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giovedì 18 dicembre 2014

Tutti hanno un proprio Principio Regolatore del culto

In che modo impostare il culto della comunità cristiana? Quali elementi dovrebbe includere?

Tutti hanno un proprio Principio Regolatore del culto

Ogni cristiano crede che vi sia un modo accettabile ed un modo inaccettabile di rendere culto a Dio. Ogni cristiano ha un suo principio regolatore, una sua regola (o regole) che determina il contenuto e la conduzione del culto. Anche il conduttore di culto più "creativo" si attiene a dei criteri, si pone un limite a ciò che considera accettabile nel culto di Dio. Alcuni fra i principi regolatori in uso oggi sono i seguenti:

Il passato: Questo è il modo in cui l'abbiamo sempre fatto.
Preferenza: Questo è ciò che a me piace e maggiormente mi soddisfa.
Pragmatismo: Questo "funziona", è gradito ai più e attira la gente.
Proibizione: Va bene qualsiasi cosa ci sembri opportuna, basta che non sia specificatamente proibita.
Prescrizione: Il vero culto è ciò che Dio comanda. Possiamo includervi solo ciò che Dio comanda.

Quest'ultimo principio, la prescrizione, è stato riscoperto da Giovanni Calvino al tempo della Riforma ed era collegato alla riscoperta dell'Evangelo. I Riformatori avevano osservato come la salvezza che avevano riscoperto, quella che ha Dio al centro e che dà gloria solo a Dio, pure esigeva un culto incentrato su Dio e che glorificasse solo Dio, e che questo potesse essere assicurato includendo nel culto solo ciò che Dio ha comandato. Questo principio era basato sull'insegnamento delle Sacre Scritture (ad es. Levitico 10:1; Deuteronomio 12:32; 1 Cronache 15:13-15; Giovanni 4:23-24; Matteo 15:9; Colossesi 2:23). La Confessione di Fede di Westminster lo riassume in questo modo:
"La luce della natura rende evidente come vi sia un Dio, che ha signoria e dominio assoluto su ogni cosa; che è buono e fa del bene a tutti; e che quindi deve essere temuto, amato, lodato, invocato, creduto e servito con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la forza. Il modo accettabile di rendere Culto al vero Dio, però, è stato istituito da Lui stesso e tanto definito dalla Sua volontà rivelata, che non Gli si può rendere Culto secondo le immaginazioni e le invenzioni umane, o i suggerimenti di Satana, sotto una qualsiasi rappresentazione visibile o in qualsiasi altro modo che non sia prescritto nelle Sacre Scritture" (CFW 21.1)
In altre parole, quando consideriamo il contenuto e la la conduzione del nostro culto, la domanda che dobbiamo farci non è: "La Bibbia lo proibisce?", ma "La Bibbia lo comanda?". Questo rende le cose moilto più semplici perché un qualsiasi elenco di ciò che Dio proibisce nel culto pubblico richiederebbe un'enciclopedia per coprire tutto ciò che la mente umana ha escogitato e considerato "culto". In qualcosa di così santo e serio come il culto che a Dio è dovuto, non possiamo affidarci ai sentimenti ed idee della nostra natura umana decaduta e corrotta per indovinare ciò che a Dio piace nel culto pubblico. Nella Sua misericordia, quindi, Dio ha prescritto per noi il modo in cui possiamo rendergli culto in maniera accettabile. Nell'area del culto pubblico, ciò che la Scrittura non autorizza proibisce - non importa quanto a noi possa sembrare pià conveniente, utile o piacevole.

Le chiese riformate non sono state sempre unanimi sul modo in cui applicare questo principio, ma questa idea di base deve determinare ogni nostra decisione su cosa includere ed escludere nel culto pubblico.

Come disse il Riformatore John Knox: "Ogni espressione di culto o servizio inventato dalla mente umana nell'ambito della religione di Dio, senza un Suo comandamento esplicito, è idolatria".

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