Pagine

lunedì 9 settembre 2019

L'inganno della religione dei meriti (24. Galati 5:1-15).



Un'ottima regola è farsi guidare (sia a livello personale che politico) da persone competenti e meritevoli. Per questo scegliamo, se possibile, il medico migliore, ci facciamo consigliare da persone di comprovata esperienza, eleggiamo il politico più meritevole e capace (almeno così dovrebbe essere). Dev'essere pure nostra ambizione diventare noi stessi persone competenti e meritevoli e "guadagnarci dei punti". Non sono pochi, d'altro canto, quelli che ritengono di potersi meritare l'approvazione di Dio con opere religiose di vario tipo, e persino andare oltre la norma e "diventare santi". Si tratta, però, di un tragico inganno, perché l'approvazione di Dio nessuno la potrebbe mai meritare, tanto il peccato ci corrompe. Chi ci ha provato (e non è ipocrita) riconosce sempre il proprio fallimento ed indegnità, anche la persona che ai nostri occhi potremmo considerare migliore. Il Salvatore Gesù Cristo, e solo lui, è venuto proprio per sovvenire al nostro fallimento morale e spirituale e donare per grazia, a chi, del tutto immeritevole, si affida a Lui, il risultato della Sua perfetta opera, riconciliarci con Dio e ripulire la nostra vita. Chi propone una via diversa è severamente condannato dalla Parola di Dio come un bugiardo che svia menti e cuori. Ecco la severità con la quale venivano trattati da Paolo alcuni pseudo-maestri che, nella comunità cristiana della Galazia, avrebbero voluto far "scendere dal carro della grazia" quelle persone per farle "conquistare il paradiso" con i propri sforzi ed opere religiose. Vediamo che dice.
"Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Ecco, io, Paolo, vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla. E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la Legge. Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella Legge; siete decaduti dalla grazia. Quanto a noi, per lo Spirito, in forza della fede, attendiamo fermamente la giustizia sperata. Perché in Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità. Correvate così bene! Chi vi ha tagliato la strada, voi che non obbedite più alla verità? Questa persuasione non viene sicuramente da colui che vi chiama! Un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta. Io sono fiducioso per voi, nel Signore, che non penserete diversamente; ma chi vi turba subirà la condanna, chiunque egli sia. Quanto a me, fratelli, se predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora perseguitato? Infatti, sarebbe annullato lo scandalo della croce. Farebbero meglio a farsi mutilare quelli che vi gettano nello scompiglio! Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l'amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!" (Galati 5:1-15).
La predicazione dell'Evangelo - al cui centro sta l'annunzio sulla Persona ed opera di Gesù Cristo, la Sua morte in croce e risurrezione - era e rimane (quando è fedele) qualcosa di molto diverso dai discorsi che si odono presso le religioni di questo mondo. Essa è qualcosa di così anticonformista da risultare intollerabile, anzi, scandalosa: è "lo scandalo della croce". Diventa allora qualcosa da ridurre al silenzio (magari perseguitando chi la porta avanti), oppure da ricondurre docilmente sui sentieri battuti di ciò che all'uomo sembra più ragionevole, così come chi turbava i cristiani della Galazia avrebbe voluto fare.

La predicazione dell'Evangelo, infatti, non parla di ciò che l'uomo dovrebbe fare per conquistarsi "la patente di uomo giusto" e la salvezza, ma ciò che Cristo per lui ha compiuto, essendo l'essere umano, a motivo del peccato, del tutto incapace, disabile, a fare alcunché per sé stesso, men che meno tramite "opere religiose". Cristo, così, ci libera da ciò che normalmente sono considerati i "doveri religiosi finalizzati a guadagnarsi "meriti". Possiamo allora dire che l'Evangelo ci dona la libertà dalle pratiche religiose meritorie, così come sono spesso intese. L'Evangelo, infatti, considera questo tipo di religione come "una palla al piede", una schiavitù di cui effettivamente è bene liberarsi.

