sabato 29 dicembre 2012

Lo strumento principale dell'apostasia contemporanea


"Non che ce ne sia un altro [vangelo]; ma vi sono alcuni che vi turbano, e vogliono pervertire l'evangelo di Cristo!" (Galati 1:7 Diodati); "Ma lo Spirito dice esplicitamente che nei tempi futuri alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine di demòni" (1 Timoteo 4:1); "...affinché non siamo raggirati da Satana; infatti non ignoriamo le sue macchinazioni!" (2 Corinzi 2:11); "il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti" (Efesini 6:12).
La lotta è serrata, la guerra è totale e la dobbiamo combattere su tutti i fronti. Gli inganni e le macchinazioni di Satana per contrastare i propositi di Dio operano a 360 gradi: tanto su quello dell'ateismo come quello della religione (falsificata), incluse versioni corrotte di Cristianesimo. Satana non esita ad avvalersi della Bibbia stessa (che conosce molto bene), o conducendo a negarne la veridicità ed il valore, oppure torcendone e falsificandone il significato. L'obiettivo è sempre lo stesso: condurre in perdizione chi riesce ad ingannare, allontanando da Dio oppure dalla retta dottrina, il che è il significato di base del termine "apostasia", vale a dire stare lontani da, allontanarsi da Dio e dalla verità rivelata.

Il fascino che oggi suscita la scienza (quella "che falsamente si chiama scienza" (1 Timoteo 6:20) è enorme, anche fra i cristiani professanti. Essa è diventata la chiave (così si suppone) per comprendere "la verità" in ogni campo. Guai oggi a contraddire la "scienza" e quelli che si ritengono i suoi indiscutibili dogmi. Oggi ci si aspetta dagli "scienziati" in camice bianco quegli oracoli che un tempo ci si aspettava dai ministri di Dio. Si ritiene così che "l'approccio scientifico" alla Bibbia, documento di base della fede ebraica e cristiana, sia il metodo migliore per "comprenderla veramente". Ecco così che le speculazioni, le teorie e le ipotesi di quello che va sotto il nome di "metodo storico-critico" vengono studiate con grande diligenza nella maggior parte delle istituzioni accademiche cristiane, quelle che preparano i ministri di Dio che dovranno poi erudire e guidare il popolo cristiano. Sono infatti ora i "metodi scientifici" quelli che vengono usati per setacciare "criticamente" fino al dettaglio più minuto il testo biblico e la sua millenaria influenza.

Il "metodo storico-critico" è responsabile così della più grande rivoluzione che sia mai avvenuta nella storia dell'ebraismo e del cristianesimo, rispetto alla quale impallidisce quella che pure era stata considerata, a suo tempo, la rivoluzione della Riforma protestante. E' infatti questo "metodo scientifico" che ha criticato e messo in questione ogni singola persuasione di fede tramandata dai credo e dalle confessioni di fede del cristianesimo. Nessun articolo di fede si è salvato da questa "rivoluzione scientifica" che così è stato negato o riveduto profondamente dando così argomenti o per l'ateismo o per forme di cristianesimo "riveduto e corretto".

Tutte le maggiori chiese cristiane sono state inghiottite da questa "rivoluzione scientifica". Alcune l'hanno abbracciata senza riserve, altre ne sono venute in qualche modo ai patti. Dopo di essa, però, nulla è stato più lo stesso. Analisi critica del testo biblico e la sua trasmissione, analisi critica delle sue fonti, forme letterarie, e teologia e prassi conseguente: tutto è caduto sotto lo scientifico martello demolitore del "metodo storico critico": quello che ne è rimasto è la devastazione più totale o nuove forme di "cristianesimo" con le nuove sue teologie, la sua nuova antropologia, la sua nuova etica, il suo nuovo "Cristo", la sua nuova fede, la sua nuova speranza e il suo nuovo "amore" (sommo idolo della religione "nuova"). Chi a tutto questo non si è adeguato (il "cristianesimo tradizionale") è considerato oggi retrogrado, oscurantista, settario, reazionario, nemico del progresso, nemico del genere umano, da riprovare e da spazzare via in tutti i modi possibili.

Certo, il metodo scientifico ha i suoi meriti quando è con discernimento al servizio della chiesa e della sua fede (essa è servita a confermare o chiarire punti non sufficientemente compresi del messaggio biblico), ma da servo il metodo scientifico oggi è diventato padrone e addirittura idolo, criterio ultimo della verità. La "verità scientifica" di fatto, nella maggior parte delle chiese, è diventata la verità ultima, di gran lunga più importante di qualunque "autorità ecclesiastica" e di quello che un tempo rappresentava la Bibbia. Anzi, è la Bibbia stessa e l'autorità ecclesiastica che ora deve piegare le ginocchia di fronte alla scienza e sottomettersi acriticamente ad ogni suo pronunciamento.

