sabato 14 aprile 2012
La politica è sporca?
Si sente talvolta dire in circoli cristiani che si ritengono particolarmente "spirituali: “Come gran parte della vita, la politica è un affare sporco. E’ meglio evitare di esserne infettati astenendoci da ogni tipo di partecipazione alla vita politica”. E' un ragionamento accettabile? No, è un ragionamento assurdo ed irresponsabile.
La politica sicuramente è “sporca” perché è fatta da da esseri umani che, come noi tutti, sono contaminati dal peccato che tutto infanga e corrompe, rovinando anche le migliori aspirazioni.. Volere però starne lontani per non contaminare la nostra “purezza” o perché “tanto non risolveremmo nulla”, è un ragionamento veramente assurdo ed irresponsabile. E’ come se una madre, di fronte al figlioletto che se l’è fatta addosso, si rifiutasse di cambiargli il pannolino perché “sporco e puzzolente” e perché “tanto” lo sporcherebbe di nuovo... Come cristiani siamo chiamati a testimoniare del modo di vivere e di pensare che Cristo ci ha insegnato e ad affermare la Sua signoria su ogni aspetto della realtà, politica inclusa. Il realismo al riguardo della condizione umana di corruzione e di peccato non ci impedisce, anzi, ci incoraggia, ad esserne coinvolti, ad imitazione di Cristo che è venuto in questo mondo “sporcandosi le mani” (e non solo), ma senza lasciarsene contaminare il cuore.
Al riguardo della politica, inoltre, vi sono anche molte altre considerazioni bibliche da fare.
1. Il governo civile è stabilito da Dio. Il governo civile è un’istituzione che Dio stesso ha stabilito per la società umana e quindi è un’area di attività del tutto legittima per i cristiani (cfr. Matteo 22:21; Romani 13:1; 1 Timoteo 2:1-4; 1 Pietro 2:13-17). Era stato necessario un governo civile quando l’uomo aveva peccato diventando così una minaccia per gli altri (cfr. Genesi 4:23). La politica è il processo di eleggere gli uomini migliori ed affidare loro l’incarico di proteggere i cittadini che rispettano la legge contro malfattori e criminali (Cfr. Esodo 18; Deuteronomio 1:15; 1 Timoteo 3:1-7). Subito dopo il diluvio universale Dio formalizza il governo civile condividendo con l’essere umano il Suo potere ed accordandogli potere di vita e di morte (Cfr. Genesi 9:4-6).
2. Il governo civile è uno fra i diversi governi legittimi stabiliti da Dio. La sfera politica è un’area di governo stabilita da Dio tanto quanto la famiglia e la chiesa (il governo ecclesiastico). Dio ha istituito il governo civile proprio come ha istituito la chiesa e la famiglia. Dire che non vogliamo avere a che fare con il governo civile equivarrebbe a dire che ciò che Dio ha istituito non sia importante. Noi siamo stati creati ad immagine di Dio. Dio è Governatore su tutto il creato ed Egli ci ha chiamato ad essere governatori delegati e limitati sotto il Suo governo unico, onnicomprensivo ed illimitato (cfr. Isaia 9:6-7). Dio ci ha chiamato a governare noi stessi, a governare la famiglia, a governare la chiesa ed a governare la società civile. La sfera politica o civile è un’area di governo legittima che ha una sua precisa giurisdizione, come pure una propria serie prescritta di leggi che ne regolano il funzionamento. La politica assume un carattere “sporco” quando uomini disonesti praticano azioni disoneste non seguendo la legge che Dio ha stabilito. Lo stesso vale per il mondo degli affari, la magistratura, il lavoro, l’istruzione, lo sport ed ogni altra attività immaginabile. Questo fa parte della condizione umana caratterizzata dal peccato.
I cristiani dovrebbero essere coinvolti nella politica proprio perché essa è sporca. Dire “sporca” non è lo stesso che dire inerentemente peccaminosa. Proprio perché viviamo in un mondo decaduto, ogni cosa è macchiata dal peccato. Affermare che laddove vi sia peccato i cristiani non possano essere coinvolti significherebbe dire che i cristiani non debbano essere coinvolti in nulla! Dio si aspetta che i cristiani dopo la conversione ripuliscano la loro vita (cfr. Atti 26:20). Questo processo di pulizia dovrebbe estendersi alla famiglia. Rammentiamoci che i figli devono ubbidire nel Signore ai loro genitori (cfr. Efesini 6:1). Questo vuol dire che atteggiamenti ed azioni peccaminosi devono essere sostituiti da atteggiamenti ed azioni allineati alla volontà di Dio. I mariti devono amare le loro mogli (5:22). Certamente anche la chiesa deve tenere in ordine le sue cose (cfr. 1 Pietro 4:17). La maggior parte delle epistole sono scritte a delle chiese, alcune fra le quali soffrivano di seri problemi morali (cfr. 1 Corinzi 5:1-8).
