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venerdì 25 maggio 2012

Cosa dire quando dei non credenti deridono la legge di Dio?


Quando mettiamo in rilievo l’importanza di conformarsi alla legge morale di Dio rivelata nella Bibbia, non è insolito che i nostri interlocutori ci contestino la cosa facendoci notare come la Bibbia presenti pure molte leggi “assurde” e “improponibili” e che “quindi” il principio non valga: “La Bibbia non può essere la regola del nostro comportamento”. Ad esempio, se si dice: “La Bibbia proibisce x”, essi rispondono: “...ma la Bibbia dice pure che non si può indossare una veste fatta con una mescolanza di cotone e di lana. La Bibbia pure dice che possiamo vendere nostra figlia. La Bibbia pure dice che si può lapidare un figlio ribelle”. A questo punto la maggior parte dei cristiani non sanno più che rispondere e svicolano su altri argomenti.

Oggi molti sono disposti a riconoscere che esista una legge morale universale riconosciuta da ogni essere umano, ma poi insinuano che la Bibbia stessa non solo spesso non si conformi a quella legge morale, ma che in modo chiaro e diretto si opponga a quella legge morale universale. L’argomentazione segue più o meno questa linea: “Dato che il senso di moralità della Bibbia dice così e così, perché dovremmo darle ascolto su quanto ha da dire su quello?”, in particolare: “Il senso comune universale e la logica ci porta naturalmente ad ammettere la legittimità di un matrimonio fra persone dello stesso sesso quando si vogliono bene e vogliono impegnarsi stabilmente l’uno verso l’altro. Perché mai dare ascolto alle proibizioni che al riguardo vi oppone la Bibbia che, fra l’altro, possono essere ‘spiegate’ e quindi ignorate?”. Anche in questo caso molti cristiani non sanno più che rispondere.

Che cosa dovremmo dire a proposito di quelle leggi della Bibbia che urtano la nostra sensibilità? La prima cosa che dobbiamo fare è comprendere, discernere, la natura, il significato e lo scopo delle singole leggi. Considerate, per esempio, il comando di Dio all'Israele dell'Antico Testamento a non portare vestiti intessuti con materiale di natura mista. Queste leggi rientrano nella categoria di leggi cerimoniali. Queste leggi non sono state date perché siano richieste da eterni standard morali. Sono state date per uno scopo specifico, più ristretto - segnalare la differenza visibile che vi deve essere fra Israele e i suoi vicini. Lo stesso potrebbe essere applicato alle proibizioni di mangiare carne di maiale o molluschi. Queste leggi sono state date ad un popolo particolare per un tempo limitato. Allora non erano leggi cattive, ma non sono più vincolanti oggi. Gesù ha adempiuto la legge cerimoniale, il che significa che noi oggi possiamo mangiare carne di maiale, anzi, ancora meglio, non dobbiamo più sottoporci più alla circoncisione.

Alcune delle leggi più "offensive", però, non erano leggi cerimoniali propriamente dette, ma leggi civili. Il codice civile dell'Antico Testamento permetteva che fossero giustiziati per lapidazione figli ostinati nella loro disubbidienza e ribelli. Questo non significa, naturalmente, che le disubbidienze di figli piccoli li rendesse passibili della pena capitale... Al contrario, la legge aveva riguardava figli adulti che persistentemente maledivano, sfidavano, disonoravano, diffamavano i propri genitori. La trovate ancora offensiva? Allora dovete ravvedervi. Il Dio del cielo e della terra ha determinato che la nazione di Israele, che Egli ha formato e governato, dovesse avere una tale legge. Senza dubbio, ai figli recalcitranti non piaceva questa legge, e nemmeno piaceva ai loro vicini pagani. Noi, però, che si suppone ripieni di Spirito Santo, ci è stato comandato da Gesù: “Fate miei discepoli tutti i popoli … insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate”. E Gesù, ricordiamolo bene, non è venuto per abolire la legge ma per portarla a compimento. I pagani trovano che questa replica afficace non perchê la legge di Dio sia cosa di cui vergognarsi, ma perchè vergognosamente noi ci vergogniamo di essa. Noi ci siamo già compromessi perché il nostro senso di giustizia è plasmato più dal mondo che dalla Parola.

L’atteggiamento a noi più convenevole non è certamente mostrare imbarazzo per la legge di Dio, scusarcene, o cercare, magari, di nascondere tratti “imbarazzanti” parlando d’altro. Noi siamo chiamati a poggiare saldamente i nostri piedi sulla Parola di Dio, far sì che la nostra coscienza sia prigioniera di essa, conformare la nostra sensibilità morale a quella di Dio, non al mondo. Dovremmo piuttosto vergognarci di noi stessi, non certo di Colui che ci ha salvato dai nostri peccati.

(Adattato da: R. C. Sproul, What do we say when unbelievers mock the law of God? e pubblicato a questo indirizzo, segnatato da G. Modolo).

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