Mi scrivono e rispondo: "In Giovanni 14 Gesù dice: "Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti" (Giovanni 14:27). Come interpreti la ripetizione: "vi lascio pace, vi do la mia pace". Quale pace Gesu lascia prima della SUA?".
Nonostante le apparenze, il versetto indicato non introduce nel discorso un nuovo argomento, la pace. "Pace", qui, è un saluto simile a quello che gli israeliti si rivolgevano l'un l'altro nell'incontrarsi e nel congedarsi. Gesù usa questa stessa frase come saluto dopo la Sua risurrezione (20:19,21,26). "Pace", infatti, qui corrisponde all'ebraico shalom!. E' simile al nostro "Addio!". Così come in italiano l'origine del saluto "Addio" ha a che fare con la persona che, partendo, affida l'altra alla guida ed alla protezione di Dio (e che oggi pure è diventato una semplice formalità priva di contenuto, almeno consapevolmente), pure il saluto che Gesù rivolge a loro (shalom!) avrebbe potuto essere da loro inteso come una formalità. Gesù, così, si premura di dire ripetendolo: "Io vi dico 'pace!' ma, attenzione, il mio non è un saluto formale come normalmente ci si scambia nel mondo. Io vi do la mia pace. Il mio non è un augurio generico che lascia il tempo che trova... Io vi manderò effettivamente il mioSpirito Santo, una presenza speciale di Dio nella vostra vita. Egli veramente vi impartirà ciò che implica il saluto Shalom. Non abbiate, quindi, timore di essere lasciati soli alle vostre deboli risorse!".
Ecco così che il fatto che Gesù lasci pace con i Suoi discepoli deve essere compreso nel contesto di questo brano, vale a dire nei termini della venuta e dimora del Paraclito, lo Spirito Santo, l'argomento dei versetti precedenti. E' la presenza dello Spirito Santo, dopo che Gesù lascia i Suoi discepoli e ritorna al Padre, quella che Gesù promette e che rimarrà con loro per confortarli e rafforzarli.
Spesso i nostri saluti sono solo un modo di dire. Per Gesù, così, dire "pace" quale saluto convenzionale non basta. Egli non dice: "Che voi possiate aver pace" come chi essenzialmente non è in grado di darla... Per Gesù qui il saluto "Pace" non è una semplice formalità. Egli non augura la pace come l'augura il mondo (come le impotenti esortazioni alla pace che talvolta si sentono nei discorsi laici o religiosi che siano), ma la dà effettivamente. E' un po' quello che dice l'apostolo Giacomo: "Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: «Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve?" (Giacomo 2:15-16).
Quando Gesù, così, si allontana dai Suoi discepoli Egli promette che essi di fatto saranno presto accompagnati dal Suo "vicario", lo Spirito Santo che costantemente dimorerà in loro. Questo il mondo non può prometterlo né tanto meno "darlo".
I discepoli di Gesù non devono essere angosciati per la Sua partenza ed assenza, perché essa verrà sostituita dalla presenza dello Spirito Santo, una presenza particolare di Dio nella vita di coloro che Gli appartengono la quale, sola, sarà in grado di impartire la Shalom, quel benessere spirituale che risulta dalla comunione con Dio e di essere oggetto, in Cristo, di tutte le Sue benedizioni (vedi Efesini 1). Questa consapevolezza sola potrà rendere i discepoli di Gesù coraggiosi, determinati, "potenti", sereni in ogni circostanza che si presenterà loro.
Possiamo così pure ulteriormente chiederci:
Ecco così che il fatto che Gesù lasci pace con i Suoi discepoli deve essere compreso nel contesto di questo brano, vale a dire nei termini della venuta e dimora del Paraclito, lo Spirito Santo, l'argomento dei versetti precedenti. E' la presenza dello Spirito Santo, dopo che Gesù lascia i Suoi discepoli e ritorna al Padre, quella che Gesù promette e che rimarrà con loro per confortarli e rafforzarli.
Spesso i nostri saluti sono solo un modo di dire. Per Gesù, così, dire "pace" quale saluto convenzionale non basta. Egli non dice: "Che voi possiate aver pace" come chi essenzialmente non è in grado di darla... Per Gesù qui il saluto "Pace" non è una semplice formalità. Egli non augura la pace come l'augura il mondo (come le impotenti esortazioni alla pace che talvolta si sentono nei discorsi laici o religiosi che siano), ma la dà effettivamente. E' un po' quello che dice l'apostolo Giacomo: "Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: «Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve?" (Giacomo 2:15-16).
Quando Gesù, così, si allontana dai Suoi discepoli Egli promette che essi di fatto saranno presto accompagnati dal Suo "vicario", lo Spirito Santo che costantemente dimorerà in loro. Questo il mondo non può prometterlo né tanto meno "darlo".
I discepoli di Gesù non devono essere angosciati per la Sua partenza ed assenza, perché essa verrà sostituita dalla presenza dello Spirito Santo, una presenza particolare di Dio nella vita di coloro che Gli appartengono la quale, sola, sarà in grado di impartire la Shalom, quel benessere spirituale che risulta dalla comunione con Dio e di essere oggetto, in Cristo, di tutte le Sue benedizioni (vedi Efesini 1). Questa consapevolezza sola potrà rendere i discepoli di Gesù coraggiosi, determinati, "potenti", sereni in ogni circostanza che si presenterà loro.
Possiamo così pure ulteriormente chiederci:
- Che cosa intendono le Scritture per "pace", la pace di Dio in Cristo, e qual'è la differenza fra questa pace e la pace di cui parla il mondo? E' forse semplicemente "assenza di guerre"?
- Che cos'è e che cosa vuol effettivamente dire la presenza dello Spirito Santo nei cristiani oggi? Si tratta forse solo di "emozioni" o manifestazioni "miracolose"?
- Dovremmo rivalutare il saluto cristiano "Pace" che pure corre il rischio di diventare una formalità. Sarebbe meglio aggiungere: "Che la pace di Dio" (o di Cristo), "sia con te". Siamo poi pronti a spiegare e a dimostrare che cosa significhi questo saluto? E' l'atteggiamento di Maria ricevendo l'annuncio di Gabriele: "L'angelo, entrato da lei, disse: «Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore è con te». Ella fu turbata a queste parole, e si domandava che cosa volesse dire un tale saluto" (Luca 1:28-29).
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