lunedì 1 aprile 2019

Unico, irripetibile, incomparabile (1. Galati 1:1-5)

Dopo aver percorso, riflettendo, la lettera dell'apostolo Paolo ai Romani per ben 67 settimane, iniziamo oggi una simile serie per la lettera dell'apostolo Paolo ai Galati che pure, a Dio piacendo, percorreremo pian piano. Iniziamo con una breve introduzione e poi con l'esaminare 1:1-5. L'abbiamo intitolata: "Unico, irripetibile, incomparabile". Così è l'Evangelo, così è il servizio svolto dall'apostolo Paolo per la chiesa universale.

Introduzione a Galati

Le nostre meditazioni settimanali sistematiche ci conducono a una lettera apostolica molto importante, quella che Paolo scrive ai cristiani della Galazia. Proclamando l'Evangelo in tutta la sua carica rivoluzionaria, essa contrasta un fenomeno ricorrente nella storia del cristianesimo: il tentativo di addomesticarlo per renderlo più simile alle religioni di questo mondo. Troppo tagliente e pericoloso? Ancora oggi c'è chi lo vorrebbe"smussare", annacquare, ridurre a "più miti pretese". Un tale Evangelo riveduto e corretto, però, non è più l'Evangelo di Cristo, ma altra cosa fondamentalmente, una sua falsificazione priva di potenza. Infatti non può né salvare né trasformare la creatura umana rovinata dal peccato. La lettera ai cristiani della Galazia (Epistola ai Galati) è così considerata una delle più importanti dell'apostolo Paolo. Potremmo dire che si tratti del cuore stesso dell'insegnamento dell'apostolo, l'affermazione più esplicita ed aliena da compromessi dell'Evangelo, come egli afferma: "io non l'ho ricevuto né imparato da nessun uomo, ma l'ho ricevuto per una rivelazione di Gesù Cristo" (Galati 1:12).

Questa lettera, forse la più influente del nuovo Testamento, presenta numerose similitudini con quella scritta ai cristiani di Roma ed è stata grandemente stimata nel corso della storia soprattutto come il "cavallo di !attaglia" della Riforma protestante", "il manifesto della libertà in Cristo", la pietra angolare stessa della Riforma. Lettera favorita da Martin Lutero, essa è stata considerata come "il sasso colto dal greto del torrente attraverso il quale, come Davide, i riformatori hanno colpito il gigante Golia del Papato. Martin Lutero si riferiva a questa lettera come a "sua moglie": "L'epistola ai Galati è la mia epistola, ad essa sono come unito in matrimonio. La mia Caterina". Si può veramente dire che Galati incorpori il credo fondamentale della libertà cristiana, la sua Magna Charta, cittadella imprendibile che resiste ad ogni attacco sferrato contro la libertà cristiana, soprattutto quando proviene da coloro ce vorrebbero ridurre la fede cristiana a semplice "religione" fatta di regole, di cerimonie, di feste da cele!rare, tradizioni umane ecc. e renderla pari a tante altre.

Il carattere rivoluzionario della fede cristiana coerente continua ad apparire però, in modo sorprendente al lettore di questa lettera (ieri come oggi) quando la studia attentamente traendone le conseguenze. La Galazia è la zona dove si trovavano le chiese alle quali questa lettera è stata originalmente inviata, corrisponde più o meno al centro-nord dell'attuale Turchia ed è stata chiamata così a causa dell'immigrazione dall'Europa in quella terra di popolazioni celtiche (Galli) intorno al 287-27 a. C. La Galazia diventa una provincia di Roma nell'anno 25 a. C. Le Comunità cristiane erano state costituite in Galazia durante il secondo viaggio missionario dell'apostolo Paolo ed erano formate da convertiti provenienti sia dall'ebraismo che dal paganesimo. Questa lettera ai cristiani della Galazia è stata scritta dall'apostolo Paolo nell'anno 49 o 55 AD durante il suo terzo viaggio missionario

I problemi ce l'apostolo affronta in questa lettera erano stati causati dai giudaizzanti, cristiani d'origine ebraica che, in modo militante e legalistico insistevano che tutti i cristiani (anche quelli provenienti dal paganesimo) dovessero sottoporsi alle prescrizioni cerimoniali della legge mosaica. Essi consideravano l'insegnamento di Paolo "troppo facile", "liberale". Gli contestavano di predicare una grazia a buon mercato. Avrebbero voluto che i cristiani, per poter appartenere al popolo di Dio, si facessero circoncidere, attaccavano l'Apostolo in tre aree. (1) Contestando la sua autorità, (2) affermavano che la salvezza dovesse essere sia per fede che per opere meritorie, (3) sostenevano che la visione di Paolo della vita cristiana conducesse a giustificare comportamenti licenziosi. Tutto questo era molto simile al Fariseismo che lo stesso Gesù aveva combattuto durante il suo ministero terreno.

