"Poi, dopo tre anni, salii a Gerusalemme per andare a vedere Pietro e rimasi con lui quindici giorni. E non vidi alcun altro degli apostoli, se non Giacomo, il fratello del Signore. Ora, quanto alle cose che vi scrivo, ecco, davanti a Dio non mento. Poi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia. Or io ero sconosciuto personalmente alle chiese della Giudea, che sono in Cristo, ma esse udivano soltanto dire: «Colui che prima ci perseguitava, ora annunzia quella fede che egli devastava», e glorificavano Dio per causa mia” (Galati 1:18-24).
Prosegue lo schietto racconto autobiografico dell'apostolo Paolo con il quale egli vuole sottolineare fortemente il fatto che il messaggio dell'Evangelo di cui è portatore proviene direttamente da Dio. Il contatto con i primi discepoli di Gesù e con l'originale comunità cristiana, infatti, era stato molto limitato e la sua esperienza per molti di loro era solo “un sentito dire” fonte di grande stupefazione e di lode verso Dio, che davvero agisce talvolta in modo decisamente imprevedibile. Il ministero di Paolo era indipendente dalla “successione apostolica”.
Sono molti anche oggi coloro che pretendono di essere ascoltati e seguiti vantando credenziali umane. Potrebbero essere titoli di studio o di merito acquisiti in rinomate scuole teologiche, certificati che mostrano come essi siano stati ufficialmente consacrati al loro ministero da un'organizzazione religiosa che vanta la continuità di un'ininterrotta successione risalente agli apostoli stessi. Per loro questo sarebbe garanzia indiscutibile di legittimità alla quale Dio stesso darebbe il sigillo di approvazione. La “competenza” di ogni autentico ministro di Dio, però, non si fonda sulla legittimazione umana ma su un'autentica vocazione divina ed esperienza spirituale. La chiesa può solo confermare, sanzionare, la divina vocazione di una persona, non determinarla.
Innumerevoli sono i casi in cui è l'uomo ad inviare ma Dio non lo benedice. C'è oggi infatti chi predica o addirittura dirige una chiesa senza avere mai avuto una reale esperienza di conversione a Cristo ed è estraneo ad una vera vita spirituale. Non hanno diritto di predicare e di amministrare le ordinanze di Cristo coloro che Dio non ha inviato, quand'anche fosse l'intera assemblea degli Apostoli ad averli consacrati imponendo loro le mani. Dio non ha mai mandato come strumento per la conversione d'altri chi non ha mai avuto l'esperienza della conversione a Cristo. Non invierà mai ad insegnare le virtù di Cristo chi svolge il ministero cristiano “solo per professione” e conserva una mentalità mondana ed inconvertita; chi è pretenzioso, intollerante e volgare. Coloro nei quali non dimora lo Spirito di Cristo, non hanno alcun mandato a predicare l'Evangelo. Potranno anche vantare l'approvazione di autorità umane, ma con quali frutti?
D'altro canto, nessuno può presumere di propria iniziativa di predicare o di assumere qualche altro ministero senza esserne stato mandato. Quando poi ha ricevuto l'autorità di Dio, dovrà pure ottenere la conferma ed il mandato della comunità cristiana, come Paolo che, pur consacrato Apostolo direttamente da Cristo stesso, non ignora la comunità cristiana storica e gli altri Apostoli, ma persegue la loro approvazione conciliando con essi il suo ministero. “E come annunzieranno se non sono mandati?” (Romani 10:15).
Preghiera. Che io non presuma di poterti servire senza avere avuto una reale esperienza spirituale di conversione, ma nemmeno di farlo senza avere perseguito e ricevuto il mandato di una comunità cristiana. Amen.
Domenica 12 Maggio 2019 - Quarta Domenica di Pasqua
Letture bibliche: Atti 11:1-18; Apocalisse 21:1-6; Giovanni 13:31-35; Salmi 148
Onnipotente Dio, che conoscerti davvero equivale a vita eterna: concedici di conoscere tanto perfettamente il tuo Figlio Gesù Cristo come la via, la verità, e la vita, da poter seguire con costanza e coerenza i suoi passi lungo la via che conduce alla vita eterna; per Gesù Cristo, tuo figlio e nostro Signore, che vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, un solo Dio, ora e per sempre. Amen.
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