Il processo di ripulitura non è cosa che avvenga spontaneamente. Bisogna “purificarsi dal vecchio lievito” (Cfr. 1 Corinzi 5:7). “Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno, senza gozzoviglie e ubriachezze; senza immoralità e dissolutezza; senza contese e gelosie; ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne i desideri” (Romani 13:13-14). Questi atteggiamenti ed azioni peccaminose sono presenti in noi tutti, ed essi si manifestano nel governo di noi stessi, nel governo della famiglia, nel governo della chiesa, e nel governo della società. L’ammonimento di Paolo si applica ad ogni area dove agisce l’uomo peccatore, ed egli agisce dappertutto.
3. E’ la gente che fa della politica ciò che essa è. E’ il carattere delle persone coinvolte che determina il carattere del sistema politico di una nazione. Il detto popolare dice oggi “non c’è più religione” e, se questo è vero com’è vero, dobbiamo avere politici in autentico rapporto personale con Dio, ed allora, per quanto sempre in modo imperfetto, se ne vedranno gli effetti positivi. La politica sporca riflette la condizione di quegli uomini e quelle donne che la gestiscono (sia elettori che eletti). Noi abbiamo i politici che meritiamo. Raccogliamo ciò che abbiamo seminato. La politica sarà buona in dipendenza da coloro che scegliamo di eleggere o non eleggere. Il mantenimento di un buon governo dipende dalla buona gente. Naturalmente questo sarà vero di tutto - dal negozio di alimentari dietro casa al ristorante familiare. Non esiste costituzione o legge che possa creare libertà, stabilità nazionale, o sicurezza imponendo conformità ad un certo numero di ideali. Le migliori intenzioni politiche non corrispondono alla volontà del popolo. In termini puramente umani, è la gente che determina la bontà del sistema politico di una nazione. Quando si abbandona il governo di noi stessi regolato dalla legge di Dio e si abbraccia l’opportunismo, interesse privato ed illegalità, è naturale aspettarsi il declino della salute di una nazione. Allora la politica diventerà indubbiamente sporca e ci infetterà tutti come un veleno.
4. Affari sporchi. Perché si vorrebbe lasciare la politica fuori dal processo di ripulitura proprio quando la politica gioca una parte così significativa della nostra vita? Chi potrà mai avere i mezzi per tale ripulitura? Se i cristiani non sono disposti a farlo, chi altri lo farà? Generalmente parlando, i cristiani che stanno fuori dalla politica contribuiscono a peggiorare la situazione di corruzione. La risposta non è consegnare la politica ad una maggiore corruzione ignorando il suo potenziale come area di redenzione e di ricostruzione. Lo sport è un affare sporco, ma ha bisogno di sportivi cristiani militanti che lo ripuliscano. Il problema è la gente che porta “lo sporco” (il peccato) nel campo sportivo, e non lo sport in sé stesso.
5. La Bibbia e l’impegno politico. La Bibbia non condanna mai l’impegno politico. Giovanni Battista non rimprovera Erode per la sua posizione politica, ma solo per le sue azioni peccaminose in quanto governante (cfr. Matteo 14:4; Marco 6:18). Giovanni non dice ai soldati che incontra di rassegnare le loro dimissioni, ma di agire in modo etico (Luca 3:14). Gesù non contesta a Pilato la legittimità della sua posizione (Giovanni 19:11). Anche in questo caso ciò che la Bibbia promuove è una politica “pulita”. Paolo chiama i magistrati (i politici) “ministri di Dio”, servitori di Dio nella sfera politica (Romani 13:4). Questi governanti devono promuovere il bene. Paolo fa appello a Cesare, sede della potenza politica romana per potersi conquistare spazio per predicare l’Evangelo (Atti 25:11). Perché mai rivolgersi ai magistrati per essere protetti civilmente se il governo civile (la politica) fosse inerentemente un male? Perché Paolo chiederebbe appoggio in favore della purezza dell’Evangelo da qualcosa di inerentemente “sporco”?
