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mercoledì 1 maggio 2013

La Legge: un fardello insopportabile?


L'osservanza della Legge: un fardello insopportabile? Può diventarlo. Quando però si parla delle leggi che Dio ha stabilito per il comportamento delle creature umane, quando sono rettamente intese, esse sono un prezioso dono che Dio ci ha fatto. Il Catechismo maggiore di Westminster le espone dalla D/R 91 alla 154. Ne proseguiamo qui il commento graduale.
D. 91. Quale dovere Dio richiede dall'uomo? 
R. Il dovere che Dio richiede dall'uomo è l'ubbidienza alla Sua volontà rivelata.[Vedi qui i riferimenti biblici e ulteriori questioni connesse].
Dio ha sottoposto l'intero creato a precise leggi che ne regolano il funzionamento armonioso. Non ne sono esenti le creature umane, alle quali Dio ha rivelato la Sua volontà per i diversi ambiti della loro vita. A differenza delle altre creature che non possono fare altro che ubbidirvi, a noi è stata data la capacità di comprendere la necessità e la bontà della Legge di Dio e di sottometterci ad essa di buon grado, con gioia e impegno, rapportandoci consapevolmente a Lui per investigare i vari aspetti di questa Legge.
Come creature umane, è nostro preciso dovere morale valorizzare e rispettare quanto Dio ha prescritto e renderci conto non solo come esso sia per la Sua gloria (questo solo sarebbe motivo sufficiente per ubbidirvi) ma che farlo vuol dire perseguire il nostro bene ultimo. Noi, infatti, possiamo realizzare pienamente la nostra vita e trovare soddisfazione e felicità autentica e duratura solo quando siamo le creature che Dio si aspetta che noi siamo, né più né meno, e Lo serviamo. Si potrebbe dire che la legge di Dio sia il confine (lo steccato) entro il quale si muove la nostra esistenza temporale. Per le creature umane il rispetto della Legge di Dio, quindi, garantisce vita e benessere, così come la sua trasgressione (superare i limiti che ci sono stati posti, "scavalcare questo steccato") comporti sempre inevitabilmente conseguenze negative. Queste conseguenze negative sono stabilite legalmente e prendono l'aspetto di giudizio, condanna e sanzione penale).

L'ubbidienza alla volontà rivelata di Dio, per la creatura umana in comunione con Dio, è un valore prezioso da promuovere, non solo per la preservazione della sua vita, ma per onorare, tramite essa, la magnificenza della Persona di Dio, dal quale dipende tutto ciò che siamo: «Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza: perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono» (Apocalisse 4:11); "...in Lui viviamo, ci muoviamo, e siamo" (Atti 17:28). Come cristiani, inoltre, l'ubbidienza alla volontà rivelata di Dio è espressione di apprezzamento e di riconoscenza per essere stati redenti in Cristo Gesù dal peccato e dalle sue fatali conseguenze.
Il culto che Dio gradisce e che Gli è dovuto è fondamentalmente la volenterosa e gioiosa ubbidienza alla Sua legge. L'ubbidienza alla Sua volontà è la massima espressione del nostro amore per Lui: "«Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?» Gesù gli disse: «"Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti»" (Matteo 22:36-40). Di fatto questo è il comandamento più grande.
Di fatto, l'ubbidienza alla Legge di Dio garantisce la nostra libertà. La nostra libertà, infatti, non consiste nel "fare quel che vogliamo", ma nel muoverci nell'ambito esclusivo di quanto Dio ci ha prescritto. Un esempio potrebbe essere l'osservanza del codice stradale quando ci muoviamo con l'automobile. L'osservanza del codice stradale garantisce la libertà per tutti di movimento e la sicurezza di tutti. Il codice stradale, infatti, non è "un'intollerabile imposizione". Non conformarci ad esso vuol dire cadere nel caos, bloccare il traffico e causare danni a noi stessi ed agli altri.

