"16 Ringraziato sia Dio che ha messo in cuore a Tito lo stesso zelo per voi; 17 infatti Tito non solo ha accettato la nostra esortazione, ma mosso da zelo anche maggiore si è spontaneamente messo in cammino per venire da voi. 18 Insieme a lui abbiamo mandato il fratello il cui servizio nel vangelo è apprezzato in tutte le chiese; 19 non solo, ma egli è anche stato scelto dalle chiese come nostro compagno di viaggio in quest'opera di grazia, da noi amministrata per la gloria del Signore stesso e per dimostrare la prontezza dell'animo nostro. 20 Evitiamo così che qualcuno possa biasimarci per quest'abbondante colletta che noi amministriamo; 21 perché ci preoccupiamo di agire onestamente non solo davanti al Signore, ma anche di fronte agli uomini. 22 E con loro abbiamo mandato quel nostro fratello del quale spesso e in molte circostanze abbiamo sperimentato lo zelo; egli è ora più zelante che mai per la grande fiducia che ha in voi. 23 Quanto a Tito, egli è mio compagno e collaboratore in mezzo a voi; quanto ai nostri fratelli, essi sono gli inviati delle chiese, e gloria di Cristo. 24 Date loro dunque, in presenza delle chiese, la prova del vostro amore e mostrate loro che abbiamo ragione di essere fieri di voi" (2 Corinzi 8:16-24).
Come fare ad essere sicuri che il denaro raccolto per opere caritative arrivi veramente a destinazione e sia effettivamente usato alle cause per le quali era stato richiesto? Non è raro il caso, infatti, che qualcuno indebitamente se lo intaschi. Il rischio c'è oggi come c'era al tempo dell'apostolo Paolo quando egli raccoglieva fra le chiese denaro da destinarsi ai poveri di Gerusalemme. C'era da fidarsi dell'Apostolo? Il testo biblico che consideriamo quest'oggi ci mostra le precauzioni che Paolo aveva preso affinché non fosse egli stesso sospettato di appropriazione indebita. Egli scrive: "ci preoccupiamo di agire onestamente non solo davanti al Signore, ma anche di fronte agli uomini" (v. 21). Il verbo qui tradotto con "ci preoccupiamo" [προνοέω (pronoeó)] significa "pensare anticipatamente", "programmare", "prevedere". Paolo aveva "previsto" per evitare "che qualcuno possa biasimarci per quest'abbondante colletta che noi amministriamo" (v. 20). Come? Cercando di avere a che fare il meno possibile con la manipolazione diretta di quel denaro. Nessuno, infatti, visto che la somma raccolta era "abbondante", generosa, doveva infatti sospettare come questo denaro fosse un metodo indiretto per sostenere lui stesso finanziariamente. Il rischio c'era: nessuno sfruttamento della situazione, nessun tentativo di profittarne (cfr. 12:16-18): Paolo aveva le mani pulite ed aveva provveduto affinché ogni tentazione fosse del tutto eliminata.
Paolo si preoccupava sempre che il suo comportamento fosse sempre irreprensibile "davanti al Signore" al quale non si può nascondere nulla, ma gli uomini questo non lo possono sempre verificare. Ecco così che egli fa in modo che la stessa irreprensibilità sia palese "non solo davanti al Signore, ma anche di fronte agli uomini" (v. 21). Vita e ministero sono inseparabili. Non si può predicare Cristo credibilmente, infatti, se la nostra vita non ne è coerente: se la condotta di chi chiede denaro è poco chiara o riprensibile, l'Evangelo stesso rischia di essere messo in questione. Persino la reputazione di Dio può esserne danneggiata.
Paolo si preoccupava sempre che il suo comportamento fosse sempre irreprensibile "davanti al Signore" al quale non si può nascondere nulla, ma gli uomini questo non lo possono sempre verificare. Ecco così che egli fa in modo che la stessa irreprensibilità sia palese "non solo davanti al Signore, ma anche di fronte agli uomini" (v. 21). Vita e ministero sono inseparabili. Non si può predicare Cristo credibilmente, infatti, se la nostra vita non ne è coerente: se la condotta di chi chiede denaro è poco chiara o riprensibile, l'Evangelo stesso rischia di essere messo in questione. Persino la reputazione di Dio può esserne danneggiata.
