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mercoledì 19 agosto 2009

L'uomo e la donna al culto

Giovedì 20 agosto 2009

L'uomo e la donna al culto

2 “Ora vi lodo perché vi ricordate di me in ogni cosa, e conservate le mie istruzioni come ve le ho trasmesse. 3 Ma voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l'uomo, e che il capo di Cristo è Dio. 4 Ogni uomo che prega o profetizza a capo coperto fa disonore al suo capo; 5 ma ogni donna che prega o profetizza senza avere il capo coperto fa disonore al suo capo, perché è come se fosse rasa. 6 Perché se la donna non ha il capo coperto, si faccia anche tagliare i capelli! Ma se per una donna è cosa vergognosa farsi tagliare i capelli o radere il capo, si metta un velo. 7 Poiché, quanto all'uomo, egli non deve coprirsi il capo, essendo immagine e gloria di Dio; ma la donna è la gloria dell'uomo; 8 perché l'uomo non viene dalla donna, ma la donna dall'uomo; 9 e l'uomo non fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo. 10 Perciò la donna deve, a causa degli angeli, avere sul capo un segno di autorità. 11 D'altronde, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo senza la donna. 12 Infatti, come la donna viene dall'uomo, così anche l'uomo esiste per mezzo della donna e ogni cosa è da Dio. 13 Giudicate voi stessi: è decoroso che una donna preghi Dio senza avere il capo coperto? 14 Non vi insegna la stessa natura che se l'uomo porta la chioma, ciò è per lui un disonore? 15 Mentre se una donna porta la chioma, per lei è un onore; perché la chioma le è data come ornamento. 16 Se poi a qualcuno piace essere litigioso, noi non abbiamo tale abitudine; e neppure le chiese di Dio” (1 Corinzi 11:2-16).

Questo è un testo che comporta molte difficoltà testuali ed interpretative. Per commentarlo, onde evitare possibili equivoci, ci prenderemo maggiore spazio. La finalità principale di questo testo è che le donne sono libere di partecipare al culto pubblico, ma con un abbigliamento appropriato che chiaramente segnali la loro identità sessuale e sociale. Questo era particolarmente importante nel contesto dell'antica società pagana, dove nel culto religioso venivano promossi eccessi e trasgressioni di ogni genere alle convenzioni comunemente accettate.

Il capo di ogni uomo è Cristo, dice Paolo, e il capo di una donna è suo marito, proprio come il capo di Cristo è Dio. "Essere capo" in greco denota il concetto sia di "signoria" che di origine. Che qui si faccia riferimento all'origine (e non alla signoria) è chiaro dal versetto 8 e seguenti ("la donna proviene, è stata tratta, dall'uomo"). Paolo non dice che l'uomo sia signore della donna (che signoreggia su di lei), ma che sta all'origine del suo essere. L'uomo, fatto ad immagine di Dio, deve onorare il suo Creatore. Egli lo esprime simbolicamente nel culto con il capo scoperto. La donna, sebbene pure creata ad immagine di Dio (secondo Genesi 1), deriva dall'uomo (vedi Genesi 2) e la sua funzione è quella di rendere onore a suo marito. Se la donna allora appariva al culto con il capo scoperto, la bellezza del suo aspetto certo avrebbe onorato suo marito, mentre, nell'ambito del culto, dovrebbe solo essere interessata a glorificare Dio.

In quel tempo una donna rispettabile (cioè non una prostituta) andava in giro coprendosi il capo con un lungo scialle che le arrivava ben sotto le spalle. Essa così indicava indisponibilità sessuale: "Sono impegnata verso mio marito soltanto". Apparire in pubblico non abbigliata in quel modo non sarebbe stato socialmente appropriato, avrebbe distratto dal culto e oltretutto disonorato, svergognato, suo marito. Solo coprendosi il capo una donna sarebbe stata libera "onorevolmente" di pregare o profetizzare alla gloria di Dio soltanto.