6. La politica non ci salverà. Dopo aver concluso che la politica sia un’area legittima del ministero cristiano, è necessario mettere in evidenza come pure vi sia il rischio di chiedere troppo alla politica. Al tempo di Gedeone il popolo vedeva la politica come la soluzione ai loro problemi immediati (Giudici 8:22-23), quando, di fatto, erano loro il problema, dato che ciascuno faceva quello che pareva loro meglio (17:6). Essi ragionavano che se solo avessero avuto un re potente per governarli, i loro problemi sarebbero stati risolti. Gedeone, però, rifiuta l’espresso loro desiderio di farlo loro re-salvatore. «Io non regnerò su di voi, né mio figlio regnerà su di voi; il SIGNORE è colui che regnerà su di voi!». Gedeone non afferma qui che la politica sia un male, ma che gli uomini non possono salvarci, quand’anche fossero ordinati da Dio.
Più tardi, Abimelec vuole riportare il popolo alla loro fede nella politica (9:1-6). Jotham, l’unico sopravvissuto figlio di Gedeone, ammonisce il popolo sui pericoli di una tale mossa (9:7-15). Sebbene vi sia l’offerta di ombra (salvezza politica e sicurezza), si tratta di un’illusione che comporta una tirannia scioccante e distruttiva (9:15). La scelta della politica come sostituto dell’Evangelo porta con sé ulteriore oppressione. Invece di ravveduti gridare a Dio, il popolo abbandona la santità personale e opta per una nuova definizione di ciò che dovrebbe essere. La famiglia corrotta (Giudici 14-16) ed il sacerdozio (1 Samuele 2:12-17,22-36) conduce il popolo per la loro salvezza a rivolgersi allo stato (1 Samuele 8). Nel frattempo, essi respingono Dio in quanto loro re (8:7)..
I cristiani dovrebbero mettere in questione la politica quando promette salvezza, non perché essa sia una sfera illegittima di attività cristiana. Evangelizzazione e attivismo politico sono false alternative per i cristiani. Si tratta infatti di cose differenti e non significa che una sia necessaria e l’altra indifferente. L’evangelizzazione non preclude che si debba operare per cambiare la struttura fiscale dello stato per mettere maggior denaro nelle mani dei consumatori. L’evangelizzazione non preclude che si debba operare per cancellare leggi che sostengano la schiavitù e la discriminazione razziale. L’evangelizzazione non preclude che si debba operare per impedire che una donna uccida suo figlio non venuto ancora alla luce. L’evangelizzazione non preclude che si debba operare per impedire la legalizzazione dei matrimoni omosessuali. Perché mai non sarebbe possibile impegnarsi nell’evangelizzazione e nell’attivismo politico? Forse che coloro vengono convertiti a Cristo automaticamente sanno ciò che la Bibbia dice su questi argomenti? In contrasto con le dottrine religiose e filosofiche dominanti nel mondo non-cristiano, i cristiani svilupparono la scienza perché credevano che potesse e dovesse essere fatta. Non ci si impegna in politica perché si crede che questo porterà alla riforma della società. La politica è una sfera biblica del governo temporale delegato da Dio; la famiglia ed il governo della chiesa è un’altra sfera. La politica incide notevolmente sulla nostra vita. E’ dovere del cristiano esserne coinvolto almeno solo per impedire allo Stato di imporre su di noi la sua volontà ed opprimere la chiesa e la famiglia.
Il governo civile (sfera dell’attività politica) non è da intendersi come portatore di salvezza così come non lo è la famiglia o la chiesa. Famiglia, chiesa e governo civile sono istituzioni di governo ordinate da Dio. Sebbene noi si debba redimere la politica (di fatto i politici), non dovremmo mai considerare il governo come soluzione ai problemi della nostra nazione. Lo scopo dell’impegno politico è più che sostituire i non-cristiani con i cristiani. Vi sono numerose cose che un governo civile non dovrebbe fare. Un governo civile basato sulla concezione biblica dello Stato significherebbe la drastica riduzione delle sue dimensioni ed il ritorno della legittima giurisdizione a individui, imprese private, famiglie, chiese e governi civili locali.
