Presto o tardi qualcuno rivolge sempre al cristiano che dimostra spirito di discernimento l’ammonizione a “Non giudicare”, citando magari anche Matteo 7:1 che dice: “Non giudicate, affinché non siate giudicati”. Che cosa vuol dire Gesù quando ci ammonisce a non giudicare? Forse che non ci è lecito esprimere giudizi morali sul comportamento altrui? Che ciascuno è libero di agire e di comportarsi come ritiene più opportuno e che “non è giusto cercare imporre i nostri criteri morali”? Vediamo meglio.
I termini “giudicare”, o “giudizio” vengono usati nella Parola di Dio in diversi modi a seconda del contesto in cui si trovano.
Quando essi significano “condannare, esprimere un giudizio, punire”, l’individuo deve lasciare questa prerogativa a Dio: “Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all’ira di Dio; poiché sta scritto: «A me la vendetta; io darò la retribuzione», dice il Signore” (Romani 12:19). [Dio sulla terra ha dei rappresentanti che Egli delega per amministrare la giustizia sui malfattori -le autorità civili. Questo è giusto. Romani 13:1-7].
Altre volte la parola “giudicare” significa distinguere, decidere, determinare, concludere, provare, e mettere in questione. Dio vuole che i credenti lo facciano e con amore, specialmente quando devono verificare se una predicazione o un insegnamento sia in linea con la Sua Parola. Paolo scrisse: “E prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento, perché possiate apprezzare le cose migliori, affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo” (Filippesi 1:9,10).
Il Signore Gesù ci comanda ed ammonisce dicendo: “Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma dentro son lupi rapaci” (Matteo 7:15). Noi non potremmo “guardarci”, o sapere se un profeta sia falso oppure no se noi non esercitassimo la facoltà di giudizio. Per questa ci viene dato un criterio oggettivo: “Alla legge! Alla testimonianza!» Se il popolo non parla così, non vi sarà per lui nessuna aurora!”(Isaia 8:20).
Vi sono ambiti in cui il credente generalmente non deve giudicare. Nella maggior parte dei casi, per esempio, egli non deve giudicare se una persona sia o non sia salvata, se professa di essere scritturalmente nata di nuovo: «Il Signore conosce quelli che sono suoi» (2 Timoteo 2:19).
Non dobbiamo giudicare nemmeno le altrui motivazioni. Solo Dio può scrutare il cuore e conoscere le motivazioni che sottostanno alle azioni (1 Corinti 4:1-5) [Vi sono però, nella Scrittura stessa, eccezioni a questo principio - es. Filippesi 1:15-18].
Inoltre noi non dobbiamo giudicare i credenti al riguardo del mangiare certi cibi o del bere certe bevande, o dell’osservare certe festività, ecc. (Romani 14; 1 Corinzi 10:23-33; e Colossesi 2:16,17).
Troppi credenti restano immaturi o sono di fatto condotti in errore perché cercano di esercitare amore indipendentemente da quel giusto discernimento e giudizio di cui la Scrittura parla. I cristiani maturi sono gli “adulti”, “che per via dell’uso hanno le facoltà esercitate a discernere il bene e il male” (Ebrei 5:14).
Una delle ragioni per le quali la Chiesa oggi si trova in crisi è proprio perché i cristiani non hanno ubbidito al comando della Parola di Dio a giudicare l’errore. “Ora vi esorto, fratelli, a tener d’occhio quelli che provocano le divisioni e gli scandali in contrasto con l’insegnamento che avete ricevuto. Allontanatevi da loro” (Romani 16:17). Sono i falsi maestri a provocare “divisioni” e non quelli che protestano contro i loro errori.
Un testo della Scrittura spesso applicato male è “Non giudicate” (Matteo 7:1). Questo comando ha a che vedere con il giudizio ipocrita e non è diretto contro coloro che, in amore e sincerità, discernono se un maestro o una dottrina è vera o falsa rispetto alla Parola di Dio. “«Non giudicate, affinché non siate giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell’occhio tuo? O, come potrai tu dire a tuo fratello: “Lascia che io ti tolga dall’occhio la pagliuzza”, mentre la trave è nell’occhio tuo? Ipocrita, togli prima dal tuo occhio la trave, e allora ci vedrai bene per trarre la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello” (Matteo 7:1-5).
Di fatto, quest’ultima affermazione della Scrittura ci comanda di giudicare (sinceramente): “...allora ci vedrai bene per trarre la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello”. Non dobbiamo dimenticare o cercare di evitare il fatto che il Signore Gesù ci comanda di: “giudicare con un giusto giudizio” e elogia qualcuno dicendogli: “«Hai giudicato rettamente»” (Luca 7:43). Dice ad altri: “Non giudicate secondo l’apparenza, ma giudicate secondo giustizia» (Giovanni 7:24; Luca 7:43; 12:57). Paolo scrive: “Io parlo come a persone intelligenti; giudicate voi su quel che dico” (1 Corinzi 10:15; 2:15).
E’ fin troppo comune e facile per dei cristiani prendere atteggiamenti critici e censori verso coloro che non condividono le loro idee in cose diverse da quelle che hanno a che fare con la dottrina biblica e con la pratica della moralità. E’ però nostro privilegio e dovere fare tutto ciò che possiamo per incoraggiare la loro crescita spirituale. Dobbiamo amarci l’un l’altro e pregare l’uno per l’altro, e fare bene attenzione a noi stessi per non cadere in tentazione. La cosa più sicura ed utile da fare è giudicare sé stessi:”Ora, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati; ma quando siamo giudicati, siamo corretti dal Signore, per non essere condannati con il mondo” (1 Corinzi 11:31,32).
Che cosa accadrebbe se giudicassimo i nostri propri difetti in modo altrettanto privo di carità con il quale giudichiamo gli altri, e se trattassimo gli altri con la stessa tolleranza con la quale giudichiamo noi stessi?
IL GIUDIZIO O DISCERNIMENTO BIBLICO—La comprensione (giudizio) data da Dio a cristiani nati di nuovo riguardo a specifiche proposizioni, affermazioni, o punti di vista - la verità o falsità appoggiata dalla Parola di Dio, la Bibbia. questo produce conoscenza assoluta (qualitativa) - definita filosoficamente come “certezza epistemologica”, ed è peculiare solo di chi appartiene a Dio. “Tuttavia, a quelli tra di voi che sono maturi esponiamo una sapienza, però non una sapienza di questo mondo né dei dominatori di questo mondo, i quali stanno per essere annientati; ma esponiamo la sapienza di Dio misteriosa e nascosta, che Dio aveva prima dei secoli predestinata a nostra gloria e che nessuno dei dominatori di questo mondo ha conosciuta; perché, se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Ma com’è scritto: «Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell’uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano». A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio” ( 1Corinzi 2:6-10).
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