"Ho necessità di chiederti un quesito su un soggetto che mi ha fatto riflettere suscitandomi delle perplessità. Si predica giustamente che per effetto della Grazia il credente, alla redenzione per mezzo di Cristo, non deve aggiungere nulla, la sua salvezza è totale, definitiva e soverchiante, altrimenti la Grazia non sarebbe più Grazia. Ovviamente la progressiva santificazione nella quale, dalla rigenerazione in poi l'uomo viene avviato. lo indurrà ad una vita di obbedienza e di operosità evangelizzatrice, e questo pur non essendo al riparo dalle tentazioni e dalle possibilità di peccare. Su questa premessa, ti invito ad esplicitare come il contenuto di questa verità possa essere vista compatibile con quanto l'apostolo Paolo espone in 1 Corinzi 3:7-15. Come tu sai questo è uno dei brani con i quali la chiesa cattolica ha strutturato la dottrina del purgatorio. Ho consultato il commento contenuto nella Bibbia di McArthur: troppo stringato e per nulla dirimente. Sei in condizione di fornirmi una via d'uscita?".
Prima di tutto leggiamo bene il testo di 1 Corinzi 3:7-15.
7 Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere.
8 Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro.
9 Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio.
10 Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce.
11 Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo.
12 E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia,
13 l'opera di ciascuno sarà ben visibile: infatti quel giorno la farà conoscere, perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno.
14 Se l'opera, che uno costruì sul fondamento, resisterà, costui ne riceverà una ricompensa.
15 Ma se l'opera di qualcuno finirà bruciata, quello sarà punito; tuttavia egli si salverà, però quasi passando attraverso il fuoco.
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7 ὥστε οὔτε ὁ φυτεύων ἐστίν τι οὔτε ὁ ποτίζων ἀλλ᾿ ὁ αὐξάνων θεός.
8 ὁ φυτεύων δὲ καὶ ὁ ποτίζων ἕν εἰσιν, ἕκαστος δὲ τὸν ἴδιον μισθὸν λήμψεται κατὰ τὸν ἴδιον κόπον·
9 θεοῦ γάρ ἐσμεν συνεργοί, θεοῦ γεώργιον, θεοῦ οἰκοδομή ἐστε.
10 Κατὰ τὴν χάριν τοῦ θεοῦ τὴν δοθεῖσαν μοι ὡς σοφὸς ἀρχιτέκτων θεμέλιον ἔθηκα, ἄλλος δὲ ἐποικοδομεῖ. ἕκαστος δὲ βλεπέτω πῶς ἐποικοδομεῖ.
11 θεμέλιον γὰρ ἄλλον οὐδεὶς δύναται θεῖναι παρὰ τὸν κείμενον, ὅς ἐστιν Ἰησοῦς Χριστός.
12 εἰ δέ τις ἐποικοδομεῖ ἐπὶ τὸν θεμέλιον |χρυσόν, ἄργυρον|, λίθους τιμίους, ξύλα, χόρτον, καλάμην,
13 ἑκάστου τὸ ἔργον φανερὸν γενήσεται, ἡ γὰρ ἡμέρα δηλώσει, ὅτι ἐν πυρὶ ἀποκαλύπτεται· καὶ ἑκάστου τὸ ἔργον ὁποῖον ἐστιν τὸ πῦρ δοκιμάσει.
14 εἴ τινος τὸ ἔργον μενεῖ ὃ ἐποικοδόμησεν, μισθὸν λήμψεται·
15 εἴ τινος τὸ ἔργον κατακαήσεται, ζημιωθήσεται, αὐτὸς δὲ σωθήσεται, οὕτως δὲ ὡς διὰ πυρός.
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Il testo si pone nell'ambito dell'ecclesiologia e non della soteriologia (la dottrina della salvezza). Riguarda quindi il ministerio cristiano, la fedeltà delle comunità cristiane ai compiti che Dio assegna loro. La discussione al riguardo deve rimanere con questo testo strettamente in quest'ambito. Ogni trasposizione in un ambito diverso, come quello della soteriologia, è un'operazione pretestuosa che esula dalle intenzioni di questo testo.
I cristiani di Corinto, ai quali si rivolge l'Apostolo avevano sviluppato idee errate in diversi campi della fede cristiana, il che li portava a comportamenti altrettanto errati [le idee comportano sempre conseguenze pratiche!]. Essi avevano una percezione inadeguata della chiesa e del suo ministerio, e a questo l'Apostolo qui risponde.
