sabato 1 agosto 2009

Valutare la situazione

25 “Quanto alle vergini non ho comandamento dal Signore; ma do il mio parere, come uno che ha ricevuto dal Signore la grazia di essere fedele. 26 Io penso dunque che a motivo della pesante situazione sia bene per loro di restare come sono; poiché per l'uomo è bene di starsene così. 27 Sei legato a una moglie? Non cercare di sciogliertene. Non sei legato a una moglie? Non cercar moglie. 28 Se però prendi moglie, non pecchi; e se una vergine si sposa, non pecca; ma tali persone avranno tribolazione nella carne e io vorrei risparmiarvela” (1 Corinzi 7:25-28).

Ci sono coloro che vorrebbero avere precise indicazioni sul comportamento da tenersi caso per caso, sancite da un'autorità morale “sicura” tanto da non correre il rischio di sbagliare. Altri non vogliono avere regole assolute da seguire ed affermano come ogni cosa vada giudicata a seconda della situazione in cui ci si trova sulla base di principi generali. La fede cristiana, come vediamo nell'esempio sottoposto oggi alla nostra attenzione, non indica né l'una né l'altra strada. Quando si deve prendere una decisione bisogna tenere conto dei principi e della regole stabilite dalla Parola di Dio (che il più delle volte nonsono dettagliate) e della situazione in cui ci si trova. Bisogna poi tenere conto delle persone coinvolte. Quando ci troviamo di fronte ad una decisione: quali indicazioni troviamo al riguardo nella Parola di Dio? Qual è la cosa più saggia da fare nella particolare situazione in cui ci troviamo? Quali esigenze hanno le persone coinvolte? I cristiani di Corinto si trovavano in“una pesante situazione” (una società immorale, corrotta e violenta che spesso li perseguitava). Come dovevano comportarsi i giovani che avrebbero voluto sposarsi? L'Apostolo può solo offrire loro pareri che, per quanto qualificati, non erano necessariamente vincolanti. Spettava a loro valutare responsabilmente ed assumersi anche gli inevitabili rischi delle loro scelte. Forse era meglio per loro (anche se non c'era nulla di male nel farlo) ad attendere, per sposarsi, tempi migliori, vedere come la situazione si sarebbe sviluppata, perché “mettere su famiglia” avrebbero significato molto probabilmente“tribolazione nella carne e io vorrei risparmiarvela”. Avrebbe potuto essere anche legittima una separazione o un divorzio, ma non sarebbe forse stato saggio non essendoci sufficienti garanzie di dignitosa sopravvivenza del coniuge più debole o sufficienti garanzie per i figli. Benché molte cose sia legittimo fare, in certe circostanze, valutata bene la situazione, è meglio astenersene. In altri casi, benché un principio della Parola di Dio sia chiaro, possiamo decidere di tollerare qualcosa di oggettivamente non soddisfacente o sbagliato sulla base dell'evangelica compassione verso le persone coinvolte. Gesù stesso una volta non aveva condannato un adulterio, un'altra volta non aveva non aveva denunciato severamente una donna che indulgeva in promiscuità sessuale e non era regolarmente sposata, non perché questi non fossero peccati (lo sono) ma in vista del ricupero morale e spirituale delle persone coinvolte. Forse che questo tipo di tolleranza è sinonimo di “relativismo” e di “liberalismo”? No, di fronte a molte situazioni, è cristiano “essere elastici”. Certo, non troppo, per non correre il rischio di rompere l'elastico, ma usare uno spago legato strettamente non è neanche una soluzione...

Preghiera. In ogni circostanza, dammi, Signore, la saggezza necessaria per valutare attentamente sul da farsi ed accettare il rischio delle mie ponderate decisioni senza ricorrere a facili scorciatoie. Amen.

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