Conservare lo status quo
Vi sono pericoli simili che spesso suppurano nelle chiese. E’ triste e spaventevole pensare che quando la società si corrompe, gran parte della chiesa di proposito si immobilizzi. Era successo durante il reegime nazista in Germania dove, benché una minoranza vi si opponesse, la maggioranza riteneva più conveniente tacere e sottomettersi, o peggio esserne complice, abbagliata dalla sua propaganda e “successi”. I pericoli che provengono dall’interno della chiesa sono altrettanto seri di quelli che provengono dall’esterno. In molti casi, il pericolo dall’interno è più sinistro, perché porta la voce, il segno e, presumibilmente l’autorità della chiesa, “...anche tra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli” (Atti 20:30). La chiesa non deve essere ingannata tanto da credere che i nostri problemi possano essere risolti solo o persino prevalentemente attraverso mezzi politici. Avere politici credenti, in parlamento o al governo, di per sé non basta. Gli eletti, infatti, devono comprendere i propositi ed i limiti del governo civile. Civiltà sono edificate quando l’intera vita è influenzata dagli effetti fecondi dell’Evangelo che risultano in vite e stili di vita trasformati.
Troppo spesso facciamo in fretta a volgersi alla politica perché, come individui, famiglie e chiese, generalmente manchiamo di essere fedeli nelle aree di immediata responsabilità. I nostri sforzi devono essere diretti dalla testa ai piedi, per così dire. A dover essere riformate sono vite individuali, famiglie e chiese e, al tempo stesso, le riforme devono provenire dai centri dell’influenza politica. Non basta cambiare un settore soltanto.
I cristiani devono fare attenzione a non fare uso del potere e dell’autorità del governo civile come martello politico. Supponiamo che i cristiani trasformino il sistema politico attraverso l’azione pacifica, non rivoluzionaria e democratica. Dovrebbero allora forse continuare ad incrementare la grandezza e lo scopo del governo civile, aumentare le tasse per “buoni programmi” e far passare “leggi cristiane”? Oppure i cristiani dovrebbero operare per diminuire il potere degli organi dello stato, decentralizzandolo, abbassare le tasse per tutti i cittadini ed aumentare l’equilibrio dei poteri? Per saper governare ci vuole una grande quantità di sapienza.
Conclusione
Il primo capitolo della Genesi termina con questa valutazione del creato: “Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono” (1:31). “L’’albero della conoscenza del bene e del male” non era cattivo. Persino quando Adamo ed Eva avevano mangiato del frutto proibito, il frutto stesso non era cattivo. Il Giardino dove essi avevano commesso il loro peccato non era cattivo. Ad essere cattivo e moralmente sbagliato non era ciò che Dio aveva creato, ma il modo in cui essi ne avevano fatto uso. Il peccato ha a che fare con ciò che facciamo delle cose. L’apostolo Paolo dimostra che evitare “le cose” non ci rende santi: “Se siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché, come se viveste nel mondo, vi lasciate imporre dei precetti, quali: «Non toccare, non assaggiare, non maneggiare» (tutte cose destinate a scomparire con l'uso), secondo i comandamenti e le dottrine degli uomini? Quelle cose hanno, è vero, una parvenza di sapienza per quel tanto che è in esse di culto volontario, di umiltà e di austerità nel trattare il corpo, ma non hanno alcun valore; servono solo a soddisfare la carne” (Colossesi 2:20-23).
Le cose (sesso, denaro e potere) possono tentare, ma non vi è alcuna inerente peccaminosità nelle cose create. In un altro testo,l’Apostolo tratta di un tema simile: “Infatti tutto quel che Dio ha creato è buono; e nulla è da respingere, se usato con rendimento di grazie; perché è santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera” (1 Timoteo 4:4-5). Sebbene questi testi non menzionino direttamente la politica, essi evidenziano una serie di principi che possono essere applicati anche alla politica, dato soprattutto che il governo della società umana è ministro di io. Il governo della società, proprio in quanto governo come sono governi quello delle famiglie e delle chiese, è un campo dove i cristiani hanno obbligo di esserne coinvolti.
(Adattamento da “Myths, Lies and Half-truths”, how misreading the Bible neutralizes Christians and empowers liberalis, secularists and atheists, di Gary Demar, American Vision, Powder Springs, Georgia, UA, 2010).
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