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venerdì 13 giugno 2014

L'estensione del Grande Mandato

“(16) Quanto agli undici discepoli, essi andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro designato. (17) E, vedutolo, l'adorarono; alcuni però dubitarono. (18) E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. (19) Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, (20) insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente»" (Matteo 28:16-20).
Il “Grande Mandato” è uno dei testi delle Sacre Scritture maggiormente citati e predicati oggi nelle chiese che considerano l’evangelizzazione, la proclamazione pubblica dell’Evangelo di Gesù Cristo, loro indiscutibile e costante dovere. Dato che il Grande Mandato contiene l’Ordine di Marcia di Cristo per la Sua Chiesa, indubbiamente deve essere così.

Il problema è che al termine “Evangelo” non solo vengono attribuiti significati diversi e spesso discutibili, ma altrettanto discutibili sono i metodi con i quali si pratica quella che viene intesa come “evangelizzazione”. Nelle chiese evangeliche, inoltre, il mandato di evangelizzare viene spesso inteso in modo così riduttivo da venire ampiamente disattesa l’estensione del Grande Mandato di Cristo. Esso, infatti, non solo è inteso ad accompagnare le persone (individui) alla fede in Cristo, ma si tratta di “renderle discepoli”, vale a dire coinvolgerli con gli altri cristiani, in un progetto di vita che non riguarda solo la sfera personale, ma anche familiare e sociale, fino ad estendersi allo sviluppo militante di una cultura ed una civiltà cristiana a livello mondiale. Questo diventa chiaro quando si studia con attenzione il significato del “fare discepoli” contenuto nel Grande Mandato di Matteo 28:16-20, testo che ci prefiggiamo di esaminare quest’oggi nella sua permanente rilevanza per la chiesa cristiana ed il mondo.

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