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domenica 9 settembre 2018

Il crocevia

C'è chi disprezza la sapienza antica come "superata" e preferisce la sapienza moderna. Tanti seguono "vie nuove" e, altezzosi, guardano con compatimento chi prende seriamente il sentiero indicato dalla Bibbia. Il profeta Geremia sfida anche la generazione moderna a non aver timore a incamminarsi sui "sentieri antichi". Perché? Lo esaminiamo studiando le parole originali ebraiche che usa.
"Così dice l'Eterno: «Fermatevi sulle vie e guardate, e domandate dei sentieri antichi, dove sia la buona strada, e camminate in essa; così troverete riposo per le anime vostre». Ma essi rispondono: «Non cammineremo in essa»" (Geremia 6:16).
Le vie. In primo luogo abbiamo "sulle vie". Più che "vie" bisognerebbe meglio tradurre "crocevia". Il termine ebraico, è infatti, è "דרכים", derekim, plurale, preceduto da "על" ("al", vale a dire "su"). Trovando "al" insieme a "derekim" si crea proprio la figura di uno che sta su un crocevia (un insieme, plurale, di vie) e deve decidere che via prendere. Di fatti, a quel crocevia siamo chiamati a fermarci per riflettere. Le vie sono diverse, non ce n'è solo una. Ma non tutte quelle vie portano alla stessa destinazione.

Fermarci. Dio ci chiede di "fermarci" a quel crocevia, letteralmente di "stare" ("עמדו" amad). In ebraico vi sono diversi termini che danno l'idea di "stare". Abbiamo yatsab (stare nel senso di piazzarsi per essere veduti), poi chamar (stare nel senso di fermarsi impauriti), aman (stare fermi, immobili), e in questo versetto abbiamo 'amad (stare nel senso di fermarsi per pensare, riflettere, contemplare). Quindi, davanti ad un crocevia che facciamo? Ci fermiamo per riflettere: "Quale, fra quelle che mi si presentano è la via per giungere alla realizzazione dei suoi propositi che Dio ci pone davanti, la via per giungere alla sua presenza; qual'è la via giusta?".

Guardare. Una volta fermati dobbiamo "guardare". Guardare cosa? Guardare i sentieri davanti a noi e poi decidere? No, non dobbiamo fidarci delle apparenze o di quei sentieri che potrebbero essere "più popolari". Infatti: "C'è una via che all'uomo sembra diritta, ma la sua fine sfocia in vie di morte" (Proverbi 14:12). Gesù stesso ci dice: "...spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa" (Matteo 7:13). Il termine usato qui in ebraico per "guardare" è "רָאָה" (raha) ed è attribuito di solito al vedere del profeta, del veggente. Dio ci ha dato una mappa da seguire, la sua Parola, che ci è giunta attraverso i suoi profeti (veggenti) ed apostoli. Guardiamo quindi quella mappa e riflettiamo.

Domandare.
Quindi, "fermarsi", "guardare" e "chiedere", "interrogare" la mappa. Dobbiamo porle delle domande: "Che cosa si trova al termine di quei sentieri al crocevia? Quali conseguenze vi sono nel prenderne uno invece che l'altro?". Dobbiamo discernere, "interrogando", "investigando" le Scritture. Salomone scrive: "Io mi sono applicato in cuor mio a riflettere, a investigare, a cercare la saggezza e il perché delle cose, e a riconoscere che l'empietà è una follia e la stoltezza una pazzia" (Ecclesiaste 7:25). Accade anche nel Nuovo Testamento: "Or costoro erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica e ricevettero la parola con tutta prontezza, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se queste cose stavano così" (Atti 17:11).

Il sentiero. Non tutti i sentieri di quel crocevia sono equivalenti. Ci viene chiesto di domandare ciò che in italiano è tradotto con "sentieri antichi". Quel che è tradotto con "sentieri" in ebraico è "לנתבות" (linthiboth), vale a dire un "sentiero difficile", un sentiero pieno di incertezze. Quello di cui dobbiamo chiedere è un lintiboth e non un derek (una via larga e frequentata). Si tratta di un sentiero aspro, secondario, meno frequentato perché difficile. Gesù dice: "Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono coloro che la trovano!" (Matteo 7:14).

Sentiero antico. Questi sentieri vengono definiti come "עולם" ("'olam"). Deriva da una radice ("עָלַם" "alam") che significa "nascosto", "segreto". L'idea è che il tempo passato, così come il tempo futuro, ci è nascosto. Possiamo essere certi solo del presente, da cui l'idea di eternità. In ogni caso, si tratta di un sentiero sul quale dobbiamo camminare "per fede e non per visione" (2 Corinzi 5:7), sulla base della fiducia, anche se "non ci sembra" buono. Di fatto è "la buona strada". Buono è tutto ciò che è in armonia con Dio. Nella Bibbia "cammino" equivale a "comportamento", un comportamento in armonia con la verità rivelata di Dio. E' "antico" pure nel senso che lo hanno percorso credenti di passate generazioni: "Ricorda i giorni antichi, considera gli anni delle molte età passate, interroga tuo padre, ed egli te lo annunzierà, i tuoi vecchi ed essi te lo diranno" (Deuteronomio 32:7).

Riposo. Lungo quel sentiero troveremo "riposo", in ebraico "מַרְגּוֺעַ" ("margoa") che deriva da "raga'", un luogo di sosta per riposare durante un viaggio per poi riprenderlo rinfrescati. Qualcuno l'ha equiparato al riposo del pugile quando suona la campanella fra una ripresa e l'altra per "respirare" e ricevere istruzioni ed incoraggiamento, oppure alla zona di quiete nel più bel mezzo del ciclone, oppure ancora come i rifugi alpini. Su quel sentiero Dio ci fornisce dei rifugi, dopo dei quali dobbiamo riprendere il cammino. Lì possiamo e dobbiamo fare pause di preghiera e di contemplazione del cammino per accertarci una volta ancora di aver preso il sentiero giusto in armonia con la volontà di Dio. Quando siamo nel "rifugio" dobbiamo ancora riflettere, come l'antico Israele, se continuare sul linthiboth (difficile) o sul derek (sentiero popolare e di minor resistenza).

I contemporanei di Geremia, però, avevano scelto male. Difatti: "Ma essi rispondono: «Non cammineremo in essa»", non i sentieri antichi e la buona strada. Dove sarebbero arrivati? Che fine avrebbero fatto? Su quale sentiero preferisci tu camminare?

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