Pagine

martedì 13 novembre 2012

La montagna di Dio



Immaginiamoci una montagna con Dio sulla vetta e in basso, nella pianura, l’umanità che langue in ogni sorta di problemi. Le religioni del mondo (eccetto una) potrebbero essere rappresentate come i vari tentativi di una parte dell’umanità di raggiungere quella vetta ed incontrare Dio faccia a faccia e così chiedergli aiuto per risolvere quei problemi. Molte “spedizioni” sono partite ed arrancano a gran fatica per diverse vie e con ogni sorta di esperienze, e si trovano a diverse altezze sui fianchi di quella montagna, ma non sono riuscite ancora ad arrivarci. Sono lì che s’ingegnano, credono e sperano che la loro sia la via migliore e che ci arriveranno. A volte “ecumenicamente” uniscono i loro sforzi, altre volte sono in competizione fra di loro e sperano di arrivarci per primi sulla vetta. Quel Dio al quale tentano di giungere nei modi più diversi imponendo ai loro seguaci diversi esercizi e tecniche, viene poi naturalmente immaginato nei modi più diversi, perché nessuno di loro, di fatto, l’ha mai veduto. L’altra parte dell’umanità, nella pianura, non crede che sulla vetta esista alcuno, che sia futile cercare di arrivarci e così cerca di risolvere i propri problemi da sola, altrettanto speranzosa, ma senza successo.

Un’eccezione a tutto questo è l’Evangelo cristiano, dove Dio, sulla vetta, è Lui che, di Sua propria iniziativa, nel Suo Figlio, scende personalmente nella valle laggiù (l’incarnazione) e, trovandovi solo cadaveri spirituali, soffia in molti di loro, ribelli che odiano Dio, il soffio della vita, dando loro cuori nuovi che possano contemplare la Sua bellezza e poi, prendendo ciascuno sulle sue spalle, li porta al sicuro sulla vetta della montagna per una via nuova e vivente affinché possano godere per sempre delle Sue ricchezze. Fra di loro vi sono anche diversi che prima seguivano le compagnie di vari altri “scalatori” ma poi, rendendosi conto della loro futilità, li hanno abbandonati tornando giù in valle.

A quest’immagine, con tutti i limiti di un’illustrazione, si potrebbero aggiungere altri dettagli, non certo l’ultimo fra i quali la vita immacolata del Figlio di Dio e la Sua monte sostitutiva dei peccatori sulla croce, come pure la Sua risurrezione trionfale. Questi fatti dell’Evangelo sono centrali nella storia della redenzione. L’analogia di base, però, rimane vera.  Le religioni di questo mondo dicono ai loro seguaci che se si atterranno strettamente ai loro consigli e precetti potranno scalare il monte di Dio.


La fede cristiana dice che noi non ce la potremo mai fare in quel modo, per quanto lodevoli ed ardimentosi siano quegli sforzi, anzi, che di fatto, le motivazioni per affrontare la scalata non sono nemmeno quelle giuste perché, per natura, odiamo Dio vero e vivente e non abbiamo alcuna intenzione di incontrarlo (spesso, infatti, ci immaginiamo che lassù vi sia il dio che ci fa più comodo immaginare). Molti, di fatto, si accontentano della “esperienza” della salita e ritengono che queste aspirazioni siano sufficienti per loro, “l’unica cosa che veramente conti” per elevarsi (almeno un poco) e arrivare in cima, non sia, dopo tutto, essenziale. “L’importante è partecipare”, sembrano dire. E’ Dio, così, che viene giù e, con la Sua potenza, apre gli occhi, porta vita nella morte e risuscita perché molti, per grazia Sua, siano con Lui.

Ci sono, perciò, due tipi di base di religione nel mondo: quelle dell’ascensione (uomini e donne che salgono) e l’Evangelo della discesa (Dio che scende giù), una religione del nostro fare, arrancare ed esercitarsi e quella dell’Evangelo che annuncia ciò che Egli ha fattom fa e farà in Cristo.

“Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l'andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell'aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli. Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed eravamo per natura figli d'ira, come gli altri. Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù, per mostrare nei tempi futuri l'immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in Cristo Gesù. Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti; 10 infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” (Efesini 2:1-10)..

Nessun commento:

Posta un commento