'Il SIGNORE fa tutto ciò che gli piace, in cielo e in terra, nei mari e in tutti gli oceani' (Salmo 135:6).Quando si tratta di Dio e del Suo sovrano diritto di fare tutto ciò che Gli piace in cielo e in terra, tanta è la depravazione del cuore umano che vorremmo mettersi subito a sedere nel tribunale delle umane opinioni sia nel ruolo di giuria che di giudice. Esigiamo delle risposte! Crediamo di avere diritto a delle risposte. Dio ci deve una spiegazione (così noi pensiamo). Ecco così che mettiamo in calendario una seduta di giudizio immediato. Dio stesso deve rispondere a noi di quel che Egli fa o supponiamo che faccia. Egli deve essere posto nel banco degli accusati, ...ed è meglio che si presenti con una buona spiegazione! E che sia convincente perché noi siamo più che pronti a giudicarlo colpevole accusandolo di aver violato i nostri criteri morali di "bontà". Eppure, nonostante che noi si abbia fissato la data dell'udienza ed assunto il miglior pubblico ministero che ci possa rappresentare, Dio non si presenta al giudizio. Questo, naturalmente, ci fa infuriare ancora di più. Dalla Sua prospettiva, però, Egli non sente di avere alcun bisogno od obbligo di fornirci delle spiegazioni.
Rammentate sicuramente come Giobbe avesse chiesto molte spiegazioni sul perché la calamità avesse colpito lui e la sua famiglia e come neanche una volta avesse avuto risposta. Dio non si era sentito in obbligo di dargli spiegazioni. Al contrario, è Lui che chiede a Giobbe: "Dov'eri tu quando io fondavo la terra? Dillo, se hai tanta intelligenza" (Giobbe 38:4). Alle molte domande che Dio gli rivolge, Giobbe non sa fornire alcuna risposta e non può altro che tacere.
Quando avvengono devastazioni, molti vogliono puntare i loro cannoni verso Dio esigendo che Egli ci fornisca delle spiegazioni. Molti hanno fatto esattamente questo di fronte ai tragici avvenimenti degli ultimi giorni. Alcuni cristiani, e persino alcuni predicatori, sentendo il peso delle domande rivolte contro Dio, fanno ricorso a concetti estranei alla Bibbia e, cercando di proteggerlo dall'essere posto sotto scrutinio, dicono: "Dio è altrettanto sconvolto quanto lo siete voi. Dopo questo tsunami, Dio in cielo piangeva sapendo che calamità ne sarebbero seguite. Non poteva farci nulla al riguardo. Se solo si potesse farci qualcosa! Guardate le Sue lacrime e la Sua tristezza: Dio piange!".
È così? È quella una risposta? Dio sarebbe impotente a prevenire i disastri. È così?
In Giobbe 38:8,10,11, quando Dio chiede a Giobbe retoricamente: "Chi chiuse con porte il mare balzante fuori dal grembo materno ... quando gli tracciai dei confini, gli misi sbarre e porte? ... Fin qui tu verrai, e non oltre; qui si fermerà l'orgoglio dei tuoi flutti", forse che Dio si stava solo esercitandosi in un esercizio poetico? Forse che stava solo riempiendo degli spazi nelle nostre bibbie illudendoci che Egli di fatto sia in controllo dei flutti?
Salmo 89:8-9 "SIGNORE, Dio degli eserciti, chi è potente come te, o SIGNORE? La tua fedeltà si manifesta attorno a te. Tu domi l'orgoglio del mare; quando le sue onde s'innalzano, tu le plachi". Forse che Dio ha perduto, nella nostra epoca illuminata, intellettuale e sofisticata, questo tipo di potere? È così?
Quando erano sopraggiunte onde possenti che minacciavano di affondare la barca sulla quale si trovavano, Gesù: "... destatosi, sgridò il vento e i flutti, che si calmarono, e si fece bonaccia" (Luca 8:24). Forse che Egli oggi non è più in grado di farlo o si trattava comunque di una favola? Come afferma giustamente il past. John Piper: "Anche se il terremoto fosse stato causato da Satana, Dio avrebbe potuto fermare le onde". Questo è il Dio della Bibbia: Egli regna e governa. Nemmeno un passero può cadere dal cielo senza che Egli in qualche modo non ne sia coinvolto.
Il profeta Amos si domanda retoricamente: "Piomba forse una sciagura sopra una città, senza che il SIGNORE ne sia l'autore?" (Amos 3:6). Se avessimo dei dubbi sulla risposta da dare a questa domanda, i dubbi sarebbero eliminati per sempre in Isaia 45:7, dove il Signore Iddio dice: "Io formo la luce, creo le tenebre, do il benessere, creo l'avversità; io, il SIGNORE, sono colui che fa tutte queste cose".
Un dio che fosse impotente da impedire lo tsunami non è il Dio della Bibbia, punto. Desiderando di proteggere Dio da ogni scrutinio, coloro che propagano l'idea che Dio non avrebbe potuto impedire tutto questo corrono al falso rifugio dell'idolatria.
