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sabato 6 agosto 2011

Non amate il mondo


Il Signore Iddio, nella Sua Parola ci chiama "a distinguerci dal mondo". Un giovane mio corrispondente mi scrive: "...e poi signor Paolo Non riesco proprio a capire la Bibbia cosa intende per Mondo. Puo' spiegarmelo?".

Per rispondere a questa domanda vorrei commentare quanto l'apostolo Giovanni scrive nella sua prima lettera: "Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui" (1 Giovanni 2:15). Raccomanderei, prima di proseguire, di leggere il contesto di questa esortazione, cioè i versetti 12-29 del secondo capitolo di 1 Giovanni.

Nel contesto dal quale è tratto questo versetto, l'Apostolo ha rammentato a tutti i cristiani (vecchi e giovani) i privilegi che essi hanno ricevuto quando la loro vita è stata unita strettamente a Cristo attraverso il ravvedimento dai loro peccati e la fede in Lui (2:12-14).  I loro peccati sono stati perdonati grazie a Lui ed alla Sua opera in loro favore. Avendo così avuto accesso a Dio, hanno conosciuto Lui ed i Suoi eterni propositi (quelli che si realizzano in Cristo). Essi hanno "vinto il maligno" che li teneva asserviti tanto che egli non ha più potere su di loro. La Parola di Dio è ben radicata in loro ed in essa essi trovano la loro forza. 

Tutto questo, però, è da tradurre nella loro vita quotidiana. I cristiani, infatti, devono vivere in questo mondo e guardarsi dal male che qui regna dappertutto. Esso costituisce per loro, infatti, una costante minaccia all'integrità della nuova vita che hanno ricevuto in Cristo. Quello che Cristo insegna ai Suoi discepoli, infatti, è un nuovo stile di vita, dei nuovi valori che si contrappongono a quelli prevalenti in questo mondo. La maggior parte della società umana, infatti, deride e disprezza lo stile di vita cristiano e, proponendo i propri "valori", cerca di sedurre i cristiani ad abbandonare Cristo illudendoli che ciò che propone il mondo senza Dio è molto più soddisfacente e "produttivo". Materialismo, divertimento fine a sé stesso, piaceri, denaro, sesso sregolato, potere, egoismo, irreligiosità ecc. possono costituire, infatti, quando "ben presentati" una seduzione molto forte anche per il cristiano. E' un po' come quel che è rappresentato da Collodi nel libro "Pinocchio" dove il gatto e la volpe lusingano il burattino a andare con loro nel paese di Bengodi disprezzando gli ammonimenti del grillo parlante. Si tratta, però, di un inganno, e Pinocchio si ritroverà ben presto trasformato in un asino costretto alla schiavitù.

Ecco così che l'Apostolo, nel nostro testo esorta i cristiani a non lasciarsi sedurre dal "mondo", vale a dire dai "valori" propagandati dal mondo ribelle a Dio ed alle Sue leggi, conservando senso critico e non lasciandosene contaminare. Questi "valori" sono bugiardi, "negano il Padre ed il Figlio" ed appartengono all'Anticristo. "Chi è il bugiardo se non colui che nega che Gesù è il Cristo? Egli è l'anticristo, che nega il Padre e il Figlio.  Chiunque nega il Figlio, non ha neppure il Padre; chi riconosce pubblicamente il Figlio, ha anche il Padre" (2:22-23).   Il "mondo" significa talvolta l'universo, i cieli e la terra, come quando si dice che "Dio ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso" (Atti 17:24). Qui indica, invece, la creazione terrestre con l'essere umano che ne è il re, ma nello stato di ribellione a Dio in cui attualmente si trova.

Amare il mondo implica quindi un amare "in esclusiva" le cose create invece del Creatore, un amarle egoisticamente per soddisfare le proprie cupidigie, la propria vanità. Più che questo, implica simpatia per le idee stravolte, per i sentimenti di inimicizia verso Dio, per i principii corrotti e l'andazzo peccaminoso dell'umanità aliena dal suo Creatore. "Noi sappiamo che siamo da Dio, e che tutto il mondo giace sotto il potere del maligno" (1 Giovanni 5:19). Per questo "essere amici del mondo" equivale essere nemici di Dio. L'Apostolo Giacomo scrive infatti: "O gente adultera, non sapete che l'amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio" (Giacomo 4:4). Se uno è "innamorato" dei "valori" di questo mondo lontano e nemico di Dio, certamente "l'amore del Padre non è in lui", certamente non sta vivendo come figlio di Dio nella Sua prospettiva. Amore del mondo ed amore per Dio si escludono a vicenda, perché non è possibile dire di amare Dio e poi "flirtare" con ciò che è ostile a Dio. Esempio paradigmatico è quello del popolo di Israele che, in cammino verso la terra promessa, dopo essere stato liberato dalla schiavitù in Egitto, spesso "guarda indietro" con "nostalgia" alla cultura che si erano lasciati alle spalle, gli idoli che i popoli pagani adoravano. Giosuè dice loro:"E se vi sembra sbagliato servire il SIGNORE, scegliete oggi chi volete servire: o gli dèi che i vostri padri servirono di là dal fiume o gli dèi degli Amorei, nel paese dei quali abitate; quanto a me e alla casa mia, serviremo il SIGNORE»" (Giosuè 24:15).

Certo, è pure scritto che Dio "ha amato" il mondo peccatore (Giovanni 3:16; Romani 5:8), ma non certo per simpatia e consenso con il peccato del mondo. Fra i peccatori ribelli Dio ha scelto per sé un popolo di persone alle quali compassionevolmente ha deciso di accordare la grazia della salvezza e di "riconvertire" a Lui in Cristo. Per loro, per questi peccatori eletti e graziati, Dio non ha risparmiato nulla per salvarli dalle fatali conseguenze del peccato. Potrebbero essi amare ancora ciò che sta per essere distrutto dal giusto giudizio di Dio? Può "amare il mondo" solo quel cristiano che ha "la vista corta" e dimentica che "I cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della perdizione degli empi" (1 Pietro 3:7). 

2 commenti:

  1. Il mondo è vaiità, e la vanità si nutre di competizione che nega l'amore per il prossimo. Non si compete con chi si ama. Quindi quando si decide di competere si decide di non amare, di non mettere se stessi al servizio del fratello.

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  2. Caro fratello Paolo, una precisazione: Perché questi peccatori oggetto della grazia salvifica devono essere "ri-convertiti" a Lui in Cristo?

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