Gli scritti confessionali della Riforma sono un tesoro di sapienza biblica e saggezza che dobbiamo conoscere e valorizzare per salvaguardare nella nostra generazione l'integrità ed efficacia del ministero cristiano. Un prezioso documento dei Canoni di Westminster (1646) ha per titolo "Istruzioni sul culto pubblico". Ve ne propongo la sezione sulla predicazione della Parola. Esso mette in evidenza di come il ministro di Dio debba avere la consapevolezza che essa è finalizzata alla salvezza sua e di quelli che lo ascoltano e che debba essere in buona misura qualificato per tanto gravoso servizio avendo esercitato in esse i suoi sensi e cuore ben più degli altri credenti. Egli deve coltivare e migliorare nella sua preparazione privata prima di poter esporre in pubblico ciò che è chiamato a comunicare. Deve sforzarsi di esporre la Scrittura in modo tale che i suoi uditori possano sentire che la Parola di Dio è viva e potente, che penetra nei cuori e nelle intenzioni del cuore, tanto che se fosse presente un qualsiasi incredulo o persona ignorante, egli vi veda rivelati i segreti del suo cuore, e così dia gloria a Dio. La predicazione può e deve avere diverso carattere: istruzione e informazione; confutare false dottrine; esortazione, biasimo e riprensione; conforto e stimolo all'esame di sé stessi. Il predicatore deve avere diligenza, chiarezza e fedeltà, saggezza, serietà, amorevole affetto, come pure la ferma persuasione di insegnare la verità di Cristo.
La predicazione della Parola
La predicazione della Parola, essendo potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede (1) ed una delle opere più grandi ed eccellenti del ministero dell’Evangelo, dovrebbe essere eseguita come un operaio che non ha da vergognarsi della sua opera (2), nella consapevolezza che essa è finalizzata alla salvezza sua e di quelli che lo ascoltano (3).
Si presuppone (secondo le regole dell’ordinazione) che il ministro di Cristo sia in buona misura qualificato per tanto gravoso servizio, che padroneggi le lingue originali della Bibbia, che sia abile in quelle arti e in quelle scienze che sono ancelle della teologia; che egli conosca l’intero corpo della teologia, ma più di tutto le Sacre Scritture, avendo esercitato in esse i suoi sensi e cuore ben più degli altri credenti.
Inoltre, oltre alla lettura e lo studio della Parola, attraverso l’illuminazione dello Spirito Santo e altri doni di edificazione, [il ministro di Dio] dovrebbe ancora impegnarsi con la preghiera ed un cuore umile, di perseguire la sempre maggiore comprensione di qualunque altra verità che Dio gli rendesse nota. Tutto questo egli dovrebbe coltivare e migliorare nella sua preparazione privata prima di poter esporre in pubblico ciò che è chiamato a comunicare.
Normalmente il soggetto del sermone dovrà essere un qualche testo della Scrittura che presenti un qualche principio o soggetto di religione, oppure che sia adatto a una circostanza speciale in cui ci si trova; oppure ancora egli potrà addentrarsi in qualche capitolo, Salmo, o libro della Sacra Scrittura egli come riterrà più opportuno.
Che l’introduzione al suo testo sia breve e significativa, tratta dal testo stesso, o contesto, o qualche luogo biblico parallelo, o frase generale della Scrittura.
Se il testo è lungo (come di solito lo potrebbero essere le storie e le parabole), che egli ne faccia il riassunto; se è breve, che ne faccia la parafrasi, se necessario. In entrambi i casi, egli dovrà considerare diligentemente la finalità del testo, menzionando i soggetti principali e basi di dottrina che da esso possono essere tratti.
Nell’analizzare e suddividere il suo testo, egli dovrà concentrarsi più sull’ordine degli argomenti che delle parole. Non dovrà né sovraccaricare la memoria degli uditori all'inizio con troppi punti e sottopunti, né turbare la loro mente con oscuri termini tecnici.
Nel trarre insegnamenti dal testo, egli dovrà aver cura di:
Le argomentazioni ed i ragionamenti dovranno essere solidi e, per quanti essi siano, convincenti. Le illustrazioni di qualsiasi tipo, dovrebbero essere piene di luce, tali da convogliare la verità nel cuore dell’uditore con piacere.
