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giovedì 11 agosto 2011

La "veste" necessaria me la fornisce Dio

LA PARABOLA DELLA FESTA DI NOZZE. 1 Gesù ricominciò a parlare loro in parabole, dicendo: 2 «Il regno dei cieli è simile a un re, il quale fece le nozze di suo figlio. 3 Mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze; ma questi non vollero venire. 4 Mandò una seconda volta altri servi, dicendo: "Dite agli invitati: Io ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono ammazzati; tutto è pronto; venite alle nozze". 5 Ma quelli, non curandosene, se ne andarono, chi al suo campo, chi al suo commercio; 6 altri poi, presero i suoi servi, li maltrattarono e li uccisero. 7 Allora il re si adirò, mandò le sue truppe a sterminare quegli omicidi e a bruciare la loro città. 8 Quindi disse ai suoi servi: "Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni. 9 Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze quanti troverete". 10 E quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni; e la sala delle nozze fu piena di commensali. 11 Ora il re entrò per vedere quelli che erano a tavola e notò là un uomo che non aveva l'abito di nozze. 12 E gli disse: "Amico, come sei entrato qui senza avere un abito di nozze?" E costui rimase con la bocca chiusa. 13 Allora il re disse ai servitori: "Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti". 14 Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti» (Matteo 22:1-14).
Vi sono molte cose che che potrebbero e dovrebbero essere dette su questa parabola. Vorrei però focalizzarmi oggi su quanto Gesù afferma alla fine su quell'invitato che non aveva l'abito di nozze.

Dato che la cosa non è affermata esplicitamente nel testo e perché la maggior parte di noi non è consapevole delle usanze della cultura israelita del primo secolo (il contesto in cui questa parabola era stata raccontata), inevitabilmente ci sfugge qualcosa che non avrebbe richiesto spiegazioni per coloro che l'avevano ascoltata da Gesù. Nel mondo antico ci si aspettava che quando un re invitava delle persone ad una festa nuziale, egli pure provvedeva agli invitati gli abiti di nozze a lui graditi.

Ecco così che non presentarsi alla festa indossando quella veste ma qualcos'altro significava, di fatto rifiutare ciò che il re aveva provveduto. Non è che quell'invitato non fosse abbastanza degno di partecipare a quella festa o non fosse abbastanza giusto per entrare alla presenza del re. Da parte sua la cosa era un atto di sfida, un grave insulto verso il re. Se non si comprende questo, potrebbe sembrarci davvero esagerata la reazione del re. Certo questo non è così se davvero comprendiamo che cosa avviene in questa parabola. Quell'invitato stava deliberatamente sfidando ed insultando il re giungendo vestito di qualcosa di sua propria scelta.

Il parallelo qui con la giustizia di Cristo è allora chiaro. Tutto ciò che potremmo portare "alle nozze" sarebbero solo le nostre "vesti vecchie, logore e sporche", macchiate di peccato. "Tutti quanti siamo diventati come l'uomo impuro, tutta la nostra giustizia come un abito sporco; tutti quanti appassiamo come foglie e la nostra iniquità ci porta via come il vento" (Isaia 64:6).

Eppure, nell'accogliere l'invito a venire alla presenza del re, ci viene pure offerto di scambiare la nostra giustizia con la veste più magnifica che mai potremmo immaginare di indossare. In termini biblici, la perfetta integrità morale e spirituale che giammai è stata macchiata dal peccato, quella che appartiene a Cristo stesso.

L'apostolo Paolo scrive: "Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede" (Filippesi 3:8-9).

Il destino di quell'invitato in questa parabola è indubbiamente impressionante: egli è gettato "nelle tenebre di fuori", figura questa dell'inferno. Eppure, quale altro potrebbe essere il destino di coloro che respingono la perfetta giustizia di Cristo (quella che viene loro offerta) pretendendo di giungere davanti a Dio con la propria?

Al contrario, coloro che giungono davanti a Dio nei termini posti da Dio stesso possono dire con Isaia: "Io mi rallegrerò grandemente nel SIGNORE, l'anima mia esulterà nel mio Dio; poiché egli mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto nel mantello della giustizia, come uno sposo che si adorna di un diadema, come una sposa che si adorna dei suoi gioielli" (Isaia 61:10).

Chi mi offre la veste necessaria? Dio me la offre! Solo a Dio la gloria.

[Tradotto e adattato da: http://www.reformationtheology.com/2011/08/the_parable_of_the_wedding_gue.php]


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