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sabato 22 agosto 2009

Incapacità morale e naturale

Incapacità morale e incapacità naturale

"
Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre, che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Giovanni 6:44).

Il teologo Jonathan Edwards fa una distinzione fra incapacità morale e incapacità naturale. Secondo Edwards, proprio perché l'incapacità umana è di tipo morale e non naturale, l'individuo è responsabile per le scelte che compie. Eccone una semplice illustrazione: in natura vi sono animali che si nutrono soltanto di carne. Sono chiamati carnivori. Altri animali non mangiano altro che vegetali, erba o piante. Sono chiamati erbivori. Immaginate di prendere un leone, che è solo carnivoro, e di metterlo davanti a del fieno o dell'avena perché ne mangi. Non lo farà. Perché? Non perché sia fisicamente o naturalmente incapace di mangiare foraggio. Fisicamente potrebbe riempirsi la bocca di fieno o avena, masticarlo ed inghiottirlo, ma non lo farà e si rifiuterà di farlo, perché non è nella sua natura mangiare questo tipo di cibo. Inoltre, se dovessimo chiedergli perché non mangia il cibo degli erbivori, se il leone potesse rispondere ci direbbe: "Non posso mangiare questo cibo perché lo odio. Io mangio solo carne".

Pensate ora a quel versetto che dice: "
Provate e vedrete quanto il SIGNORE è buono!" (Salmo 34:8), o a quanto dice Gesù: "Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno" (Giovanni 6:51). Perché vi sono tante così tante persone che non hanno alcuna intenzione di provare e vedere quanto il Signore è buono, oppure di nutrire il loro spirito di Gesù come pane vivente? Per usare le parole del leone, è perché "odiano" tale cibo. Potrebbero non sapere che si tratta di "cibo", ma anche se lo sapessero non hanno intenzione di nutrirsene. Non l'hanno mai provato, eppure ritengono che ci siano cibi più buoni di quello. Sono disposti a tirare fuori ogni scusa immaginabile, più o meno giustificata, anche le più irragionevoli, pur di non mangiarne. Il peccatore non andrà a Cristo con fiducia perché non vuole andarci. Nel profondo del suo cuore egli odia Cristo e tutto ciò che rappresenta. Per quanto cerchiamo di persuaderlo, c'è qualcosa che glielo rende inappetibile. Non è perché non possa venire a Lui perché abbia una qualche incapacità fisica o naturale che gli impedisca di farlo.

Qualcuno, però, potrebbe contestare questo e dire: "La Bibbia afferma che tutti quelli che vogliono possono venire a Lui. Non ci ha forse Gesù invitato a venire a Lui? Non ci ha detto forse: "Venite a me"? Non ha detto forse: 'Colui che viene a me, non lo caccerò fuori' (Giovanni 6:37)?".

La risposta è: Sì, questo è esattamente ciò che Gesù ha detto. Non è questa, però, la questione. Certamente chiunque voglia venire a Cristo, può farlo. Ecco perché Jonathan Edwards dice che la volontà non è vincolata. Però, è proprio questa libertà ciò che rende irragionevole e colpevole il nostro rifiuto di accostarci a Dio.

Chi sono coloro che vogliono venire a Lui? La risposta è: nessuno, se non coloro che nei quali lo Spirito Santo ha già prodotto l'opera interamente irresistibile della nuova nascita. E' proprio a causa di questo miracolo che gli occhi dell'uomo naturale, spiritualmente ciechi, vengono aperti così che possa scorgere la verità di Dio, e la mente depravata del peccatore, che in sé stessa non ha comprensione alcuna delle cose spirituali, è rinnovata per abbracciare il Signore Gesù Cristo come proprio Salvatore.

Una profezia biblica parla del tempo dell'Evangelo come di quello in cui anche il leone si nutrirà di foraggio: "Il lupo e l'agnello pascoleranno assieme, il leone mangerà il foraggio come il bue, e il serpente si nutrirà di polvere. Non si farà né male né danno su tutto il mio monte santo», dice il SIGNORE" (Isaia 65:25). Questo testo parla di animali? Forse, ma parla soprattutto di creature umane che apprezzeranno un cibo diverso da quello che avevano mangiato fino allora, il cibo della Parola di Dio.

[Rielaborato da: James Montgomery Boice, Philip Graham Ryken, The Doctrines of Grace, p. 85, 86].

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