Se sembreranno sorgere dalla Scrittura ovvi dubbi, ragioni, o pregiudizi da parte degli uditori, sarà molto necessario rimuoverli, riconciliando le apparenti differenze, rispondendo alle questioni [che potrebbero sorgere], scoprendo ed eliminando le cause di pregiudizio e di errore. Altrimenti non sarà opportuno far soffermare l’uditore proponendo o rispondendo cavilli cattivi o vani dato che, essendo senza fine, proporli e rispondere ad essi impedisce più che promuove l’edificazione.
Non dovrà limitarsi ad un insegnamento generale, mai abbastanza chiarito e confermato, ma lo porterà al più presto al suo uso speciale o ad un’adatta applicazione per i suoi uditori. Per quanto, infatti, esso si comprovasse opera di grande difficoltà per lui stesso, richiedendo saggezza, zelo, e meditazione, per l’uomo corrotto e naturale apparirà molto sgradevole. Il predicatore, perciò, dovrà sforzarsi di esporlo in modo tale che i suoi uditori possano sentire che la Parola di Dio è viva e potente, che penetra nei cuori e nelle intenzioni del cuore, tanto che se fosse presente un qualsiasi incredulo o persona ignorante, egli vi veda rivelati i segreti del suo cuore, e così dia gloria a Dio.
Nell’uso di istruzione o informazione nella conoscenza di qualche verità, conseguenza dell’insegnamento esposto, egli potrà, se necessario, confermarla con poche solide argomentazioni tratte dal testo in esame e da altri luoghi della Scrittura, o dalla natura di quella tematica teologica, di cui quella verità è un ramo.
Nel confutare false dottrine, egli non dovrà risuscitare dalla tomba vecchie eresie, né menzionare inutilmente opinioni blasfeme. Se davvero il popolo è in pericolo a causa di qualche, egli dovrà confutarlo in modo sano, e sforzarsi di soddisfare il loro giudizio e coscienza contro ogni obiezione.
Nell’esortare a compiere dei doveri, egli dovrà, quando ne vede causa, insegnare pure i mezzi che possano aiutare a compierli.
Nel biasimo, riprensione e pubblica ammonizione (che richiedono speciale sapienza) il predicatore, quando ve ne sarà causa, non solo scoprirà la natura e la grandezza di quel peccato, con le conseguenze negative che da esso derivano, ma mostrerà pure i pericoli in cui incorrono i suoi uditori se ne fossero sorpresi o intrappolati, insieme ai rimedi ed ai modi migliori per evitarlo.
Nell’applicare il conforto, sia in generale contro ogni tentazione, o in particolare contro speciali problemi o timori, egli dovrà attentamente rispondere a quelle obiezioni che potrebbero suggerire in contrario i cuori aggravati ed afflitti.
E’ pure talvolta necessario dare qualche nota di verifica (il che è molto utile, specialmente quando è fatta da qualche ministro abile e di esperienza, con circospezione e prudenza, ed i segni chiaramente fondati sulle Sacre Scritture) per le quali gli uditori possano esaminare sé stessi se essi hanno fatto uso di quelle grazie e adempiuto quei doveri ai quali egli ha esortato, o se siano colpevoli del peccato denunciato, ed in pericolo dei giudizi minacciati, o sono coloro a cui la consolazione è necessaria. Questo affinché essi possano essere sollecitati al dovere, umiliati per le loro mancanze e peccati, come la loro condizione, dopo l’esame, richiederà.
Sebbene il predicatore non debba sempre trattare di tutti gli insegnamenti contenuti in un determinato testo, egli dovrà scegliere fra quelli ciò che considera più necessari e puntuali per il suo gregge, conoscendolo e vivendoci insieme. Fra questi egli metterà in particolare evidenza ciò che maggiormente possa attirare la loro anima a Cristo, fonte di luce, santità e conforto.
Questo metodo non è prescritto per tutti o per ogni testo, ma solo raccomandato, perché l’esperienza ha dimostrato essere molto benedetto da Dio, e molto utile per la comprensione e la memoria del popolo.
In ogni caso, il servo di Cristo, qualunque sia il metodo che usi, dovrà adempiere l’intero suo ministero:
Si presuppone (secondo le regole dell’ordinazione) che il ministro di Cristo sia in buona misura qualificato per tanto gravoso servizio, che padroneggi le lingue originali della Bibbia, che sia abile in quelle arti e in quelle scienze che sono ancelle della teologia; che egli conosca l’intero corpo della teologia, ma più di tutto le Sacre Scritture, avendo esercitato in esse i suoi sensi e cuore ben più degli altri credenti.