3:5 Come dovevano essere considerati i ministri di Cristo come Paolo, Apollo e Cefa? Solo ministri, servitori, strumenti dell'Evangelo, attraverso i quali i Corinzi erano venuti alla fede, ciascuno di quei ministri, secondo il dono particolare che gli era stato concesso e che dispiegavano secondo le opportunità in cui si trovavano e sotto la direzione del "Padrone". Per usare un'immagine "agricola", nel campo di Dio un servitore semina, l'altro coltiva, l'altro ancora raccoglie. Essi sono strumenti al servizio dell'unico padrone che lavorano per i suoi scopi e sotto la sua direzione.
3:6-8 Ovviamente è Dio che deve ricevere il maggior credito per la chiesa di Corinto; i vari ministri hanno un'importanza secondaria e, in ogni caso, dipendente, la gloria non deve andare a loro. E' più importante chi fa uso di questi strumenti, Dio, che essi singolarmente. Paolo dice: "Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere. Ora né chi pianta, né chi irrìga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere". Di per sé i ministri sono alcunché. Non è chi pianta o chi irriga che è al centro del processo, ma Dio, che fa crescere le cose. I lavoranti umani sono equivalenti: ciascuno fa quel che deve fare, con tutti i loro limiti, e ciascuno riceverà la sua mercede secondo il lavoro compiuto, "secondo la propria fatica", secondo il proprio impegno. Interessante qui notare come è il lavoro compiuto ad esse la base della mercede (ricompensa, premio) non il frutto, il risultato, del loro lavoro!
3:9 Paolo e Apollo erano collaboratori per Dio. In questo versetto le traduzioni italiane non sono precise, eccetto la Diodati, che dice "operai nell'opera di Dio", non "collaboratori di Dio", ma collaboratori (fra di loro) che appartengono a Dio. E' altrove che Paolo parla dei cristiani come collaboratori di Dio, in 2 Corinzi 6:1 "Poiché siamo suoi collaboratori", ma qui questo non era il punto.
Chi fa uso di quel "collaboratori di Dio" come pezza d'appoggio per suggerire una presunta "collaborazione" fra uomo e Dio, una sinergia, nell'ambito della salvezza, compie un evidente abuso del testo che di quello non parla. Qui si parla del lavoro (pratico) dei ministri di Dio. Quest'espressione non ha a che fare con la dinamica della salvezza!
Per aiutare i cristiani di Corinto ad abbandonare lo spirito partitico che regnava nella loro comunità, Paolo mette qui così in rilievo l'equivalenza dei ministri di Dio come collaboratori sotto la direzione dell'autorità sovrana di Dio. Tutto appartiene a Dio e quindi non è legittimo, anzi, è insensato, dire di "appartenere" ad uno od all'altro dei suoi ministri.
Da questo versetto Paolo opera una transizione e dalla figura del lavoro nei campi passa all'immagine della costruzione di un edificio: "Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio".
Costruttori del tempio di Dio
Il testo di 3:10-15 viene spesso sfruttato per sostenere concetti non pertinenti o del tutto estranei ad esso. Uno di questi è che esso descriverebbe l'edificazione della vita cristiana, per la quale alcuni usano buoni materiali ed altri di scarsa qualità, o addirittura che esso parlerebbe del fuoco del Purgatorio! No, qui Paolo sta parlando dell'edificazione della comunità cristiana, il tempio di Dio.
3:10 "Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce". La speciale missione di Paolo era quella di fondare chiese (Romani 15:20). Riconosce che è solo per grazia di Dio che può farlo come "saggio architetto", ma ammonisce che per questo è importante e sono necessari materiali di qualità e perizia. Il fondamento deve essere Cristo ed il valore efficace del suo sacrificio in croce. Coloro che a Corinto si ritenevano "saggi" edificavano la chiesa su materiali non congeniali e correvano così il rischio di edificare su un fondamento diverso.
3:11 "Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo". Il fondamento della chiesa è Cristo, e lui soltanto (Matteo 16:18; cfr. Isaia 28:16; Romani 9:33; 1 Pietro 2:6). Fondare una chiesa sull'opera di una qualsiasi altra persona, Pietro incluso, non è appropriato. Paolo aveva deposto la pietra di fondazione a Corinto quando vi aveva predicato Cristo e lui crocifisso. Gli apostoli e i profeti sono fondamenta solo in senso secondario (Efesini 2:20).
3:12-13 "E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l'opera di ciascuno sarà ben visibile: infatti quel giorno la farà conoscere, perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno".