E' per questo che lo "scientifico" metodo storico-critico di interpretazione della Bibbia è di fatto diventato il più grande e maggior nemico della fede cristiana che "ingenuamente" si supponeva "trasmessa ai santi una volta per sempre". Quando così ci si chiede perché siano avvenuti così tanti cambiamenti rivoluzionari nelle chiese durante l'ultimo secolo, la risposta è così evidente. I ministri di Dio sono oggi sempre più insicuri e confusi su quello che devono credere e insegnare ed affannosamente sfogliano libri, riviste e comunicati su quelli che sono "gli ultimi sviluppi" della conoscenza e convengono a "corsi di aggiornamento" spesso imposti dalle autorità ecclesiastiche. Così "aggiornati" fanno poi a gara per distinguersi quali sostenitori e divulgatori delle "nuove idee". Le predicazioni poi, quando non fanno semplicemente eco agli slogan di moda, sono nebulose e piene di giochi intellettuali di decostruzione e ricostruzione, di analisi psicologiche, sociali e politiche che servono per "spiegare" la Bibbia in maniera naturalistica negando il soprannaturale e il miracoloso.

Quanti predicatori, poi, sono evidentemente imbarazzati quando, "devono leggere" certi testi biblici oggi controversi, "perché si è sempre usato farlo" e li ripropongono smontati pezzo per pezzo e contraddetti dalle "scienze bibliche" più attuali (l'interpretazione dettata loro dagli ultimi ritrovati delle facoltà teologiche e dagli intellettuali più accreditati). E' così inevitabile che i testi biblici (quando non sono sostituiti da altra letteratura) siano considerati alla stregua di vecchie favole da cui comunque trarre "una morale".

Tutto risulta oggi così cambiato, riveduto e corretto, smontato e rimontato in modo così differente da un tempo tanto da lasciare sempre più allibiti i membri di chiesa che o si abituano a sorbirsi queste lezioni dal pulpito o abbandonano sconcertati le loro chiese alla ricerca (spesso vana) della fede di un tempo. La risposta è da cercarsi esattamente nell'influenza distruttiva del metodo storico critico di interpretazione della Bibbia che riduce la predicazione e l'insegnamento ai discorsi che già si sentono attraverso i mezzi di comunicazione di massa, altrettanto asserviti.

Gran parte di quelle chiese che scrivevano sul frontone della chiesa "Chiesa cristiana evangelica riformata secondo la Parola di Dio dagli errori e superstizioni umane" potrebbero effettivamente ora scrivervi: "Chiesa umanista riformata dagli errori e superstizioni della Bibbia secondo i moderni ritrovati della scienza".

Questo cambiamento che è avvenuto nella maggiori chiese non è stato operato improvvisamente. Già nel tardo 1700 era sorto in Europa un risveglio di intellettualismo chiamato "Illuminismo". I pensatori illuministi erano ostili al cristianesimo tradizionale. Non avevano abbandonato, però, la religione, ma l'avevano sottoposta a quella che ritenevano essere "la ragione". Non accettavano il sovrannaturale. Cercavano spiegazioni scientifiche che avessero potuto spiegare la vita e la storia nei termini di leggi fisiche e di forze sociali. Le spiegazioni scientifiche cominciavano a rimpiazzare le spiegazioni religiose, e tutto questo all'insegna del progresso, dell'evoluzione del pensiero. L'illuminismo, mettendo in rilievo la scienza e la ragione, poteva considerare la Bibbia solo come un libro umano, non come una rivelazione di Dio. Sogni e rivelazioni venivano semmai interpretati come fenomeni psicologici innescati da forze economiche e sociali. E' da questo movimento che sorge quella disciplina religiosa di interpretazione biblica chiamata "metodo storico-critico". I presupposti filosofici dei primi sostenitori del metodo storico-critico rimangono quelli attuali:

1) I libri della Bibbia non sono stati scritti dalle persone che la tradizione (o il testo biblico stesso) ci ha tramandato. Per esempio, i primi cinque libri della Bibbia (dicono gli studiosi) sono un'agglomerato di scritti religiosi scritti da diverse scuole: jahvista, elohista, deuteronomista e sacerdotale.  Il libro di Isaia sarebbe stato scritto da persone diverse in tempi diversi (il "primo" Isaia non avrebbe potuto conoscere avvenimenti successivi ma gli sarebbero state attribuite "profezie" dopo che quegli avvenimenti erano avvenuti).

2) Certi brani della Bibbia potrebbero essere stati alterati o corrotti (interpolati) da persone diverse dall'autore dichiarato.

3) Alcune affermazioni attribuite a Gesù provengono dalle idee del redattore che gli mette in bocca quello che lui ritiene che Egli avesse detto. Oppure: la figura di Gesù che traspare dai vangeli e dalle epistole è una costruzione artificiosa e mitizzata posteriore che non corrisponde al "vero" Gesù della storia (semmai sia veramente esistito).

