Un intruso che ruba in casa d'altri dev'essere preso e sottoposto a processo.
Degli intrusi si sono insinuati in molte chiese storiche: si tratta di atei e di neo-pagani abilmente mascherati che come un cancro si sono diffusi pian piano al loro interno giungendo a condizionarle quasi del tutto. Loro obiettivo è quello di saccheggiare e depredare le chiese, anzi, di impadronirsene.
I beni rubati devono tornare al loro proprietario ed i ladri consegnati alla giustizia. Rilevare questo fenomeno significa sollevare la questione dell'eresia. Nei circoli ecclesiastici "liberati" delle chiese storiche, il concetto di eresia è semplicemente scomparso. Dopo secoli di lotta contro eresie ricorrenti, i cristiani sembrano aver trovato una maniera veloce per sconfiggere l'eresia: ne hanno bandito completamente il concetto. Il relativismo ha trionfato. Non solo non esiste più il concetto di eresia, ma non c'è più nemmeno modo di sollevare la questione di dove stiano i confini legittimi di che cosa possa essere definito cristiano e cosa no. E' come cercare di avere una partita di calcio senza regole, senza arbitro, e senza alcuna connessione con il calcio com'era stato inteso nella sua storia. Solo che continuiamo ad insistere a chiamarlo calcio semplicemente perché un gioco chiamato calcio è quello che la maggior parte della gente vorrebbe veder giocare.
Per "chiese liberate" mi riferisco agli sperimentatori in campo sessuale, ai pianificatori patologici di vite altrui, agli sfregiatori dei testi canonici, come pure alle ultra-femministe (da distinguersi dalla grande compagnia di donne fedeli a Dio che possono essere trovate in punti differenti sulla scala della riflessione sulla condizione femminile).
I "liberati" comprendono sé stessi, in modo molto caratteristico, come persone libere da vincoli tradizionali d'ogni tipo. "Liberati" non è solo un termine usato da altri per definirli, ma che loro stessi usano frequentemente. Per "liberati" essi di solito comprendono: dottrinalmente immaginifici, liturgicamente sperimentali, privi di pregiudizi ed alieni dal giudicare, politicamente corretti, multiculturalmente tolleranti, moralmente di mente aperta, situazionisti in etica, e soprattutto sessualmente permissivi. Non mi riferisco semplicemente alla teologia della liberazione nelle sue forme più riflessive, come nelle opere di Gustavo Gutierrez, Jürgen Moltmann, o Mary Stewart van Leeuwen. Mi riferisco piuttosto all'atteggiamento comprensivo che proclama: ci siamo liberati dal nostro passato cristiano classico, dal patriarcalismo delle Scritture cristiane, dalle tradizioni oscurantiste giudeo-cristiane e dai loro sistemi sociali oppressivi. Come ex-liberatore a pieno tempo, so per esperienza quale potere ipnotico possano avere queste posizioni. L'ethos intellettuale che sto descrivendo non è liberale nel senso classico della parola, ma intollerante e privo di carità quando essi hanno a che fare con tradizionalisti di ogni tipo, messi tutti assieme nel secchio dei rifiuti sul quale scrivono il termine per loro sommamente dispregiativo di "fondamentalisti".
Ho avuto il dubbio onore di essere recentemente categorizzato come un cacciatore di eresie. Questo mi dà la comica occasione di accogliere questa descrizione impropria in senso specificatamente ironico: sono alla ricerca appassionata di un qualche ambiente di chiesa dove la seria questione dell'eresia possa almeno essere esaminata. Sto cercando, come Diogene con la sua lampada tremolante, una qualche chiesa o seminario teologico in cui si ritenga, almeno a livello congetturale, che esista una qualche eresia. Per diversi anni ho cercato un luogo dove avvenga una seria discussione metodologica su come tracciare una qualche linea divisoria fra fede e non fede, fra ortodossia ed eresia. Nella maggior parte dei luoghi, però, dove ho proposto l'argomento, ho trovato che anche solo il pensiero di investigare la possibilità stessa di eresia è stata considerata come la madre di tutte le eresie, naturalmente da sterilizzare affinché non abbia più figli... L'eresia più grande, quindi, sarebbe solo accennare a che sia necessaria una qualche distinzione fra verità e falsità, fra giusto e sbagliato. E' proprio a questo punto, però, che possiamo avere il bagliore di un debole segno di speranza, il crescente riconoscimento fra il laicato della necessità che abbiamo di riconoscere l'ortodossia e quindi di riferirci a ciò che possiamo chiamare eterodossia. Proprio come un adolescente impaziente cerca di sapere fino a dove possa arrivare, così i leader delle chiese "liberate" inconsapevolmente fanno appello a che i loro membri dicano loro fin dove possano spingersi. La fantasia più ansiogena è che non vi siano confini di sorta e che mai ci siano stati.
