"Tu mi guiderai con il tuo consiglio e poi mi accoglierai nella gloria. Chi ho io in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te. La mia carne e il mio cuore possono venir meno, ma Dio è la ròcca del mio cuore e la mia parte di eredità, in eterno. Poiché, ecco, quelli che s'allontanano da te periranno; tu distruggi chiunque ti tradisce e ti abbandona. Ma quanto a me,il mio bene è stare unito a Dio; io ho fatto del Signore, di Dio, il mio rifugio, per raccontare, o Dio, tutte le opere tue" (Salmo 73:24-28).
Qual è il fine ultimo, lo scopo principale e più alto, per il quale noi, come creature umane, siamo in esistenza? Qual è il senso, il significato della nostra vita? Per quale scopo, sia come genere umano che singolarmente, Dio ci ha creati, ci ha dato particolari attributi e capacità e sostiene la nostra vita?
Vi è oggi chi afferma che la nostra comparsa nel mondo sia il risultato "del caso", di un fenomeno casuale, arbitrario, e che la nostra vita sia priva di significato se non essere il movimento cieco ed impersonale di cause ed effetti fisico-chimici tendenti, alla fine, al nulla, alla dissoluzione, "dal nulla verso il nulla". Altri dicono che noi siamo "fine a noi stessi", che il senso della nostra vita siamo solo noi a determinarlo. Altri ancora affermano che il fine ultimo della nostra esistenza è perseguire la nostra stessa felicità e piacere e che questo ciascuno lo possa determinare da solo, soggettivamente, "a seconda dei gusti". Il nichilismo e l'arbitrarietà del significato, come pure l'egocentrismo soggettivo, però, conduce solo alla frustrazione di una permanente insoddisfazione, alla futilità ed alla disperazione, e, alla fine all'autodistruzione.
Il significato della nostra vita lo si trova nei propositi che Dio, il Creatore, si poneva quando ha decretato e causato la nostra esistenza. Si tratta di propositi definiti e conoscibili, perché Egli ce li ha rivelati in molte maniere e li ha registrati per noi nella Sua Parola scritta, la Bibbia.Questo implica che la realizzazione piena ed ultima di noi stessi, il compimento della nostra vita, quello che può infonderci gioia e soddisfazione permanente, la possiamo trovare solo in armonia e comunione personale con Dio, alla cui immagine e somiglianza noi siamo stati creati. Lo esprime bene il Salmista quando scrive: "Chi ho io in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te. La mia carne e il mio cuore possono venir meno, ma Dio è la ròcca del mio cuore e la mia parte di eredità, in eterno. (...) quanto a me, il mio bene è stare unito a Dio; io ho fatto del Signore, di Dio, il mio rifugio" (Salmo 73:24-28).
La vera e durevole nostra felicità e soddisfazione dipende dall'adoperarsi consapevolmente a servire lo scopo per il quale siamo stati creati, vale a dire glorificare Dio e godere per sempre in comunione con Lui. La gloria dell'essere umano è servire consapevolmente il proposito per il quale siamo stati creati. Come disse Agostino nelle sue Confessioni: «Ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te». Come noi non ci siamo "fatti da soli" (Salmo 100:3), così non siamo noi a determinare quale sia lo scopo ultimo della nostra vita.
In primo luogo, come per ogni altra cosa che Dio ha creato, la nostra esistenza è in Sua funzione, per Lui e in vista di Lui: "Poiché da lui, per mezzo di lui e in vista di lui sono tutte le cose" (Romani 11:36).Il fine della nostra vita è servire Dio e la Sua santa volontà.
In secondo luogo, il fine della creatura umana è quello di "glorificare Dio", vale a dire rendergli (attribuirgli nelle parole e nei fatti), l'onore, la gloria, il culto, il servizio, la fiducia e l'ubbidienza, che Gli è dovuta in quanto Dio, Creatore e sovrano reggitore dell'universo, secondo i doveri contenuti nel primo comandamento]. "Glorificare Dio" non significa "far sìche Dio sia glorioso", perché Dio è già glorioso. Egli è stato glorioso dall'eternità e nulla di creato da Dio può renderlo più glorioso di quello che Egli già sia. "Glorificare Dio" significa manifestare nella nostra vita la Sua gloria. È quello che fa l'intero creato: "I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l'opera delle sue mani" (Salmo 19:1). Se il creato già lo fa, noi dobbiamo volerlo fare, consapevolmente, espressamente. Dare gloria a Dio è ciò che si era proposto di fare Gesù: "Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l'opera che tu mi hai data da fare" (Giovanni 17:4). Gesù ha compiuto ciò che Dio Padre voleva che Egli facesse, e l'ha fatto volentieri e con gioia, con piena persuasione che realizzare la volontà di Dio è "il massimo", quanto di meglio si possa fare per sé stesso e gli altri!
Dare gloria a Dio non è riservato alle espressioni del culto formale (che pure è importante), ma in tutto ciò che pensiamo, diciamo e facciamo. Mi devo sempre chiedere: Quello che penso, dico e faccio, onora Dio, contribuisce a manifestare la Sua grandezza e gloria, contribuisce a fa sì che, attraverso di me, attraverso la mia testimonianza, gli altri apprezzino, onorino e ringrazino Dio?