Inoltre, oltre alla lettura e lo studio della Parola, attraverso l’illuminazione dello Spirito Santo e altri doni di edificazione, [il ministro di Dio] dovrebbe ancora impegnarsi con la preghiera ed un cuore umile, di perseguire la sempre maggiore comprensione di qualunque altra verità che Dio gli rendesse nota. Tutto questo egli dovrebbe coltivare e migliorare nella sua preparazione privata prima di poter esporre in pubblico ciò che è chiamato a comunicare.
Normalmente il soggetto del sermone dovrà essere un qualche testo della Scrittura che presenti un qualche principio o soggetto di religione, oppure che sia adatto a una circostanza speciale in cui ci si trova; oppure ancora egli potrà addentrarsi in qualche capitolo, Salmo, o libro della Sacra Scrittura egli come riterrà più opportuno.
Che l’introduzione al suo testo sia breve e significativa, tratta dal testo stesso, o contesto, o qualche luogo biblico parallelo, o frase generale della Scrittura.
Se il testo è lungo (come di solito lo potrebbero essere le storie e le parabole), che egli ne faccia il riassunto; se è breve, che ne faccia la parafrasi, se necessario. In entrambi i casi, egli dovrà considerare diligentemente la finalità del testo, menzionando i soggetti principali e basi di dottrina che da esso possono essere tratti.
Nell’analizzare e suddividere il suo testo, egli dovrà concentrarsi più sull’ordine degli argomenti che delle parole. Non dovrà né sovraccaricare la memoria degli uditori all'inizio con troppi punti e sottopunti, né turbare la loro mente con oscuri termini tecnici.
Nel trarre insegnamenti dal testo, egli dovrà aver cura di:
- Primo, che la sostanza sia la verità di Dio.
- Secondo, che sia una verità contenuta o basata su quel testo, affinché i suoi uditori possano discernere in che modo da esso Dio ci istruisca.
- In terzo luogo: che egli insista su quegli insegnamenti che vi sono principalmente intesi, e maggiormente contribuiscano all’edificazione degli uditori.
Le argomentazioni ed i ragionamenti dovranno essere solidi e, per quanti essi siano, convincenti. Le illustrazioni di qualsiasi tipo, dovrebbero essere piene di luce, tali da convogliare la verità nel cuore dell’uditore con piacere.
Se sembreranno sorgere dalla Scrittura ovvi dubbi, ragioni, o pregiudizi da parte degli uditori, sarà molto necessario rimuoverli, riconciliando le apparenti differenze, rispondendo alle questioni [che potrebbero sorgere], scoprendo ed eliminando le cause di pregiudizio e di errore. Altrimenti non sarà opportuno far soffermare l’uditore proponendo o rispondendo cavilli cattivi o vani dato che, essendo senza fine, proporli e rispondere ad essi impedisce più che promuove l’edificazione.
Non dovrà limitarsi ad un insegnamento generale, mai abbastanza chiarito e confermato, ma lo porterà al più presto al suo uso speciale o ad un’adatta applicazione per i suoi uditori. Per quanto, infatti, esso si comprovasse opera di grande difficoltà per lui stesso, richiedendo saggezza, zelo, e meditazione, per l’uomo corrotto e naturale apparirà molto sgradevole. Il predicatore, perciò, dovrà sforzarsi di esporlo in modo tale che i suoi uditori possano sentire che la Parola di Dio è viva e potente, che penetra nei cuori e nelle intenzioni del cuore, tanto che se fosse presente un qualsiasi incredulo o persona ignorante, egli vi veda rivelati i segreti del suo cuore, e così dia gloria a Dio.
Nell’uso di istruzione o informazione nella conoscenza di qualche verità, conseguenza dell’insegnamento esposto, egli potrà, se necessario, confermarla con poche solide argomentazioni tratte dal testo in esame e da altri luoghi della Scrittura, o dalla natura di quella tematica teologica, di cui quella verità è un ramo.
Nel confutare false dottrine, egli non dovrà risuscitare dalla tomba vecchie eresie, né menzionare inutilmente opinioni blasfeme. Se davvero il popolo è in pericolo a causa di qualche, egli dovrà confutarlo in modo sano, e sforzarsi di soddisfare il loro giudizio e coscienza contro ogni obiezione.
Nell’esortare a compiere dei doveri, egli dovrà, quando ne vede causa, insegnare pure i mezzi che possano aiutare a compierli.
