martedì 4 giugno 2019

Nient'altro che Cristo (10. Galati 2:15-19)



Il dogma indiscutibile del "vangelo" che va per la maggiore oggi è che Dio è amore e accoglie e perdona tutti indiscriminatamente. Su quale base possano affermare questo è difficile a dirsi con precisione. Certamente è quello che tutti vorrebbero sentirsi dire e bene si adatta alla filosofia umanistica oggi prevalente. Se però ci si chiede dove si trovino nelle Sacre Scritture questi concetti, alcuni fanno presto a menzionare testi "classici" ben selezionati, che sono più che altro pretesti tolti dal loro contesto, oppure fanno appello a un "Gesù" convenientemente manipolato. Vero, Dio accoglie, ma chi e su quale base? Questo è ciò di cui parla l'Apostolo nel testo che esaminiamo oggi. L'accoglienza, l'accettabilità, la giustificazione davanti a Dio, l'ebreo Paolo un tempo credeva che fosse fondata sulla sua conformità alla legge mosaica. Dopo aver conosciuto Cristo, però, aveva dovuto ricredersi: la chiave per aprire la porta dell'accoglienza è un'altra. Allo stesso modo, il vangelo biblico (quello autentico) porta oggi a ricredersi tanti che si erano affidati alle illusioni moderne. Vediamo.
"Noi, di nascita Giudei e non peccatori fra i gentili, sapendo che l'uomo non è giustificato per le opere della legge ma per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù, affinché fossimo giustificati mediante la fede di Cristo e non mediante le opere della legge, poiché nessuna carne sarà giustificata per mezzo della legge. Or se, cercando di essere giustificati in Cristo, siamo trovati anche noi peccatori, è forse Cristo ministro del peccato? Così non sia. Se infatti edifico di nuovo le cose che ho distrutto, io mi costituisco trasgressore, perché per mezzo della legge io sono morto alla legge, affinché io viva a Dio” (Galati 2:15-19).
Dopo aver letto un testo come questo, a molti potrebbe sembrare che i problemi che l'Apostolo affronta nelle argomentazioni che sviluppa in questa lettera non siano per loro di alcuna rilevanza. Di fatto sono e rimangono rilevanti se ci diamo la pena necessaria prima di comprenderle e poi di trasporle alla nostra situazione.

Facciamo allora una parafrasi di quanto Paolo scrive in questo testo. L'Apostolo dice: "Noi che siamo nati in una famiglia ebraica e la cui identità, cultura e tradizione si trova nell'ebraismo, ci teniamo lontani dal modo di vivere delle altre genti. Lo consideriamo non solo qualcosa di estraneo, ma anche di peccaminoso, perché non in armonia con la volontà rivelata di Dio, la legge mosaica. Per questo cerchiamo di seguire diligentemente quest'ultima. L'Evangelo, però, ci ha insegnato che la nostra accettabilità da parte di Dio (l'essere da Lui considerati giusti, 'a posto') non è il risultato dall'osservanza delle prescrizioni della Sua legge, ma della fede nella Persona ed opera del Signore e Salvatore Gesù Cristo, o, meglio ancora, la fede di Cristo, la sua opera in nostro favore, la sua ubbidienza. Nessuno, infatti, potrà mai, per quanto si impegni, conquistarsi 'la patente' di uomo giusto attraverso l'osservanza delle prescrizioni di Mosè e della tradizione religiosa che ne consegue. Perché? Perché il peccato è anche qualcosa che ha corrotto profondamente la natura umana, la nostra natura, tanto che pretendere di risanare questa condizione attraverso la semplice osservanza di leggi e regolamenti, solo significherebbe, di fatto, aumentare la nostra colpevolezza. Significherebbe, infatti, ignorare o sottovalutare la diagnosi che Dio fa della nostra condizione, non prenderlo sul serio quando ce ne parla. Significherebbe - ed è la cosa più grave - misconoscere e sottovalutare l'opera che il Salvatore Gesù Cristo ha compiuto quando ha realizzato Egli stesso, in nostro favore, per grazia, ciò che a noi è impossibile. D'altro canto, Cristo ci darebbe in questo modo licenza di trascurare impunemente la legge di Dio diventando Egli stesso promotore di peccato? Niente affatto! Cristo ci fa intendere il senso delle antiche prescrizioni cerimoniali della legge di Dio e ci mette in grado di osservare le Sue prescrizioni morali, non più per conquistarci il Suo favore, ma, con la Sua forza, facendo sì che la loro osservanza sia espressione di riconoscenza e di amore verso di Lui. Cristo ha sconfessato come futili le pretese umane di conquistarci da noi stessi la nostra accettabilità da parte di Dio attraverso l'osservanza della legge. Se noi, contraddicendolo, torniamo a sostenerle, rinneghiamo Colui nel quale diciamo di credere e, per così dire, ricostruiamo ciò che Egli ha demolito. E' come se ora io fossi morto alla legge. Chi è morto, infatti, non può guadagnarsi nulla e sono consapevole di essere tale spiritualmente. Ho affidato, però, la mia vita a Cristo e vivo in Lui, con Lui e per Lui".