Un inviato speciale
"Paolo, apostolo (non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma tramite Gesù Cristo e Dio Padre, che lo ha risuscitato dai morti), e tutti i fratelli che sono con me, alle chiese della Galazia: grazia a voi e pace da Dio Padre e dal Signore nostro Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri peccati, per sottrarci dalla presente malvagia età secondo la volontà di Dio, nostro Padre, al quale sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen” (Galati 1:1-5).
Com'è sua consuetudine, anche all'inizio di questa lettera ai cristiani della Galazia, Paolo si presenta come suo mittente. Egli evidenzia ciò che qualifica il suo ministero e legittima il suo autorevole intervento. In questa lettera, specificare come egli sia apostolo, è molto più che una formalità. Difatti, come vedremo più avanti, fra i cristiani della Galazia la sua dignità ed autorità apostolica era contestata. Egli descrive, così, come sia giunto ad essere quel che, per grazia di Dio, è diventato. Egli è “apostolo”. Benché termine “apostolo” letteralmente significhi inviato, messo, per lui e per i 12 (primi discepoli di Gesù) esso assume una connotazione del tutto particolare. Iddio ha voluto, infatti, che essi, insieme agli antichi profeti di Israele, fossero gli autorevoli, principali, fondamentali strumenti della rivelazione, dell'Evangelo di Cristo. “Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare”, Nelle altre epoche non fu concesso ai figli degli uomini di conoscere questo mistero, così come ora, per mezzo dello Spirito, è stato rivelato ai santi apostoli e profeti di lui” (Efesini 2:20; 4:11).

Il loro ruolo è insostituibile, imprescindibile per la fede cristiana, inalterabile e “non trasmissibile”. Paolo afferma di avere ricevuto questo suo incarico non da parte di uomini né per mezzo di un uomo. Certo, con Barnaba dalla chiesa di Antiochia egli era stato inviato a predicare l'Evangelo in una particolare zona, ma era stato lo Spirito Santo a guidarli in quel senso (Atti 13:3). La vocazione ed il ministero di Paolo non dipendeva da alcuna autorità umana e men che meno ecclesiastica, ma direttamente da Gesù Cristo (Atti 9:1-43; 26:14-17, Galati 1:15-17) e quindi da Dio Padre. Paolo può essere considerato “inviato speciale”, avendo conosciuto il Cristo solo in quanto risorto e non come i 12 durante la Sua vita terrena (Matteo 10:1-42).

L'immediatezza della vocazione di Paolo non può essere usata per giustificare le pretese di alcun altro (come spesso è avvenuto nella storia) che affermi di aver ricevuto rivelazioni tali da sovvertire (sottraendo, aggiungendo o scalzando) quanto è stato finalizzato nelle Sacre Scritture dell'Antico e del Nuovo Testamento. Come la Persona e l'opera di Cristo era e rimane speciale, unica, insostituibile ed insuperabile, così l'esperienza dell'apostolo Paolo è da considerarsi unica nel suo genere. Paolo e i 12 rimangono sorgente perenne e punto di riferimento inalterabile di tutto ciò che può considerarsi Evangelo di Cristo e Parola di Dio. Ad essa dobbiamo attenerci diligentemente, consapevoli che nel presente secolo (o mondo) malvagio ci sono stati e continuano ad esserci “falsari” dell'Evangelo che producono “moneta falsa”. Da questo tipo di mondo Iddio ci ha sottratti e dobbiamo bene guardarci, affinché, con le sue incessanti lusinghe, non ne veniamo sedotti ed ingannati. Non tutto, infatti, quel che brilla è oro. 

Come i falsi profeti del tempo di Geremia: “Tendono la lingua, che è il loro arco, per scoccare menzogne; sono diventati potenti nel paese, ma non per agire con fedeltà; poiché passano di malvagità in malvagità e non conoscono me, dice il SIGNORE” (Geremia 9:3).

Preghiera. Ti ringrazio di avermi fornito con Paolo e gli altri apostoli e profeti un sicuro punto di riferimento per la mia vita. Che io mi attenga ad esso diligentemente non dando credito alcuno alle pretese di chicchessia, per quanto altisonanti possano essere. Amen.

Domenica 7 Aprile 2019 - Quinta Domenica di Quaresima

Testi biblici: Isaia 43:16-21; Filippesi 3:4-14; Giovanni 12:1-8; Salmi 126

Preghiera: Onnipotente Iddio, tu solo puoi riportare ordine nelle volontà ribelli e affetti dei peccatori; Concedi al tuo popolo la grazia di amare ciò che tu comandi e desiderare ciò che tu prometti; affinché, nei mutevoli e veloci cambiamenti di questo mondo, i nostri cuori possano essere concentrati là dove si trovano le vere gioie; per Gesù Cristo, nostro Signore, che vive e regna con te e con lo Spirito Santo, un solo Dio ora e per sempre. Amen.

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