Domenica 2 agosto 2009
Valori relativi e valori assoluti
“29 Ma questo dichiaro, fratelli: che il tempo è ormai abbreviato; da ora in poi, anche quelli che hanno moglie, siano come se non l'avessero; 30 quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che si rallegrano, come se non si rallegrassero; quelli che comprano, come se non possedessero; 31 quelli che usano di questo mondo, come se non ne usassero, perché la figura di questo mondo passa” (1 Corinzi 7:29-31).
“La vita è breve: godetevela pienamente con tutto quanto essa ha da offrire, profittate di ogni occasione, non privatevi d'alcun piacere”: questa è la filosofia oggi prevalente. La filosofia del cristiano, invece, è del tutto opposta: “La vita è breve: non diamo troppa importanza alle cose di questo mondo, dovremo ben presto abbandonarle per essere con il Signore”. Per i primi la prospettiva futura è il nulla, la completa estinzione, per i cristiani il futuro prossimo venturo sono le dimensioni del regno dei cieli, insieme a Cristo, loro Signore e Salvatore, una realtà molto diversa da quella attuale. Benché il cristiano apprezzi le cose di questo mondo e ne faccia uso (nei limiti di ciò che gli è consentito dal Signore e responsabilmente verso sé stesso e gli altri) egli “guarda oltre”. Il cristiano vive considerando le cose di questo mondo, le cose legittime e normali, non come valori assoluti, ma come valori relativi (matrimonio, casa, lavoro, piaceri, ecc.). Essi avranno ben presto termine. Qui il cristiano mette le basi per la sua “eredità celeste”, qui egli anticipa i valori del regno dei cieli, qui si prepara per “il dopo”, ciò che il Signore per grazia gli ha promesso e garantito. Qui il suo dovere certo egli lo compie, ma sa di avere pure altri doveri: servire il Signore con il quale egli, per grazia, passerà l'eternità.
Anche le cose negative, in questo mondo, il cristiano le vive “senza farne una tragedia”. Egli piange ed è afflitto, ma sa che questa afflizione sarà di breve durata. Certo si impegna per alleviare la sofferenza in questo mondo, per migliorare le condizioni di vita ed opera “per un mondo migliore”, non però come se questo mondo fosse “tutto ciò che abbiamo”. Egli opera per la pace, per la giustizia, per la salvaguardia del creato: questa però non è l'unica sua prospettiva ed azione, perché nel contempo egli esorta ciascuno al ravvedimento ed alla fede in Cristo, affinché uomini e donne, riconciliati con Dio, possano accedere “al nuovo cielo ed alla nuova terra”.
Il cristiano non è “squilibrato”. Vede ogni cosa nella giusta prospettiva, quella che Cristo gli insegna. Non si proietta tutto nel presente, nella politica, “nel sociale”, come se l'unico obiettivo della fede cristiana fosse vivere meglio in questo mondo. Nemmeno, però, si proietta tutto nello “spirituale”, come se “l'aldilà” fosse l'unica cosa importante. È consapevole che è “nell'aldiqua” che deve testimoniare, con l'intero suo modo di vivere, i valori di Cristo. Non sa quando, ma è consapevole che questo mondo avrà termine. Il cristiano, però, ma non se ne ritira “in attesa su un monte”, ma attende il ritorno di Cristo desiderando che Egli lo trovi non ozioso, ma operante come fedele testimone in questo mondo del Suo stile di vita. “...fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nel cielo ... Beati quei servi che il padrone, arrivando, troverà vigilanti” (Luca 12:33-37).
Preghiera. Signore, insegnami a relativizzare le cose di questo mondo, sia le gioie come i dolori. Che io ti sia riconoscente per le cose oneste della vita. Che io compia quaggiù quanto è giusto e buono ai Tuoi occhi, quanto Tu comandi di essere e di fare. Che io però con Te sempre “guardi oltre” secondo le Tue prospettive. Amen.
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