La nostra vita deve essere incentrata in Dio e non su noi stessi Di fatto, però, nessuno può vivere una tale vita "teocentrica" fintanto che non è stato rigenerato spiritualmente e convertito a Gesù Cristo, seguendolo come Suo discepolo. A causa della Caduta, infatti, il nostro cuore si allontana da Dio e vogliamo glorificare e servire solo noi stessi. Per poter conoscere come glorificare Dio e godere in comunione con Lui per sempre, dobbiamo conoscere la via della salvezza insegnataci nella Bibbia e camminare in essa, imparare che cosa dobbiamo credere al riguardo di Dio e a quali doveri dobbiamo assolvere per compiacerlo. dobbiamo imparare a "fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo" (Efesini 2:10), sia in generale che personalmente nello specifico della nostra vita, comprendendo e seguendo la nostra vocazione particolare.
Dare gloria a Dio non è "un fardello" da portare, un peso, un'impegno gravoso, ma qualcosa in cui trovare gioia e soddisfazione perché questo è lo scopo ultimo della nostra vita, per questo "glorificare Dio" e "godere Dio" vanno assieme. Gesù disse: "Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero" (Matteo 11:20-30). L'impegno del glorificare Dio, accompagnato dalla gioia, sfocerà così, dopo la parentesi terrena, nella gioia dell'eterna comunione con Dio. Gesù disse: "io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati, affinché vedano la mia gloria che tu mi hai data" (Giovanni 17:24).
Per sintetizzare, approfondire e commentare vedi la prima domanda del Catechismo Maggiore di Westminster.
In primo luogo, come per ogni altra cosa che Dio ha creato, la nostra esistenza è in Sua funzione, per Lui e in vista di Lui: "Poiché da lui, per mezzo di lui e in vista di lui sono tutte le cose" (Romani 11:36).Il fine della nostra vita è servire Dio e la Sua santa volontà.
In secondo luogo, il fine della creatura umana è quello di "glorificare Dio", vale a dire rendergli (attribuirgli nelle parole e nei fatti), l'onore, la gloria, il culto, il servizio, la fiducia e l'ubbidienza, che Gli è dovuta in quanto Dio, Creatore e sovrano reggitore dell'universo, secondo i doveri contenuti nel primo comandamento]. "Glorificare Dio" non significa "far sìche Dio sia glorioso", perché Dio è già glorioso. Egli è stato glorioso dall'eternità e nulla di creato da Dio può renderlo più glorioso di quello che Egli già sia. "Glorificare Dio" significa manifestare nella nostra vita la Sua gloria. È quello che fa l'intero creato: "I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l'opera delle sue mani" (Salmo 19:1). Se il creato già lo fa, noi dobbiamo volerlo fare, consapevolmente, espressamente. Dare gloria a Dio è ciò che si era proposto di fare Gesù: "Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l'opera che tu mi hai data da fare" (Giovanni 17:4). Gesù ha compiuto ciò che Dio Padre voleva che Egli facesse, e l'ha fatto volentieri e con gioia, con piena persuasione che realizzare la volontà di Dio è "il massimo", quanto di meglio si possa fare per sé stesso e gli altri!
Dare gloria a Dio non è riservato alle espressioni del culto formale (che pure è importante), ma in tutto ciò che pensiamo, diciamo e facciamo. Mi devo sempre chiedere: Quello che penso, dico e faccio, onora Dio, contribuisce a manifestare la Sua grandezza e gloria, contribuisce a fa sì che, attraverso di me, attraverso la mia testimonianza, gli altri apprezzino, onorino e ringrazino Dio?
La nostra vita deve essere incentrata in Dio e non su noi stessi Di fatto, però, nessuno può vivere una tale vita "teocentrica" fintanto che non è stato rigenerato spiritualmente e convertito a Gesù Cristo, seguendolo come Suo discepolo. A causa della Caduta, infatti, il nostro cuore si allontana da Dio e vogliamo glorificare e servire solo noi stessi. Per poter conoscere come glorificare Dio e godere in comunione con Lui per sempre, dobbiamo conoscere la via della salvezza insegnataci nella Bibbia e camminare in essa, imparare che cosa dobbiamo credere al riguardo di Dio e a quali doveri dobbiamo assolvere per compiacerlo. dobbiamo imparare a "fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo" (Efesini 2:10), sia in generale che personalmente nello specifico della nostra vita, comprendendo e seguendo la nostra vocazione particolare.
Dare gloria a Dio non è "un fardello" da portare, un peso, un'impegno gravoso, ma qualcosa in cui trovare gioia e soddisfazione perché questo è lo scopo ultimo della nostra vita, per questo "glorificare Dio" e "godere Dio" vanno assieme. Gesù disse: "Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero" (Matteo 11:20-30). L'impegno del glorificare Dio, accompagnato dalla gioia, sfocerà così, dopo la parentesi terrena, nella gioia dell'eterna comunione con Dio. Gesù disse: "io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati, affinché vedano la mia gloria che tu mi hai data" (Giovanni 17:24).
Per sintetizzare, approfondire e commentare vedi la prima domanda del Catechismo Maggiore di Westminster.
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