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lunedì 2 maggio 2011

Un esempio di autonoma iniziativa umana verso la salvezza?

 Mi scrivono: "Caro Paolo, in Luca 17:11 leggiamo che dei 10 lebbrosi guariti grazie alla misericordia di Gesu uno solo torna indietro e ringrazia sicché solo lui viene salvato per la fede mostrata. È un passo che mi mette un po in crisi. La fede è un dono di Dio e come tale è elargita non a chi è in certe condizioni o per qualche opera meritoria ma se e a chi il Donante vuole. Nei versi di Luca pare che così non è tanto che l uomo al quale già il Signore offre il suo amore e la sua misericordia si può permettere di rifiutarlo. Chi si salva invece è quel lebbroso che grazie al suo libero arbitrio sceglie Gesù, cioè è un movimento contrario: l'uomo accetta Cristo e non viceversa! Sbaglio nella mia interpretazione?".

​Innanzitutto vediamo il testo completo:
11 Nel recarsi a Gerusalemme, Gesù passava sui confini della Samaria e della Galilea. 12 Come entrava in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, i quali si fermarono lontano da lui, 13 e alzarono la voce, dicendo: «Gesù, Maestro, abbi pietà di noi!» 14 Vedutili, egli disse loro: «Andate a mostrarvi ai sacerdoti». E, mentre andavano, furono purificati. 15 Uno di loro vedendo che era purificato, tornò indietro, glorificando Dio ad alta voce; 16 e si gettò ai piedi di Gesù con la faccia a terra, ringraziandolo; ed era un samaritano. 17 Gesù, rispondendo, disse: «I dieci non sono stati tutti purificati? Dove sono gli altri nove? 18 Non si è trovato nessuno che sia tornato per dar gloria a Dio tranne questo straniero?» 19 E gli disse: «Àlzati e va'; la tua fede ti ha salvato».
Le finalità che si propone il testo che hai citato, di fatto,  non riguardano la questione che tu hai posta. Qui faccio aluni commenti sul testo, ma altri aspetti potrebbero pure esserne evidenziati.

1. I dieci lebbrosi desiderano essere guariti fisicamente. Qui "la salvezza eterna" non c'entra per nulla, come vedremo più avanti.

2. I dieci lebbrosi sono consapevoli che Gesù, che loro considerano "il Maestro", ha ricevuto da Dio virtù taumaturgiche uniche e Lo considerano come la loro unica speranza di veder mutata la loro sorte terrena.

3. La loro sofferenza fisica e sociale causata dalla loro malattia li spinge, così, a fare appello "a un uomo di Dio" che riconoscono potente e misericordioso affinché abbia compassione di loro e intervenga per liberarli dalla loro malattia disabilitante. Sanno che Gesù è diverso dalle altre personalità religiose che da loro se ne starebbero ben  lontane (per paura di contaminarsi) e che non farebbero nulla per loro.

Qui vi è l'accento del vangelo sulla "diversità" di Gesù dai religiosi del tempo.

In merito al tema che ti interessa, qui si potrebbe ben fare la seguente osservazione. I dieci lebbrosi hanno saputo di Gesù: chi ha messo loro in cuore l'interesse, il desiderio impellente, la volontà e la determinazione di rivolgersi a Gesù? L'urgenza del loro bisogno? Sì, ma questa "presa di coscienza" e volontà è suscitata da Dio stesso dopo che essi hanno udito di Gesù. La Parola su Gesù è arrivata fino a loro. Chi gliel'ha fatta giungere loro questa Parola? Dio stesso. Perché a loro e non ad altri? Per la decisione sovrana di Dio. In ogni caso, altri, pur sapendo di Gesù, non Lo vanno a cercare.

Bisogna poi anche dire che Gesù non guarisce tutti. Dove non c'è fede in Lui Egli non opera miracoli. La fede è lo strumento attraverso il quale Dio normalmente opera. Dio agisce attraverso la strumentalità della fede che pure Egli ispira, così come Dio spesso opera attraverso la strumentalità della preghiera che Egli suscita nel Suo popolo.

4.  Il testo è polemico nel fatto che contrappone la religiosità degli Israeliti, che prendono per scontato che Dio debba intervenire per soccorrerli (svolgendo tuttii rituali del caso), e lo straniero samaritano, che vede nell'intervento di Gesù una grazia del tutto immeritata e non dovuta per la quale esprime grande riconoscenza. Vi è qui la contrapposizione fra "il dovuto" e "il non dovuto". Il samaritano sa che la grazia della guarigione non gli sarebbe dovuta perché egli non appartiene al popolo che Dio ha legato a Sé stesso da un patto di promesse. Il samaritano sa che la sua guarigione egli non potrebbe meritarsela in alcun modo.

5. L'accento del testo, inoltre, è sul "dare gloria a Dio" e quindi è ben lungi dal mettere in evidenza "quanto è stato bravo" quel Samaritano. Il Samaritano dà gloria a Dio riconoscendo la sovranità dell'iniziativa di Dio in Gesù che libera quegli uomini (e lui stesso) dalla loro malattia. La stessa questione che tu hai posta sulla "libera iniziativa" umana e sui "meriti" di venire spontaneamente a Gesù, rileva (mi duole dirlo) la tua persistente ricerca (molto "umana") di dare gloria all'essere umano persino per le sue iniziative "religiose". Questo tuo stesso interesse, quindi, è lontano dal messaggio di fondo del testo biblico, che si preoccupa piuttosto solo di dare gloria a Dio e quindi ...l'esatto opposto di quanto ti starebbe a cuore di vedere nel testo. Ti dovresti piuttosto chiedere: "Do io gloria a Dio in quello che sono e faccio, attribuendo a Lui il merito di ogni cosa? Ho compreso la lezione del samaritano che torna a Gesù per rendere merito a chi spetta il merito, cioè a Gesù, a Dio, e non a sé stesso?