Paolo, così, qui mette in rilievo l'importanza della differenziazione (anche nell'apparenza esteriore) fra maschio/femmina, particolarmente nel culto, perché nella Corinto del primo secolo vi era una crisi dell'identità sessuale. Capovolgere o scambiarsi i ruoli sessuali era una pratica delle religioni di Corinto. Questo prendeva la forma dell'assumere, durante le osservanze religiose, l'apparenza del sesso opposto o altre infrazioni del costume sessuale. Paolo si oppone a tali tentativi di confondere le differenze sessuali. E' bene per l'uomo essere un uomo e per una donna essere una donna. L'identità sessuale e le caratteristiche dei generi vanno preservate, perché derivano dalla stessa creazione, come noi siamo stati creati da Dio. Abbiamo bisogno l'uno dell'altra e ciascun sesso deve abbigliarsi per onorare queste diversità.

Ugualmente significativo era che il velo indicava le proprie responsabilità sociali, in particolare domestiche. Corinto era il maggior centro del culto dionisiaco. Esso incoraggiava le donne a "liberarsi" per i rituali religiosi, delle loro identità e responsabilità. Niente velo, quindi, ma via anche ogni altra restrizione ed autocontrollo: via libera alla promiscuità sessuale e all'ubriachezza. Il culto era il tempo in cui ogni follia e trasgressione alle norme stabilite era ammessa! Al contrario il culto cristiano doveva essere ordinato e dignitoso. L'abbigliamento doveva essere (sia per l'uomo che per la donna) sobrio. I capelli ben pettinati, il velo delle pratiche sociali della rispettabilità corrente. Il culto cristiano doveva esprimere il dovuto rispetto dei ruoli sessuali e sociali, quelli stabiliti alla creazione e regolati dalla legge di Dio. A differenza dal culto pagano, quindi, il culto cristiano non era occasione di trasgressioni, non offriva alcuna licenza a liberarsi, anche solo temporaneamente, dai legami familiari e dalle proprie responsabilità. Al contrario, è nel culto che il cristiano celebra la propria identità e le proprie responsabilità. Era così importante per Paolo fare in modo che i pagani, convertiti di recente alla fede cristiana comprendessero la differenza del culto cristiano dalle pratiche alle quali erano abituati. L'uomo e la donna possono, anzi, devono, celebrare il culto insieme, ma onorando in modo appropriato (anche con un abbigliamento adatto) le loro distinzioni sessuali e responsabilità familiari e sociali.

Questo brano non suggerisce alcuna subordinazione della donna all'uomo. Certo, Paolo evidenzia la legittimità della differenza fra i sessi, ma nulla deve poter pregiudicare il fatto che "nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo senza la donna" (11). La donna è libera quanto l'uomo di partecipare al culto, pregare o profetizzare, basta che la distinzione fra uomo e donna non sia cancellata. Allora questo era segnalato per la donna dal portare un velo. Oggi può essere qualcos'altro. L'anello al dito delle persone sposate?

L'uomo e la donna, in dipendenza reciproca, si pongono come uguali ma distinti di fronte a Dio, allo stesso modo come le Persone della Santa Trinità sono uguali ma distinte al tempo stesso.

Preghiera. Signore Iddio, che il nostro culto comunitario celebri tutto ciò che Tu sei e operi, le Tue istituzioni creazionali, la Tua provvidenza, la Tua legge, la redenzione in Cristo Gesù, le disposizioni, il mandato e la vocazione che Tu hai dato al Tuo popolo. Che noi riflettiamo tutto questo con dignità e sobrietà, testimoniando al mondo che solo in comunione con Te vi è la vita, significativa, vera, abbondante ed eterna. Per Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.

1 commento:

  1. Questa lettura mi sembra che mi era sfuggita! E' un ottima lettura, la consiglierei tanto ai fondamentalisti che fanno mettere ancora oggi il velo alle donne ai culti e che poi fuori dalla chiesa ciocche al vento, fiocchi e oggetti di bellezza!!!

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