Per la maggior parte fra noi (che ebreo non è) le prescrizioni della legge mosaica e la sua tradizione ci sono estranee - e quindi la cosa per noi "non fa problema". La nostra accettabilità davanti a Dio, però, noi o la consideriamo scontata oppure la facciamo dipendere da altri criteri, ugualmente illusori. Qualunque sia il nostro personale "criterio di accettabilità", dobbiamo rinunciarvi perché non funzionerà mai! Soprattutto, troppo radicato è in noi il peccato perché qualsiasi cosa "funzioni". La chiave per aprire la porta dell'accoglienza presso Dio è sempre e solo la persona e l'opera del Signore e Salvatore Gesù Cristo, e nient'altro. E' quella che dobbiamo usare; altre chiavi (qualunque siano) non funzionano, è inutile insistere a cercare di farle "entrare nella toppa". E' solo a Cristo Gesù che ci dobbiamo affidare. Dobbiamo rinunciare alle nostre pretese di "accoglienza indiscriminata"; dobbiamo rinunciare alla nostra"rispettabilità borghese"; dobbiamo rinunciare a credere che ci serva l'osservanza di pratiche religiose attraverso le quali crediamo di "metterci a posto" con Dio! Maometto e Budda non ci salveranno! Dobbiamo rinunciare alla presunta mediazione di "santi e madonne" -e neanche l'idea di potercela "cavare da soli", magari con qualche "aiutino". Quel ch'è peggio è che, così facendo, credendo che altro funzioni, noi disonoriamo la Persona e l'opera del Signore e Salvatore Gesù Cristo, affidandoci alla quale soltanto noi potremo essere giustificati e riconciliati con Dio per potergli ubbidire di tutto cuore, spiritualmente rigenerati. Egli è il solo che Dio abbia stabilito per salvarci dal peccato e dalle sue conseguenze e riconciliarci con Dio. Rifiutate di crederlo? L'apostolo Paolo aveva per lungo tempo recalcitrato contro tutte le evidenze, ma, per grazia di Dio, alla fine si è dovuto ricredere ed ha accolto Cristo. Che Dio vi dia l'opportunità di farlo prima che sia per voi troppo tardi!

Preghiera. Signore Iddio, che io prenda molto seriamente la diagnosi che Tu fai nella Tua Parola sulla mia disperante condizione spirituale, affinché, per la mia giustificazione e salvezza io mi affidi alla Persona ed all'opera di Gesù Cristo soltanto. Nel Suo nome Ti prego. Amen.

Domenica 9 giugno 2019 - Pentecoste

Letture bibliche: Atti 2:1-21; Genesi 11:1-9; Romani 8:14-17; Atti 2:1-2; Giovanni 14:8-27; Salmi 104:25- 37.

Preghiere

Onnipotente Iddio, nel giorno di Pentecoste tu hai aperto la via della vita eterna ad ogni popolo e nazione attraverso il dono promesso dello Spirito Santo. Continua a riversare per tutto il mondo questo dono attraverso la predicazione dell'Evangelo, affinché possa raggiungere ogni angolo della terra; per Gesà Cristo, nostro Signore, che vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, un solo Dio, ora e per sempre. Amen.

O Dio, che nel giorno di Pentecoste hai istruito i cuori del tuo popolo fedele mandando loro la luce del tuo Santo Spirito: Concedici che attraverso quello stesso Spirito noi si abbia un giusto giudizio in ogni cosa, e di poterci rallegrare sempre di più in questo santo conforto; per Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, che vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, un solo Dio ora e per sempre. Amen.

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