizione e rielaborazione dal blog "Reformation Theology".

Nota.

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