Quante volte oggi "la religione" viene considerata dagli increduli come uno sfruttamento della credulità popolare per gli interessi stessi di chi la professa? Talvolta è proprio così: anche opere conclamate come "evangeliche" sarebbero da considerare più imprese commerciali che missionarie. Bisogna vigilare, "avere gli occhi aperti", non guardare solo alle apparenze e a quel che dicono di essere, e nemmeno al loro "successo". Al tempo stesso non bisogna cadere nel gioco degli avversari pronti ad accusare qualsiasi opera cristiana o missione come riprovevole. Per poter funzionare, qualsiasi chiesa, opera, pastore o missionario ha bisogno di denaro. Non solo è necessario avere i mezzi per sopravvivere decentemente, ma qualsiasi attività "costa" e ci sono sempre molte bollette da pagare. Da dove dovrebbe provenire il denaro? Da coloro che fanno uso del loro servizio. Quanti non esitano a sfruttare la benevolenza del servitore di Dio come se fosse cosa scontata, ma non fanno nulla per sostenerlo secondo le loro possibilità, dicendo magari che Dio, in qualche modo, provvederà!
Proposito ultimo della colletta che promuoveva l'Apostolo era "la gloria del Signore stesso" (v. 20), promuovere il Suo onore riflettendo concretamente l'amore che Dio stesso ha per il Suo popolo. Come si sarebbe potuto, infatti, perseguire questo obiettivo se vi fosse stato il minimo sospetto sul comportamento del Suo Apostolo?
Le misure che l'Apostolo prende per cautelarsi sono diverse. In primo luogo, egli insiste che la colletta sia raccolta prima del suo arrivo affinché non passi in alcun modo nelle sue mani ["Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi, a casa, metta da parte quello che potrà secondo la prosperità concessagli, affinché, quando verrò, non ci siano più collette da fare" (1 Corinzi 16:2]. Inoltre egli istruisce la comunità di Corinto di nominare dei propri rappresentanti incaricati di accompagnare il trasporto dei fondi ["le persone che avrete scelte, quando sarò giunto, io le manderò con delle lettere a portare la vostra liberalità a Gerusalemme" (1 Corinzi 16:3)]. Ora, in questa seconda lettera, egli vi aggiunge un'ulteriore precauzione: manda un collega fidato (compagno e collaboratore, v. 23) affinché completi la colletta, e non lui stesso: Tito "si è spontaneamente messo in cammino per venire da voi" (v. 17). Tito era un uomo rispettato dai corinzi ed aveva con loro già stabilito un buon rapporto sulla questione del dare: "Noi abbiamo esortato Tito a completare, anche tra voi, quest'opera di grazia, come l'ha iniziata" (8:6). Non era stato necessario forzare Tito a farlo, "Dio che ha messo in cuore a Tito lo stesso zelo per voi", lo stesso zelo, lo stesso amore che aveva l'Apostolo. L'entusiasmo, l'amore, la cura che Paolo aveva per i credenti erano stati davvero "infettivi": Dio opera nei cuori attraverso il buon esempio dato dai Suoi fedeli servitori. A Tito si associeranno anche altri fratelli in fede ugualmente fidati, un ulteriore compagno di ministero di Paolo (non nominato) e delegati di altre chiese, non direttamente coinvolte con il ministero di Paolo. La solidarietà dei cristiani di origine pagana verso i fratelli ebrei di Gerusalemme davvero era generalizzata. Paolo l'appoggia come cosa estremamente importante, ma non la gestisce personalmente.
Paolo conclude esortando i cristiani di Corinto a fare due cose. Mostrare agli incaricati della colletta "la prova del vostro amore" e mostrare loro "che abbiamo ragione di essere fieri di voi" (v. 24). Il loro amore deve dar prova di sé stesso attraverso l'accoglienza dei delegati e la loro generosità, portando la colletta a rapida conclusione, dato che già da tempo avevano lasciato la cosa in sospeso. Paolo aveva spesso manifestato nei suoi viaggi quanto fosse fiero dei cristiani di Corinto. Che ora questi delegati toccassero con mano quanto tale fierezza fosse fondata!
Preghiera: Signore Iddio, rendimi, Te ne prego, strumento del tuo amore, affinché, con le risorse umane e spirituali che Tu mi hai dato, io sia di concreto beneficio al Tuo popolo, a fratelli e sorelle in fede, vicini e lontani, e questo a che la Tua gloria sia sempre meglio magnificata. Dammi d'essere vigilante su me stesso, sulla comunità cristiana alla quale appartengo e alle opere con le quali sono in contatto, affinché vi sia completa trasdparenza di intenti. Nel nome di Cristo. Amen.
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