La riscoperta dei confini in teologia sarà la preoccupazione principale dei cristiani del XXI secolo. Alcuni nelle chiese - un partito che chiamo paleo-ortodossia post-moderna - sta sempre di più prendendo coraggio di chiedersi: il panteismo è eresia? Il riduttivismo naturalistico è affidabile quanto gli altri presupposti? Può la fede cristiana allearsi con il relativismo assoluto? Quale aspetto avrebbe la chiesa se cadesse nell'apostasia?
ll termine "eresia" deriva dal greco airesis che ha le sue radici nel concetto di "scelta" o "volontà auto-assertiva". Implica dire: "E' come voglio io, non come si afferma che sia vero". Questo termine era stato applicato alle prime interpretazioni del Cristianesimo che differivano marcatamente da quelle della testimonianza apostolica. Questo termine diventa importante durante le persecuzioni di quei cristiani che si erano dimostrati pronti a morire pur di non rinnegare la testimonianza apostolica. E' in condizione di forte persecuzione da parte della tirannia dello stato che i cristiani trovavano necessario distinguere attentamente la salvezza proclamata dagli apostoli di Cristo da concezioni concorrenti che pretendevano legittimità.
Quali sono, però, le affermazioni che possono essere qualificate come "affermazione di sé stessi contro la verità"? Dato che la verità è qualcosa per la quale si sarebbe disposti a morire, non si tratta di una questione da poco, anche se è stata largamente trascurata sin dall'Illuminismo. Chiunque cerchi di rispondere a questa domanda deve prima difendersi contro le asserzioni isteriche di coloro che dicono che non la si dovrebbe fare a causa della sordida storia di abusi commessi sin dal tempo dell'inquisizione della contro-riforma. La calma difesa della verità, come si è incarnata in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, esige pazienza intellettuale.
Eresia non è tanto l'asserzione di affermazioni direttamente ostili alla fede cristiana classica, ma l'asserzione di frammenti di insegnamento apostolico, un'asserzione che manca della coesione dell'intera fede cristiana classica. L'eresia accade quando alcune dimensioni legittime della fede sono tanto elevate in modo asimmetrico e squilibrato da diventare un elemento decisivo di interpretazione di tutti gli altri aspetti della fede. Fare questo significa negare l'unità e l'equilibrio dell'antico consenso ecumenico. Ogni hairesis contro la testimonianza apostolica fornisce alla chiesa una rinnovata opportunità per chiarire l'equilibrio della fede dell'antico consenso cristiano apostolico. Fin tanto che gli apostoli erano in vita, essi conservavano unito l'insegnamento della chiesa attraverso le loro memorie condivise. Esse erano variegate ma complementari, una testimonianza internamente congrua. Sebbene essi si muovessero in ogni direzione, la loro testimonianza sotto la potenza dello Spirito Santo attestava un solo Signore, una sola fede ed un solo battesimo. La loro testimonianza al vivente Signore ed all'unità del corpo di Cristo costituiva il centro di autorità per l'insegnamento e la comunità.
Dopo che gli apostoli, però, muoiono per cause naturali o martirio, si sente la necessità di una continuità nell'insegnamento autorevole, chiaro, coesivo, testuale. Maggiore attenzione viene così data alla vigilanza affinché, attraverso le generazioni, la testimonianza sacra alla vita, morte e risurrezione di Gesù rimanga inalterata. La necessità di un solido governo della chiesa è sentita maggiormente all'insorgere molto presto di eresie divisive, in particolare il Docetismo, lo Gnosticismo ed il Montanismo. Non essendo in grado di tracciare la loro origine fino agli apostoli, le eresie, per definizione sono definite come addizioni posteriori od emendamenti alla tradizione apostolica.. Tertulliano sosteneva che ogni eresia che proclami la sua diversità e contrarietà non origina né da un Apostolo né da una voce apostolica, perché gli apostoli non si sarebbero reciprocamente contraddetti nella dottrina, né i discepoli degli apostoli avrebbero messo il loro insegnamento in contraddizione con quello degli apostoli... Questo test sarebbe stato applicato più tardi a quelle chiese che via via sarebbero sorte.
