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venerdì 24 maggio 2013

Il Decalogo e la sua interpretazione (Studi sul Decalogo, 1)

Dopo aver precisato quale sia il ruolo della Legge morale che Dio ha stabilito per regolare la vita umana, il Catechismo Maggiore di Westminster alle D/R 98 e 99 passa allo studio dettagliato del Decalogo ed alle norme per la sua corretta interpretazione. Vale la pena di prenderci tempo per esaminare in dettaglio quale siano queste regole di interpretazione, ed è quello che faremo in questa e nelle successive riflessioni di questo Blog. Seguendo i collegamenti indicati troverete come sempre i testi biblici di sostegno ed ulteriori approfondimenti.
D. 98. Dov’è riassunta la legge morale? 
R. La legge morale è riassunta nei dieci comandamenti del Decalogo trasmessi dalla voce di Dio sul Monte Sinai, e scritti da Lui su due tavole di pietra. Sono riportati nel ventunesimo capitolo del libro dell’Esodo. I primi quattro comandamenti contengono i nostri doveri verso Dio, e gli altri sei i nostri doveri verso gli uomini.
I dieci comandamenti non esauriscono di per sé stessi tutta la legge morale stabilita da Dio per le creature umane, ma sono da considerarsi un riassunto, un compendio, della legge morale. Giustamente interpretati, essi includono ogni dovere morale che noi siamo tenuti ad assolvere. Per la giusta interpretazione ed applicazione dei Dieci Comandamenti, però, l'intera Bibbia contiene affermazioni più dettagliate che ugualmente dobbiamo ricevere come espressione della Parola di Dio. Ciascun comandamento afferma il principio applicato da altre leggi bibliche. Ad esempio, l'ottavo comandamento, "Non rubare" non colpisce solo il furto, ma stabilisce il principio della legittimità e protezione della proprietà privata specificato da altri comandamenti presenti nella Bibbia.

La suddivisione dei dieci comandamenti in due tavole: doveri verso Dio (in primi quattro) e doveri verso il nostro prossimo (gli altri sei) è chiaramente espressa dal Signore Gesù Cristo. In un altro senso, tutti e dieci i comandamenti esprimono ciò che siamo tenuti ad assolvere per dare a Dio l'onore che Gli è dovuto, i primi quattro ciò che dobbiamo direttamente a Dio, gli altri sei ciò che indirettamente dobbiamo a Dio in questioni che riguardano noi stessi ed i nostri simili. Dio è sempre il nostro punto di riferimento anche per quanto riguarda i sei ultimi comandamenti. Se ci chiediamo perché non dobbiamo rubare o assassinare la risposta è perché, se lo facessimo, questo sarebbe un peccato contro Dio, perché siamo responsabili verso Dio per la nostra condotta nella sfera sociale.

La Domanda 99 chiede: Quali regole devono essere osservate per la retta comprensione del Decalogo? La risposta a questa domanda è articolara in otto punti che commenteremo separatamente. Essa espone quali sono i criteri interpretativi dei Dieci Comandamenti. Esaminiamo oggi il primo:
1. Che la legge è perfetta ed obbliga ognuno alla piena conformità dell’intero uomo alla sua giustizia, ed all’intera e perpetua ubbidienza, tanto da esigere la più grande perfezione in ogni suo dovere ed a proibire il peccato [anche] al minimo grado.
I Dieci Comandamenti non solo un'applicazione completa o un'affermazione dettagliata della legge morale, ma un sommario dei suoi principi fondamentali. Queste otto regole interpretative dei Dieci Comandamenti derivano dal modo in cui la Bibbia stessa applica la legge morale a particolari problemi e situazioni.

Dire che si tratti di una legge perfetta vuol dire che essa è una rivelazione perfetta (compiuta e priva di errori) della volontà di Dio per la creatura umana e che noi siamo tenuti a conformarci ad essa in modo perfetto, completo, senza riserve, senza discussione. Alla legge di Dio dobbiamo piena conformità. Conformarci ad essa solo parzialmente, fino solo al punto che riteniamo utile o conveniente, agli occhi di Dio è privo di valore.

La legge morale vincola "l'intero uomo", vale a dire la nostra intera natura, corpo ed anima, inclusa la condizione del nostro cuore, il nostro interiore, pensieri e sentimenti. Non basta neanche l'assenso mentale alla legge mentre poi, in pratica, diciamo che questo o quello non si applichi alla nostra condizione o circostanze o peggio, come talvolta si sente dire, che essa sia solo "una bella teoria", ma "poco pratica". Le leggi umane, incluse quelle di varie religioni, si accontentano di un'ubbidienza parziale, approssimata ed imperfetta, mentre la legge morale di Dio esige assoluta perfezione morale e non può tollerare nemmeno la più pallida ombra di non conformità..

Ci si può chiedere se sia di fatto impossibile che noi ci si conformi ad essa in modo perfetto. La risposta a questa domanda è sì, nessuno al mondo potrebbe conformarsi perfettamente all'assoluta perfezione richiesta dalla legge. Questo, però, non è irragionevole. Così com'era stata creata, la creatura umana avrebbe potuto conseguire la perfezione morale. Essa è caduta nel peccato per colpa propria ed è per questo che la perfezione morale è diventata impossibile. Dio non avrebbe potuto abbassare il livello di quanto la Sua legge esige per adattarsi alla condizione di peccato di un'umanità decaduta. La legge di Dio, essendo espressione del Suo stesso carattere, è immutabile.

Dato che l'incapacità a conformarci a questo criterio è solo colpa nostra, non ci si può aspettare che Dio lo abbassi. Non c'è nulla di irragionevole nel suo chiedere quanto a noi è impossibile rendergli. Se, ad esempio, noi chiediamo un prestito ad una banca e poi non riusciamo a restituirglielo, non per questo la banca rinuncia a richiedercelo o si accontenta che noi gli restituiamo "quanto possiamo" e tutto il resto ce lo abbuona... La legge morale continua ad essere vincolante oggi come pure nel futuro: è immutabile, non può essere cambiata e non cambierà. I suoi principi saranno validi anche nell'aldilà e nella nuova creazione.

Esamineremo la volta prossima il secondo criterio interpretativo del Decalogo.

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