Adattamento o compromesso?11 “Ma quando Cefa venne ad Antiochia, gli resistei in faccia perché era da condannare. 12 Infatti, prima che fossero venuti alcuni da parte di Giacomo, egli mangiava con persone non giudaiche; ma quando quelli furono arrivati, cominciò a ritirarsi e a separarsi per timore dei circoncisi. 13 E anche gli altri Giudei si misero a simulare con lui; a tal punto che perfino Barnaba fu trascinato dalla loro ipocrisia. 14 Ma quando vidi che non camminavano rettamente secondo la verità del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: «Se tu, che sei giudeo, vivi alla maniera degli stranieri e non dei Giudei, come mai costringi gli stranieri a vivere come i Giudei?»” (Galati 2:11-14).
Non c'è differenza fra l'Evangelo predicato da Paolo e quello predicato da Pietro, il riconoscimento reciproco è franco ed aperto. Pietro non ha problema a vivere “alla maniera degli stranieri e non dei Giudei” perché sa che la salvezza non dipende dalla conformità alle pratiche cerimoniali ebraiche, ma dalla fede in Cristo. Il problema era l'incoerenza di Pietro, tanto che Paolo era stato costretto a riprendere pubblicamente Pietro. Pietro, infatti, con gli israeliti, non solo adattava loro il suo linguaggio (cosa legittima e necessaria), ma anche, in certe cose, il suo comportamento, causando così equivoco e confusione sulla sostanza dell'Evangelo. Agli ebrei, per esempio, era proibito di mescolarsi con i pagani ed essi esigevano che i pagani che si accostavano alla fede ebraica dovessero farsi circoncidere. La fede cristiana questo non lo richiede, anzi, “Non c'è qui né Giudeo né Greco; non c'è né schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3:28), come pure: “in Cristo Gesù non ha valore né la circoncisione né l'incirconcisione; quello che vale è la fede che opera per mezzo dell'amore” (Galati 5:6). Pietro, però, per compiacere gli israeliti (ed attirarli a Cristo) o per timore, simulava la sua conformità alle prescrizioni cerimoniali ebraiche (che altrimenti avrebbe ritenuto superate). È così che Paolo giustamente “resiste in faccia” a Pietro, “perché era da condannare”. Forse Pietro temeva che non facendo come gli israeliti essi si scandalizzassero respingendolo e rifiutando Cristo? Su questioni di principio, però, non si può transigere, quale che sia la possibile reazione del nostro uditorio. Non si può fare accettare Cristo “a tutti i costi”. Non possiamo dire: “Basta che accettino Cristo e siamo disposti ad ogni compromesso”. Paolo stesso sarebbe stato condannabile se, per attirare i pagani, avesse fatto compromessi con qualche loro pratica idolatrica. In quel caso Pietro avrebbe fatto bene a “riprenderlo in faccia”. Nel corso della storia, pratiche idolatriche e pagane sono state di fatto “cristianizzate” perché fosse “più facile” l'accesso dei pagani alla fede cristiana. L'Evangelo, così, è stato compromesso ed alterato tanto da renderlo irriconoscibile, tanto da renderlo “altro”. Sappiamo, però, che non può esistere “un altro Evangelo”. Oggi, allo stesso modo, c'è chi “annacqua” l'Evangelo per renderlo “maggiormente accettabile”alla nostra generazione, oppure lo mescola con le ideologie o i costumi prevalenti adattandolo per renderlo “più appetibile” o “attuale”. Anche se, così facendo, riusciamo ad avere “le chiese piene”, il risultato è tragico e fatale non solo per la fede cristiana, ma per la stessa salvezza di chi prende per buono un tale “Evangelo”, perché non risulta più quel che dovrebbe essere. Quali sono le cose fondamentali della fede cristiana sulle quali non possiamo fare compromessi?
Preghiera. Signore, dammi di proclamare e vivere l'Evangelo in tutte le sue implicazioni con chiarezza e senza paura, sicuro che porterà frutto come e dove Tu così hai deciso. Amen.
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