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lunedì 7 settembre 2009

Dogmatismo?

Dogmatismo?

Vi sono coloro che sostengono: "L'Evangelo è una persona (Gesù) non una dottrina". Si tratta, però, di una falsa dicotomia. La parola vivente e la parola scritta non sono nemici, ma amici.  Certo, dobbiamo presentare la persona di Cristo, e non concetti astratti, ma Cristo lo dobbiamo pure definire. Come Lo definiamo? La nostra è la nostra una definizione valida di Gesù? Su che base presumiamo che sia giusta? Da dove prendiamo la conoscenza che abbiamo di Lui e come descrive quella fonte la persona di Gesù? Un Gesù non meglio definito, che sia solo un nome privo di contenuto, o descritto in modo soggettivo, non salverà nessuno. Oggi capita che molti dipingano il proprio "ritratto" di Gesù basato sulla propria fantasia, idee o aspirazioni. Quel Cristo sì che è un'astrazione non fondata su alcuna realtà oggettiva! Cristo viene così ridefinito ed adattato ai nostri preconcetti. Oggi abbonda l'analfabetismo biblico e la possibilità di fuorviare la gente su Gesù è reale. Questo vuol dire che la parola scritta (quella della testimonianza biblica) sia assolutamente essenziale per spiegare chi sia Cristo. Come il Nuovo Testamento presenta ed interpreta Cristo è imprescindibile. In quale altro modo potremmo sapere di Lui? Su che base le nostre private interpretazioni ed idee avrebbero una qualche autorità e rilevanza?

Lo spirito che prevale nella nostra epoca, è vero, non ha alcuna tolleranza verso coloro che addita come "persone dogmatiche". Quelli che hanno opinioni chiaramente formulate e sostenute con forza non godono di molta popolarità. Una persona che abbia precise convinzioni, per quanto intelligente, sincera ed umile possa essere, può considerarsi fortunata se sfugge all'accusa di essere bigotta e fanatica. Oggi vengono considerate "grandi menti" chi ha "vedute larghe ed aperte", larghe abbastanza da assorbire ogni nuova idea che gli si presenti ed abbastanza aperta da farlo ad infinitum.

Che dire di tutto questo? Dobbiamo rispondere che la fede cristiana è dogmatica per sua stessa essenza, perché dichiara di essere una fede rivelata.

Il secondo modo in cui lo spirito di questa nostra epoca si dimostra intollerante verso quello che considera dogmatismo, è l'insofferenza contemporanea per la controversia. La controversia, però, è spesso una dolorosa necessità: Gesù stesso spesso era ingaggiato in aspre controversie. Egli non aveva "la mente aperta" come si intende oggi, come se Egli avesse accettato bonariamente ed assorbito ogni idea che gli fosse sottoposta. Al contrario, Gesù era in costante dibattito con i leader religiosi della Sua epoca, gli Scribi, i Farisei, gli Erodiani, i Sadducei ecc. Egli diceva d'essere la verità, di essere venuto per rendere testimonianza alla verità e che la verità avrebbe reso liberi i Suoi seguaci. Gesù era tanto fedele alla verità, intesa come qualcosa di oggettivo e non sindacabile, da dissentire pubblicamente con le idee e le dottrine allora prevalenti (se le trovava errate). Egli denunciava l'errore, ammoniva i suoi discepoli di guardarsi da chi diffondeva false dottrine. Anche il linguaggio che usava spesso non era tanto "dolce". Si rivolgeva ad alcuni, infatti, come: "Guide cieche!", "razza di vipere!", "lupi in veste d'agnello", "tombe imbiancate" ecc.
Anche gli apostoli erano dei polemisti, come risulta chiaro dalle lettere del Nuovo Testamento, ed essi esortavano "a combattere strenuamente per la fede, che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre" (Giuda 3). Come il loro Signore e Maestro, gli apostoli ritenevano necessario ammonire le chiese sulle false dottrine che allora circolavano e che sviavano la gente, esortando a stare fermi nella verità rivelata.
La verità rivelata è simile ad una casa, e la Chiesa di Cristo è chiamata ad esserne il sostegno, la "casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità" (1 Timoteo 3:15).
Per quanto ostile sia lo spirito della nostra epoca verso una chiara affermazione di verità oggettive, quelle rivelate nelle Sacre Scritture, la chiesa cristiana e ogni singolo cristiano degno di questo nome, non può respingere questo dovere a cui Iddio ci chiama.

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