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domenica 28 gennaio 2018

La predicazione dovrebbe essere “uno schiaffo” in faccia?

Con linguaggio tipicamente sensazionalista e teologicamente approssimativo Papa Bergoglio definisce la predicazione ideale come “uno schiaffo”. Lo ha detto commentando un testo paolino e lamentandosi di come troppe predicazioni siano mediocri.
“La predicazione «non può essere tiepida. La predicazione sempre - permettetemi la parola – “schiaffa”, è uno schiaffo, uno schiaffo che ti commuove e ti porta avanti». E Paolo «stesso dice: “La pazzia della predicazione´. È una pazzia, perché dire che Dio si è fatto uomo e poi è stato crocifisso e poi è risorto... Sempre nella predicazione della fede c’è un “briciolo di follia”. E la tentazione è il falso buon senso, quella mediocrità: “Ma, no, non scherziamo, non è per tanto...”, la fede tiepida»”
https://goo.gl/URcVbe
A parte il fatto che non si capisce bene come uno schiaffo possa “commuovere”, ma in tutto questo c’è una (mezza) verità. Di predicazioni decisamente mediocri, banali, noiose ed irrilevanti ne continuo a sentire anch’io anche in chiese evangeliche. Come vorrei sentirne una incisiva e potente, ma non sono riuscito ancora a trovarne, salvo quelle su Internet, dal continente americano, da parte di valenti e ben conosciuti predicatori. La predicazione, oltre che ad esporre fedelmente la Parola di Dio, deve sfidare l’uditorio. Certo può anche consolare, quando è necessario, ed edificare la vita cristiana, personale e comunitaria. Essa può e deve, però, essere “schiaffo” quando denuncia il peccato personale e sociale per quello che è e chiama al ravvedimento ed alla redenzione in Cristo. Come si diceva un tempo, una tale predicazione deve poter “mettere in ginocchio” l’uditorio che implora così il perdono di Dio in Cristo e la salvezza dalle conseguenze del peccato. Questo, sinceramente, non l’ho ancora visto in tempi moderni, dove la gente, se ancora sta a sentire prediche, preferisce quelle che accarezzano, intrattengono e compiacciono la carne. Non mi sembra, però, che prediche profetiche che diano “schiaffi” siano quelle del Bergoglio, dove prevalgono luoghi comuni umanistici e per fare sensazione, in cui tenta di essere “simpatico” ed “alla mano”, e, perché no, attirare l’attenzione dei media con frasi ad effetto. Lasciando da parte la sua teologia approssimativa e superficiale, ben al di sotto di quella del Ratzinger, il Bergoglio sovente parla in un cattivo italiano, traducendo letteralmente dallo spagnolo, e non rendendosi conto che spesso il significato delle parole in italiano, nonostante l’identità formale con le parole spagnole, può essere diverso, e quindi causare equivoci fra l’uditorio. Ad esempio, il termine spagnolo “compromiso” vuol dire “impegno” e non “compromesso”, come spesso viene tradotto. Non comprendendo la diversità nel significato, si può fare appello alla gente che faccia “compromessi”, ma non è quello che intendeva, perché, di fatto faceva appello all’impegno!

La predicazione biblica, poi, certo al mondo appare follia quando predica un Messia crocifisso, cosa che continua oggi ad essere reputata “scandalosa” e “di cattivo gusto”. Bergoglio dice che “deve contenere un briciolo di follia”. “Un briciolo”? La “follia” è quella dell’annuncio del Cristo crocifisso, di Dio che “si nasconde” in Cristo. Certo non è “follia” quella del predicatore “che fa lo stupido”, che “racconta barzellette” per compiacere l’uditorio, o peggio (capita anche questo) che si traveste da pagliaccio.

Insomma, come il proverbiale Diogene che col lumicino andava alla ricerca di un “uomo”, spesso anche noi andiamo alla vana ricerca di un predicatore biblico, profetico, incisivo e rilevante. Siamo destinati solo a sentire banalità noiose nella nostra generazione?

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