4) Un certo numero di affermazioni della Bibbia sono il prodotto di condizionamenti culturali e non parole che provengono da Dio.

5) La Bibbia è il risultato di un processo evolutivo redazionale. I primi cristiani, nel formulare le loro credenze, si sono avvalsi delle loro concezioni ingenue e mitologiche o, comunque, pre-scientifiche che non possono più oggi essere accettate come tali. Da qui la necessità della "demitologizzazione".

Coerentemente con questi ed altri presupposti naturalistici ed anti-soprannaturalisti, il metodo storico-critico viene spesso usato per fare dire alla Bibbia qualcosa di diverso da ciò che ogni serio studioso della Bibbia aveva fino ad allora inteso che essa dicesse. I critici non hanno così messo in questione l'autore e la data dei libri della Bibbia (o di loro parti  o frammenti), ma hanno pure frequentemente respinto il significato ovvio delle grandi verità dottrinali e principi etici delle Scritture. Quei principi che la mente umana irrigenerata non gradisce o respinge sono considerati condizionati dalla cultura di quei tempi e luoghi, e quindi non più applicabili.

Naturalmente non c'è nulla di male nel cercare di capire chi fossero gli scrittori della Bibbia e di comprendere gli scopi per i quali sono stati scritti, il loro stile letterario e forme di espressione antiche, ma dobbiamo rammentarci che Gesù (l'unico Gesù che possiamo avere: quello presentato negli scritti del Nuovo Testamento), accoglieva l'Antico Testamento come l'abbiamo oggi e lo considerava inequivocabilmente autorevole Parola di Dio. Per quanto riguarda, poi, il Nuovo Testamento, Gesù aveva promesso che lo Spirito Santo avrebbe richiamato alla memoria degli apostoli i dati relativi al Suo ministero ed insegnamento. La Bibbia, così, non è il prodotto della mente di brillanti autori umani male informati o dalle concezioni primitive, ma è rivelazione della volontà di Dio.

E' soprattutto in campo etico e morale che oggi vediamo il maggiore esempio contemporaneo di revisionismo storico-critico per il quale, pur di avvalorare le persuasioni moderne, ad esempio, sull'omosessualità, si manipola abilmente il testo biblico discreditandone l'insegnamento o giustificandolo in modo spurio come se certe regole morali fossero state condizionate da contesti o esigenze che oggi non sarebbero più validi. La concezione del mondo e della vita oggi prevalente, basata su presupposti ben identificabili e diversi da quelli insegnati dalla Parola di Dio, vengono così ritenuti "superiori" sulla base dell'ideologia evoluzionista. Essa, infatti, immagina uno sviluppo del pensiero che però, di fatto non è tale, perché soltanto si ripropongono come "evoluti" principi che già erano ben conosciuti e diffusi nelle società pagane dell'antichità. Si contrapponeva loro già allora la concezione del mondo biblica, quella stessa che dev'essere loro contrapposta oggi da una chiesa fedele che non assorba semplicemente i valori della cultura secolare in cui vive, ma li valuti criticamente secondo i propri criteri.

La realtà non è quella che la ragione umana irrigenerata immagina essere (con indubbia sua apparente convenienza), ma è Dio stesso che nella Sua Parola descrive la realtà e la regola secondo le Sue leggi creazionali. Nell'esempio indicato a proposito dell'omosessualità, alcuni interpreti oggi della Bibbia, condizionati dall'ideologia corrente, vorrebbero persuaderci che essa godrebbe della sanzione e della benedizione di Dio stesso, e lo fanno facendo uso proprio dell'approccio storico-critico all'interpretazione della Bibbia che afferma, sulla base di presupposti alieni, che non tutte le Scritture siano Parola di Dio, ma solo alcuni "principi" come un malinteso "amore" e un'altrettanto malintesa "giustizia" ed equità.

I presupposti del metodo storico-critico conducono così a devastanti risultati. Invece che oggettività vi è soggettività praticamente senza limiti. Essi "umanizzano" la Bibbia e degradano la sua autorevolezza.

L'assolutizzazione del metodo storico-critico diventa così uno dei principali strumenti per realizzare l'apostasia finale di molte chiese e della quale la Bibbia profetizzava per gli ultimi tempi. Grazie a Dio, però, l'apostasia non sarà completa. Nell'ambito del generalizzato degrado di una società destinata all'auto-distruzione (in questo si manifesterà il giudizio di Dio), Dio non rimane né rimarrà privo di un popolo che Gli sia fedele, quel "resto fedele" che oggi rifiuta di piegare le sue ginocchia ai moderni "Baal" dello scientismo e che si attiene alla fede "una volta per sempre trasmessa ai santi". La Bibbia può e deve essere interpretata secondo criteri suoi propri e sulla base dei suoi presupposti, validi per sempre.

Il Signore Gesù disse: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno" (Luca 21:33).

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