Il versetto 13, nel suo contesto dice: “...a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome; i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio”.
La struttura letteraria di questi due versetti mette in rilievo che la causa efficente antecedente di “tutti quelli che l’hanno ricevuto” (l’hanno accolto per fede) è che sono “nati da Dio”. Così, in breve, coloro che accolgono Cristo come loro Signore e Salvatore, devono essere prima necessariamente “nati da Dio”. La rigenerazione è presupposto della fede, il versetto 13 modifica il versetto 12. Nessuno riceve autenticamente Gesù come proprio Signore e Salvatore a meno che Dio prima non apra a lui il suo cuore rigenerandolo. Giovanni continua il suo tema attraverso tutto il capitolo 3 e poi ancora nel capitolo 6.”E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è dato dal Padre»” (6:65). Nessuno è in grado di affidarsi autenticamente a Cristo se Dio prima non glielo concede, e TUTTI coloro ai quali Dio lo concede giungeranno alla fede: “Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori” (6:37). Difatti: “È lo Spirito che vivifica; la carne non è di alcuna utilità” (6:63), a questo riguardo. Si tratta di un sillogismo che non lascia spazio alcuno al sinergismo.
Ritornando ai versetti 12 e 13: “Tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome; i quali non sono (diventati figli di Dio in funzione dell’essere) nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo (non dipende dalla volontà umana), ma sono nati da Dio”. Se non lo si legge così questo versetto è privo di senso.
Non si può ricevere Cristo indipendentemente dall’uso della propria volontà, ma se la volontà non è rigenerata, rinnovata prima da Dio, non c’è speranza alcuna di accoglierlo.
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