Anche se la qualità del fondamento era la migliore, la condizione dell'edificio pure dipende da ciò che altri erigono su quel fondamento. Ai tempi di Paolo i costruttori potevano farlo, come oggi, sia di materiale durevole che combustibile. Nella chiesa di Corinto materiali durevoli erano quelle attività che contribuivano al rafforzamento spirituale permanente dei credenti. I materiali combustibili erano quelle attività che sorgevano dall'umana "sapienza" in ogni sua forma. Potevano magari servire a bisogni temporanei che non davano un contributo durevole. Esempio dei primi includevano l'istruzione nella Parola di Dio, addestramento evangelistico e la confutazione degli errori. Esempio dei secondi erano idee popolari non radicate nella Scrittura, opere sociali che escludevano il messaggio evangelico, e l'uso del tempo e del denaro per scopi puramente temporali. L'interesse principale di Paolo in questa metafora s'incentrava nei costruttori e non tanto sull'edificio stesso.
I sei materiali menzionati (oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia) sono ordinati in tre qualità buone e tre cattive. Paolo qui incoraggia a costruire con materiali che riscontrino l'approvazione di Dio e ricevano un premio eterno. Con questa simbologia Paolo congiunge diverse cose che conducono al compiacimento di Cristo e alla rimunerazione del cristiano -sana dottrina, attività, ,otivazione e carattere nel servizio cristiano.
Dio metterà in luce l'opera di ciascuno dei suoi servitori in quel giorno. E' un riferimento al giorno in cui il cristiano starà di fronte a Dio per rendere conto del servizio che ha compiuto nel corso della sua vita (cfr. Luca 19:11-27; 1 Corinzi 1:8; 2 Corinzi 5:10; Filippesi 1:6, 10; 2 Timoteo 1:12, 18; 4:8; Apocalisse 22:12; etc.)
Allor a il fuoco del giudizio di Dio (fuoco è immagine del giudizio di Dio) comproverà la qualità del servizio di ciascuna persona e l'impegno dimostrato, ma non la sua persona. Allora la durevolezza di quelle opere diventerà apparente.
3:14-15 "Se l'opera, che uno costruì sul fondamento, resisterà, costui ne riceverà una ricompensa. Ma se l'opera di qualcuno finirà bruciata, quello sarà punito; tuttavia egli si salverà, però quasi passando attraverso il fuoco". Se il servitore del Signore avrà dato un contributo durevole all'edificazione della chiesa mettendo in rilievo alcuni aspetti dell'Evangelo, riceverà una ricompensa. Se qualcuno non l'avrà fattp perché lo ha perseguito secondo "sapienza umana", non riceverà una ricompensa, per quanto la sua salvezza verrà garantita. La salvezza, infatti, dipende solo dall'opera di Cristo e non dalle nostre opere.
Paolo compara il servitore infedele ad un uomo salvato estraendolo dalla sua casa in fiamme (cfr. Matteo 25:14-30; Luca 19:11-27). Il contesto qui identifica coloro che soffrono danno come quei cristiani che cercano di edificare la chiesa con materiali che non passano alla verifica-qualità di Dio.
Quando scrive queste parole, Paolo forse pensava a Malachia 3:2-3 "Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare l'argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un'offerta secondo giustizia". Però, Malachia prediceva una futura purificazione di Israele, mentre Paolo parlava di cristiani messi in futuro alla prova.
La ricompensa sembra consistere in maggiori opportunità per glorificare Dio servendolo (cfr. Matteo 25:14-30; Luca 19:11-27), nell'eternità in proporzione alla propria fedeltà sulla terra oggi. Gli scrittori del NT parlano simbolicamente di questa ricompensa come di corone (cfr. 1 Corinzi 9:25; Filippesi 4:1; 1 Tessalonicesi 2:19; 2 Timoteo 4:8; Giacomo 1:12; 1 Pietro 5:4; Apocalisse 2:10; 3:11). E' del tutto appropriato servire Cristo per guadagnare una corona che un giorno deporremo vai piedi del Salvatore (Matteo 6:20). La corona è simbolo di una vita di fedele servizio adempiuto in gratitudine per la grazia che Dio ci ha elargito (cfr. Apocalisse 4:4,10). L'idea di ricevere una ricompensa per il nostro servizio non deve metterci in imbarazzo (si legga p. es. il Sermone sul Monte di Matteo 5-7). Gesù parla spesso della ricompensa di seguire il suo insegnamento e la Scrittura pure fa appello a servire il Signore. L'amore deve esserne motivazione, amore verso Dio ed amore verso il prossimo).
Il fuoco della verifica divina delle nostre opere di servizio non ha nulla a che fare con la dottrina non biblica del Purgatorio. Quel che viene messo alla prova del fuoco sono le opere del cristiano e non la sua persona. Dio usa "il fuoco" per determinare la qualità delle opere, non per purificare il credente.
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