6. Il testo, così, mette l'accento sulla riconoscenza per l'opera di Dio in Cristo, rilevando come le opere che contano agli occhi di Dio non sono quelle intese per "guadagnarci" l'intervento di Dio, ma quelle che sorgono quando si prende coscienza del dono ricevuto immeritatamente da Dio e "ci si getta ai Suoi piedi" per onorarlo con la propria gratitudine, culto, e desiderio di compiacerlo ubbidendo alla Sua volontà.

7. L'espressione di Gesù:  «Àlzati e va'; la tua fede ti ha salvato», di fatto non è tradotta correttamente, ma andrebbe meglio tradotta, come fa la Nuova Diodati:  "E disse a questi: «Alzati e va'; la tua fede ti ha guarito»". Non si tratta, infatti, di "salvezza eterna", cosa che riguarda la soteriologia (e tutta la dottrina annessa), ma di guarigione fisica. Non si può quindi parlare di "iniziativa umana" verso la propria salvezza, ma di desiderio di guarigione terrena (che è comunque suscitato da Dio quando lo si cerca presso Cristo).  "Non già che siamo da noi stessi capaci di pensare qualcosa come se venisse da noi; ma la nostra capacità viene da Dio" (2 Corinzi 10:5).

Questo è confermato dalla traduzione della maggior parte delle traduzioni inglesi:  (New International Version): "Then he said to him, "Rise and go; your faith has made you well." (New Living Translation); "And Jesus said to the man, "Stand up and go. Your faith has healed you." (English Standard Version); "And he said to him, “Rise and go your way; your faith has made you well.” (New American Standard Bible); "And He said to him, "Stand up and go; your faith has made you well." (International Standard Version); "Then he told the man, "Get up, and go home! Your faith has made you well." (GOD'S WORD® Translation); "Jesus told the man, "Get up, and go home! Your faith has made you well." (New King James Bible); "And he said unto him, Arise, go thy way: thy faith hath made thee whole." (American King James Version); "And he said to him, Arise, go your way: your faith has made you whole." (American Standard Version); "And he said unto him, Arise, and go thy way: thy faith hath made thee whole." (Bible in Basic English); "And he said to him, Get up, and go on your way; your faith has made you well." (Douay-Rheims Bible); "And he said to him: Arise, go thy way; for thy faith hath made thee whole." (Darby Bible Translation); "And he said to him, Rise up and go thy way: thy faith has made thee well." (English Revised Version); "And he said unto him, Arise, and go thy way: thy faith hath made thee whole." (Webster's Bible Translation); "And he said to him, Arise, depart: thy faith hath made thee whole." (Weymouth New Testament); "And He said to him, "Rise and go: your faith has cured you." (World English Bible) "Then he said to him, "Get up, and go your way. Your faith has healed you."

1 commento:

  1. La mia risposta ad una replica:

    "Comprendo la tua argomentazione e la tua legittima preoccupazione di non deresponsabilizzare l'essere umano insistendo troppo sulla sovranità di Dio, sospingendolo così al fatalismo ed alla passività.

    Direi però così: vivi ed annuncia con fiducia l'Evangelo biblico nella sua radicalità, proprio quella che "offende" l'orgoglio umano e lo butta a terra umiliandolo, così come ha fatto scaraventando giù da cavallo l'arrogante Saulo/Paolo rendendolo momentaneamente cieco e con la necessità di essere condotto per mano a Cristo. "Che vergogna", avrà pensato, "che umiliazione"! L'orgoglio di Paolo, però, doveva essere completamente abbattuto, così come dev'essere abbattuta a terra, "senza pietà" l'arroganza, le pretese, di ogni uomo e donna oggi. "...si gettò ai piedi di Gesù con la faccia a terra".

    Non dobbiamo concedere nulla all'uomo, nessuna scusante. Non dobbiamo permettergli alcun sì, ma, già, però... Se l'orgoglio umano non è completamente abbattuto, non vi sarà nessuna autentica conversione, nessun'autentica salvezza. Diamo a Dio la gloria che gli compete, non il 60%, l'80% e neanche il 99%, ma il 100% di gloria. "Non si è trovato nessuno che sia tornato per dar gloria a Dio tranne questo straniero?".

    L'Evangelo biblico è "potenza di Dio". Annuncialo e vivilo senza preoccuparti che non sia compreso o che possa essere frainteso... Dio sa quello che sta facendo, e noi non ci rendiamo nemmeno abbastanza conto della profondità della corruzione umana, alla quale, appunto, non bisogna concedere nulla. Quello è "l'uomo vecchio" che deve essere "affogato", tenuto "sott'acqua" finché muore, ed allora risorgerà. Questo è il significato ultimo del battesimo cristiano che, nella pratica attuale delle chiese viene regolarmente stravolto: o, nel caso del battesimo dei bambini, trasformandolo in una "garanzia" fine a sé stesso, oppure, nel caso del battesimo degli adulti in espressione della "propria scelta". Quali colpevoli e totali fraintendimenti!

    Liberali, evangelici, cattolici, e vari altri raggruppamenti... tutti sembrano far gara non per dare a Dio la gloria che Gli è dovuta, ma per concedere una misura variante di gloria all'essere umano, derubando così Dio. L'Evangelo biblico, però, è diverso da tutto questo." (Paolo Castellina)

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