Lo gnosticismo, movimento molto influente alla metà del II secolo, affermava di poter trasmettere la conoscenza segreta della salvezza attraverso pratiche mistiche nelle quali gli adepti consideravano sé stessi guardiani delle tradizioni segrete dei detti di Gesù. La chiesa, che amministrava il consenso generale delle comunità cristiane, era stata costretta a dichiarare ai gnostici che tutte le memorie e tradizioni autentiche al riguardo di Gesù erano conosciute ai testimoni del deposito apostolico che stava in successione diretta con gli apostoli e non era affatto cosa che fosse trasmessa in modo idiosincratico da presunti profeti o carismatici. Gli insegnanti riconosciuti ed affidabili della chiesa antica erano in grado di tracciare la loro successione in ciascuna sede urbana di autorità ecclesiastica fino agli apostoli, spesso con memorie di persone allora viventi e spesso attraverso una serie di successione del tutto pubblica che comprendeva diverse generazioni. Il resoconto autentico degli avvenimenti che avevano riguardato Gesù poteva essere conosciuto in modo adeguato e ricordato dalla successione di sovrintendenti (vescovi), non attraverso società segrete come quelle degli gnostici.
Rispondendo alla segretezza evocata dagli gnostici e dalla loro fuga dal mondo, Ireneo sosteneva che la chiesa aveva sin dall'inizio presentato pubblicamente una successione storicamente dimostrabile di sovrintendenti in un certo luogo come mezzo per assicurare la valida memoria dell'insegnamento apostolico. La premessa della successione della memoria apostolica gira sul presupposto di base che Dio sia entrato nella storia. La fede cristiana non parla di una redenzione che avvenga indipendentemente dalla storia in un circolo esoterico di iniziati che perseguono la purezza estraniandosi dal mondo. La successione storica dei leader cristiani apostolici, per Ireneo, era una delle implicazioni della rivelazione storica, e lo scandalo del particolarismo mette l'accento sulla trasmissione pubblica e visibile dell'insegnamento attraverso la successione inter-generazionale. Replicando alle sfide ereticali, la chiesa sviluppa gradualmente una difesa caratterizzata dall'episcopato monarchico, la regola della fede ed il canone. L'eresia è una scelta auto-affermante che si allontana dall'insegnamento apostolico. Là dove un'eresia conduca ad infrangere l'unità del corpo, la si chiama scisma, che significa o dispute all'interno della comunità o, più particolarmente, la separazione da essa.
Nel battesimo la regola della fede la si apprende a memoria e personalmente la si confessa (spesso con gravi rischi) con la propria bocca. Il prototipo del Credo apostolico erano formule battesimali da mandare a memoria, inni e sommarie confessioni di fede. Tutto questo era stato generalmente accettato molto presto dopo la stesura dell'ultimo scritto che chiude definitamente il canone del Nuovo Testamento. Al tempo stesso cominciavano a circolare liste degli scritti apostolici riconosciuti, e, in breve tempo si giunge ad un consenso. Queste diventano le roccaforti della difesa della chiesa contro le eresie.
Coloro che non accettavano la regola della fede ed il canone degli insegnamenti apostolici ed erano sottoposti ad azioni disciplinari non venivano considerati guardiani affidabili della dottrina cristiana ecumenica. Già al tempo di Tertulliano ed Ireneo la chiesa aveva fissato la sua regola di fede, un corpo di documenti ampiamente ricevuti e ripetutamente citati come testimonianza apostolica, come pure liste ben documentate di una successione di testatori affidabili.
Thomas C. Oden "Can we talk about heresy? - Cover Story". Christian Century. FindArticles.com. 02 Mar, 2010.
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