D. 92. Che cosa Dio rivelò all'uomo come prima regola di ubbidienza? 
R. La regola d’ubbidienza rivelata ad Adamo in stato di innocenza, ed a tutta l’umanità in lui, oltre allo speciale comando di non mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male, era la Legge morale. [Vedi qui i riferimenti biblici e ulteriori questioni connesse]. 


Ci si riferisce qui ai primordi della creazione dell'essere umano, alla condizione in cui esso era stato creato, vale a dire prima che la sua condizione fosse mutata a causa della sua caduta nel peccato. Chiamiamo quella condizione primordiale "lo stato di innocenza".
Tutto ciò che riguarda Adamo (i comandi che egli riceve e le conseguenze dei suoi atti) riguarda ogni creatura umana perché, in quanto nostro capostipite, noi tutti siamo da considerarci "in lui" non solo perché da lui discendiamo fisicamente, ma anche perché egli è stato designato nostro "rappresentante legale", la controparte del patto che Dio ha stabilito con l'umanità. L'essere tutti noi "in Adamo" è da considerarsi una categoria giuridica fondamentale dell'antropologia biblica. Possiamo così dire che tutte le creature umane susseguenti (noi tutti) eravamo presenti in lui e siamo da considerarci legalmente corresponsabili.
Nello stato di innocenza la creatura umana riceve uno speciale comando preliminare: la proibizione di "nutrirsi del frutto dell'albero del bene e del male". Il comando di non mangiare dall'albero della conoscenza del bene e del male rappresenta l'indisponibilità da parte della creatura umana di stabilire autonomamente ciò che è bene e ciò che è male, facoltà riservata solo a Dio, della quale solo Dio ha titolo. È questo il motivo per il quale l'accesso a questo "albero" ci era stato e ci rimane precluso. La tentazione alla quale Adamo ed Eva (e noi in loro) erano caduti, è proprio quella di pretendere di essere noi stessi a stabilire ciò che è morale, vale a dire di essere noi "come Dio", anzi, dio a noi stessi, cosa che, ovviamente, è sommamente presuntuosa e del tutto rovinosa (Vedi Genesi 3). Come, infatti, possiamo pretendere di poter sindacare, decidere e padroneggiare l'ordinamento cosmico? "Chi ne fissò le dimensioni, se lo sai, o chi tirò sopra di essa la corda da misurare? Su che furono poggiate le sue fondamenta, o chi ne pose la pietra angolare" (Giobbe 38:5-6; vedi tutto il capitolo). Questo speciale comando è stato dato all'umanità non per natura, ma attraverso una speciale rivelazione o messaggio da parte di Dio, che Adamo ed Eva riconoscono inequivocabilmente come dichiarazione della volontà di Dio. ["..del frutto dell'albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: 'Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete'" (Genesi 3:3)].
Dopo questo comando preliminare Dio dispone che la regola di ubbidienza a cui l'umanità è sottoposta sia la legge morale. Essa è chiamata "legge morale" perché riguarda e regola il comportamento che ci si aspetta da noi verso Dio, noi stessi, i nostri simili e l'ambiente in cui siamo stati posti. La legge morale è stata data all'umanità nel suo stato di innocenza in quanto "rivelazione naturale", cioè, essa è stata impressa indelebilmente nel "cuore" umano, impressa nella sua stessa natura. La nostra coscienza, benché corrotta dal peccato, ne rende testimonianza. Per questo motivo non era necessario, prima della caduta nel peccato, che essa fosse esplicitamente proclamata come rivelazione speciale. A tutt'oggi ogni essere umano continua ad avere impressa in sé questa legge morale benché la consapevolezza che ha di essa sia distorta e soppressa dal peccato. È per questo motivo che la legge morale impressa nel cuore non è più adeguata come regola del comportamento umano. Dalla Caduta in poi la rivelazione speciale della legge di Dio è necessaria ed indispensabile. Senza la luce fornita dalle Sacre Scritture l'essere umano, infatti, inevitabilmente distorce e falsifica la legge di Dio ["...essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno" (Romani 1:25)].


1 commento:

  1. «Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l’uomo».

    (Ecclesiaste 12:15)

    Amen.

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