Probabilmente la reazione di qualcuno a tutto questo è quella di dire: "Io non potrei mai amare un Dio così". E allora la mia risposta sarebbe: "Oh, ti posso comprendere perfettamente. Fintanto che Dio non interviene, nella Sua grazia, per trasformare il nostro cuore di pietra in un cuore di carne che batta e giunga a conoscerlo, nessuno di noi mai potrebbe amare il Dio vero e vivente della Bibbia". Questa è opera della grazia dal principio alla fine.
Gesù ci mostra che, in realtà, sebbene ci piaccia di pensare che possiamo rivolgere verso di Lui le nostre carabine, sono le carabine di Dio ad essere giustamente rivolte nella nostra direzione. Siamo noi che dobbiamo pentirci, non Dio. Ecco il brano come lo troviamo in Luca 13:1-5:
"In quello stesso tempo vennero alcuni a riferirgli il fatto dei Galilei il cui sangue Pilato aveva mescolato con i loro sacrifici. Gesù rispose loro: «Pensate che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, perché hanno sofferto quelle cose? No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto sui quali cadde la torre in Siloe e li uccise, pensate che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti come loro»".Gli tsunami accadono ogni giorno a livello personale. Forse si tratta della morte prematura di una persona che amiamo - il responso sfavorevole di un medico, un incidente stradale, un disastro aereo - ciascuno di noi presto o tardi avrà a che fare con gli tsunami della vita.
Ciò che Gesù ci vuol dire è che quando vediamo una torre che cade su 18 persone e le uccide, o, con un'applicazione più vasta, la devastazione prodotta da uno tsunami che causa la morte di migliaia di persone, piuttosto che mettere Dio in questione o puntare il dito verso qualcun altro, questo ci dovrebbe rammentare dei nostri propri peccati e quanto ciascuno di noi meriti a causa di essi.
Dalle parole di Gesù possiamo apprendere tre cose:
- Nessuno di noi è migliore di quelli che sono stati uccisi.
- Avrei dovuto essere io a perire (ciò che ci dovrebbe sorprendere è che la notte scorsa non siamo stati soppressi e che Dio non mandi ogni giorno simili tsunami).
- Ciascuno di noi personalmente deve ravvedersi (gli tsunami mi dicono che io devo ravvedermi dei miei peccati ed affidarmi al Signore e Salvatore Gesù Cristo), e questo alla luce dell'universale colpevolezza del genere umano.
Un pensiero finale
Continuiamo a pregare per il prezioso popolo del Giappone e che i buoni propositi di Dio in tutto questo siano stabiliti. Il fatto è che noi non conosciamo tutti i propositi di Dio, ma di una cosa possiamo esserne sicuri: Egli certamente ce n'ha. Può ben essere che Dio voglia causare un esteso risveglio spirituale per tutto il Giappone, affinché l'Evangelo sia conosciuto e porti i suoi frutti. D'altro canto, senza che Dio intervenga direttamente, a causa di tutto questo potrebbe ben essere che il cuore di molti si indurisca ancora di più verso le cose di Dio, ed anche questo sarebbe da comprendersi nell'ambito dei Suoi propositi, così come la Bibbia dichiara esplicitamente, che ci piaccia oppure no. "Così dunque egli fa misericordia a chi vuoe e indurisce chi vuole" (Romani 9:18). Egli farà tutto ciò che Egli ritiene opportuno.
In ogni caso, è nostra precisa responsabilità quella di pregare, di esercitare la nostra compassione e persino di piangere per coloro che hanno visto la loro vita devastata. Il Dio di Abraamo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio di Gesù Cristo, è un Dio di compassione che ci comanda di sentire tutto il peso del dolore degli altri e di piangere con loro. Quando John Piper giustamente afferma: "Quando la Bibbia dice: 'Piangete con quelli che piangono' (Romani 12:15), essa non aggiunge: 'a meno che sia stato Dio a causare quei pianti'".
Coloro che avevano voluto confortare Giobbe avrebbero fatto meglio a piangere con Giobbe, invece di parlare così tanto. Questo non cambia quando scopriamo che le sofferenze di Giobbe erano procedute, alla fin fine, da Dio stesso. No, è giusto piangere con coloro che soffrono. Il dolore è dolore indipendentemente da chi lo causa. Siamo tutti peccatori. L'empatia fluisce non dalle cause del dolore, ma in compagnia del dolore. In questo siamo tutti insieme.
Possa l'amore di Dio manifestarsi nel cuore di coloro che sono in grado di prestare soccorso per venire in aiuto in termini pratici, e possa esso essere la causa delle nostre preghiere continue per questo grande popolo. Possa Dio, attraverso l'amore di Cristo, attirare molte anime perdute nel Suo gregge, là dove potranno fare esperienza di un'eternità di amore alla presenza di Dio, salvati per sempre dalla Sua giusta ira.
[Riflessione del past. John Samson, in Reformation Theology].
Gratitude is the sign of noble souls.
RispondiEliminageneric nolvadex