C'è un'espressione latina che recita "mors tua vita mea" e che rappresenta molto bene "la legge della giungla" che prevale ad ogni livello in questo mondo decaduto.
Questa locuzione pare di origine medioevale, significa "morte tua, vita mia" (o: la tua morte (è) la mia vita). Al di là del tono drammatico del senso letterale, tale espressione si usa quando all'interno di una competizione o nel tentativo di raggiungere un traguardo ci può essere un solo vincitore: il detto indica cioè che il fallimento di uno costituisca requisito indispensabile per il successo di un altro.
Viene comunemente usata per descrivere efficacemente un comportamento connotato da caratteri opportunistici. Si tratta di una locuzione applicata a varî casi particolari per significare che il danno di una persona è spesso un vantaggio per un’altra, o enunciata in senso più ampio, con allusione alle dure leggi della vita e alla lotta per l’esistenza.
Pare anche essere anche una frase che i gladiatori recitavano se stessi prima di entrare al colosseo. Uno ha osservato: "Io l'ho sentita dire anche in banca tra gli impiegati, da quella volta quando entro in banca li vedo come squali pronti ad azzannarsi tra loro per una lode in più".
Se questa è la realtà e la "normalità" per questo mondo decaduto, questa locuzione viene del tutto capovolta dal Signore Gesù, che insegna ed ha dimostrato Egli stesso come per Lui, nel mondo redento, valga piuttosto la regole: "Mors mea vita tua". Nel mondo di Dio, dove regna l'amore (quello autentico) ci si sacrifica, si muore, ci si dona per il bene altrui a proprio discapito! È la regola dell'abnegazione altruista. Questo concetto davvero è e rimane "contro-culturale". È lo stile di vita del mondo nuovo, della nuova creazione. È il messaggio del "venerdì santo".
"Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici" (Giovanni 15:12-13).
Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti.
RispondiElimina(Isaia 53:5)