Sono pochi oggi a comprendere il carattere dirompente dell'Evangelo rettamente inteso. E' per questo motivo che i cristiani della Galazia sono chiamati dall'Apostolo ad opporre strenua resistenza contro coloro che vorrebbero riportarli alla schiavitù della meritoria religione tradizionale. Ritornare, infatti, al ritualismo della religione ed alla salvezza attraverso pretese opere meritorie, significherebbe "decadere" dalla grazia di Dio in Gesù Cristo, vanificarla del tutto, separarsi da Cristo per legarsi ad obblighi religiosi che, oltre ad essere oppressivi, sarebbero anche molto frustranti (e generatori di ipocrisie). "Decadere dalla grazia" significa, infatti, "scendere dal treno" della grazia di Dio in Gesù Cristo che vi porta a Dio pretendendo di arrivarci da soli a piedi o con chissà quale altro metodo!

L'insistenza con la quale chi sta frastornando i cristiani della Galazia sulla questione del "dovere" che avrebbero di farsi circoncidere, è tale che Paolo, esasperato, sbotta esclamando sarcasticamente: "Perché allora, invece di tagliarsi solo il prepuzio non si tagliano via tutto, non si fanno castrare! Chissà quanti 'punti in più' guadagnerebbero!".

Detto questo, però, è pure necessario fare molta attenzione al fatto che la "libertà dalla religione" che Cristo rende possibile, non si trasformi in una vita vissuta senza scrupoli morali, in una "occasione di vivere secondo la carne", in modo sregolato. Se è vero com'è vero che le nostre opere non ci potrebbero mai far meritare la salvezza, è anche vero che un'autentica fede in Cristo è necessariamente una fede che opera per mezzo dell'amore. La persona che Iddio ha spiritualmente rigenerato donandole la fede in Cristo, è una persona rinnovata che inevitabilmente produce opere impostate all'amore di Cristo. Se queste sono assenti, si può ragionevolmente mettere in dubbio che una persona, nonostante tutto ciò che può affermare d'essere, sia realmente credente, almeno nel senso indicato dalla Parola di Dio. Il cristiano onora la legge morale di Dio perché ama Dio e gli è riconoscente, apprezza le Sue opere e l'ordine che le caratterizza. Il cristiano segue la legge morale di Dio, interiormente persuaso che i criteri di giustizia di Dio sono ottima regola per fare ciò che è giusto ai Suoi occhi. Non pretende, però, di seguirli per "conquistarsi il paradiso" da sé stesso: non ce la farebbe mai!

Il cristiano autentico, così, è una persona che si pone gioiosamente al servizio di Dio e degli altri, non perché così facendo, voglia conquistarsi la salvezza, ma perché vuole dimostrare amore e riconoscenza verso Colui che l'ha salvato. Colui o colei che si trova in questa posizione opera amore e misericordia, e senza pretendere nulla in contraccambio e senza aspirare a "meriti", perché è nella sua natura farlo, perché, così facendo, imita il suo Signore e Salvatore. Allora anche i litigi che spesso esplodono nella società umana saranno trascesi ed alla fine risolti dall'amore di Cristo nel nostro cuore. Sicuramente dobbiamo diventare persone meritevoli, degne e competenti rispetto ai criteri umani (quando sono conformi con la volontà rivelata di Dio, ma la pretesa di "conquistarsi ilò paradiso" con i propri presunti meriti inganna noi stessi e gli altri. Non è questa la via dell'Evangelo.

Preghiera. Signore Iddio, fa che io non cada nella trappola che ancora oggi vorrebbero che io cadessi, la pratica della religione come esercizio meritorio. Che io trovi sempre in Cristo il mio tutto: Egli è completamente sufficiente a fare di noi persone nuove. Amen.

Domenica 15 settembre 2019 - 14ma domenica dopo Pentecoste

Letture bibliche: Geremia 4:11-28; Salmo 14; 1 Timoteo 1:12-17; Luca 15:1-10

Preghiera: Oh Dio, in quanto senza di te non siamo in grado di compiacerti, concedici nella tua misericordia che il tuo Spirito Santo diriga e governi il nostro cuore; per Gesù Cristo, nostro Signore, che vive e regna con te e con lo Spirito Santo, un solo Dio, ora e per sempre. Amen.

Nessun commento:

Posta un commento