Nel biasimo, riprensione e pubblica ammonizione (che richiedono speciale sapienza) il predicatore, quando ve ne sarà causa, non solo scoprirà la natura e la grandezza di quel peccato, con le conseguenze negative che da esso derivano, ma mostrerà pure i pericoli in cui incorrono i suoi uditori se ne fossero sorpresi o intrappolati, insieme ai rimedi ed ai modi migliori per evitarlo.
Nell’applicare il conforto, sia in generale contro ogni tentazione, o in particolare contro speciali problemi o timori, egli dovrà attentamente rispondere a quelle obiezioni che potrebbero suggerire in contrario i cuori aggravati ed afflitti.
E’ pure talvolta necessario dare qualche nota di verifica (il che è molto utile, specialmente quando è fatta da qualche ministro abile e di esperienza, con circospezione e prudenza, ed i segni chiaramente fondati sulle Sacre Scritture) per le quali gli uditori possano esaminare sé stessi se essi hanno fatto uso di quelle grazie e adempiuto quei doveri ai quali egli ha esortato, o se siano colpevoli del peccato denunciato, ed in pericolo dei giudizi minacciati, o sono coloro a cui la consolazione è necessaria. Questo affinché essi possano essere sollecitati al dovere, umiliati per le loro mancanze e peccati, come la loro condizione, dopo l’esame, richiederà.
Sebbene il predicatore non debba sempre trattare di tutti gli insegnamenti contenuti in un determinato testo, egli dovrà scegliere fra quelli ciò che considera più necessari e puntuali per il suo gregge, conoscendolo e vivendoci insieme. Fra questi egli metterà in particolare evidenza ciò che maggiormente possa attirare la loro anima a Cristo, fonte di luce, santità e conforto.
Questo metodo non è prescritto per tutti o per ogni testo, ma solo raccomandato, perché l’esperienza ha dimostrato essere molto benedetto da Dio, e molto utile per la comprensione e la memoria del popolo.
In ogni caso, il servo di Cristo, qualunque sia il metodo che usi, dovrà adempiere l’intero suo ministero:
- 1. Con grande diligenza, non facendo cioè l’opera del Signore negligentemente;
- 2. Con chiarezza, affinché anche il minimo possa comprendere; dispensando la verità non con parole suadenti di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e potenza, per non rendere vana la croce di Cristo; astenendosi dal fare inutile uso di lingue sconosciute, frasi strane e strane cadenze di suono e parola; citando solo raramente frasi di ecclesiastici o di altri scrittori umani, antichi o moderni, per quanto eleganti siano le frasi;
- 3. Con fedeltà, considerando l’onore di Cristo, la conversione, edificazione, e salvezza del popolo, non per proprio guadagno o gloria; non trattenendo per sé nulla che possa promuovere quei santi fini, dando a ciascuno ciò che gli spetta, e non facendo differenze fra i suoi uditori, senza trascurare di considerare né i peccati del minimo, né quelli dei più eminenti fra il suo gregge.
- 4. Con saggezza, impostando tutti gli insegnamenti, esortazioni, e specialmente i suoi ammonimenti in maniera tale da conseguire il massimo successo, mostrando il debito rispetto alla persona ed al luogo di ognuno, senza mescolarvi le proprie passioni o amarezze.
- 5. Con serietà, come si confà alla Parola di Dio; evitando tutti quei gesti, espressioni della voce ed espressioni che possano dare occasione alla corruzione degli uomini di disprezzare lui o il suo ministero.
- 6. Con amorevole affetto, affinché il popolo possa vedere che tutto proviene dal suo pio zelo, e desiderio di tutto cuore di far loro del bene. E,
- 7. Come Dio stesso insegna, e persuaso nel suo proprio cuore, che tutto ciò che insegna è verità di Cristo; camminando davanti al suo gregge come esempio di tutti; con impegno, sia in privato che in pubblico, affidando la sua opera alla benedizione del Signore, e vigilando su sé stesso e sul gregge sul quale il Signore lo ha reso sorvegliante. Così la dottrina della verità rimarrà incorrotta, molte anime saranno convertite ed edificate, e lui stesso avrà il conforto che il suo lavoro sarà remunerato non solo in questa vita, ma anche dopo, nel mondo a venire, quando la corona della gloria sarà posta sul suo capo.
[Da "Istruzioni sul culto pubblico" dei Canoni di Westminster, 1646].
Note
(1) Romani 1:16.
(1) "Sfòrzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità" (2 Timoteo 2:15).
(2) "Bada a te stesso e all'insegnamento; persevera in queste cose perché, facendo così, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano" (1 Timoteo 4:16).
Grazie Paolo, ho ribloggato il tuo articolo
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