mercoledì 3 agosto 2011

Un culto come piace a noi o come piace a Dio?

Il secondo comandamento del Decalogo esprime la volontà di Dio al riguardo delle forme del culto che Gli è dovuto.
"Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso bontà, fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti" (Esodo 20:4-6).
 Le chiese evangeliche hanno giustamente rilevato come questo comandamento proibisca l'uso di immagini sacre (dipinti o sculture) come supporto e promozione del culto cristiano. Non si considera spesso, però, come questo comandamento riguardi anche noi che non ci facciamo immagini sacre. In che modo? Ecco la risposta che dà il Catechismo maggiore di Westminster alla D/R 108:

D. 108. Quali sono i doveri richiesti nel secondo comandamento?
R. I doveri richiesti nel secondo comandamento sono: accogliere, osservare, e preservare puro ed intatto, tutto il culto e le ordinanze religiose che Dio ha istituito nella sua Parola; particolarmente la preghiera e il rendimento di grazie nel nome di Cristo; la lettura, la predicazione, e l’ascolto della Parola; l’amministrazione ed il ricezione dei sacramenti; il governo e la disciplina della chiesa; il suo ministero e preservazione; il digiuno religioso; giurare nel nome di Dio; ed i voti a lui dedicati; come pure disapprovare, detestare, opporre ogni falso culto; e, nel rispetto della condizione e vocazione di ognuno, la sua rimozione e di ogni monumento d’idolatria.

Il secondo comandamento s'incentra sul culto che a Dio è dovuto. Esso ne parla con una proibizione al riguardo dell'idolatria, ma implica il dovere corrispondente di praticare quel culto che Dio gradisce.
Esso impone al popolo di Dio tre doveri:
  • Accogliere quanto Dio prescrive al riguardo del culto come obbligo vincolante per la coscienza e la condotta.
  • La diligente osservanza di quanto Dio prescrive, vale a dire non semplicemente credervi astrattamente come articolo di fede, ma di praticarlo di fatto nella nostra vita.
  • Preservare il culto che Dio gradisce, vale a dire aderire strettamente ad esso come stabilito dalle Sacre Scritture, evitando scrupolosamente qualsiasi cosa che possa corromperne la pratica, introducendo innovazioni o operando cambiamenti che non siano espressamente sanciti da Dio nella Sua Parola, quali che siano le nostre giustificazioni al riguardo.
La diligenza nell'osservanza di quanto Dio prescrive nella Sua Parola al riguardo del culto è motivata dalla "gelosia" che Dio ha per esso: Egli non è disposto a permettere che noi si faccia nell'ambito del culto quel che noi riteniamo più opportuno. Dio è sovrano su ogni cosa, siamo quindi tenuti ad ubbidire alla Sua volontà: Egli ha chiaramente rivelato nella Scrittura essere la Sua precisa volontà che noi Gli si renda culto soltanto attraverso le ordinanze che Egli per esso ha stabilito e in nessun altro modo.
Oggi noi viviamo in un tempo in cui tutto, anche la religione, viene posto "al servizio dell'uomo". Si intende così valutare e rispettare le sue necessità, diritti, preferenze, coscienza, dignità e libertà. Dappertutto, anche nelle chiese, sembra prevalere il principio pragmatico commerciale che per "avere successo" bisogna rispondere ai gusti, preferenze, desideri e necessità "dell'utenza". Ecco così che molte "chiese moderne" anche per quanto riguarda la forma del culto, tendono sempre di più ad adattarsi a "quello che la gente vuole", a rispondere ai "bisogni percepiti", a compiacere quelli che si identificano come i gusti soprattutto "dei giovani" (la "chiesa futura"), e tutto questo per "garantirsi un uditorio" e soprattutto le proprie risorse economiche molto spesso carenti. Oggi una "chiesa avveduta", per poter svolgere il suo compito "nel modo migliore" ed "avere successo", ci si aspetta che si avvalga delle tecniche del marketing. Diventa così la "chiesa azienda" che per "vendere il suo prodotto" si adatta ai desiderata del suotarget.
Tutto questo solo apparentemente può sembrare "sensato". Ci si dimentica però che la chiesa ed il suo culto non è "al servizio dell'uomo", ma al servizio di Dio! Una chiesa cristiana, una chiesa che voglia essere coerente con la sua Costituzione, vale a dire con le Scritture dell'Antico e del Nuovo Testamento, è una chiesa che pone Dio e non"l'uomo" al centro della sua attenzione. Soprattutto per quanto riguarda il culto (il "servizio divino") la chiesa è tenuta a rispondere ai diritti, desideri, preferenze e volontà di Dio. Nel culto è Dio che la chiesa è chiamata a servire, non "l'uomo" e quindi deve sempre chiedersi non quello che la gente preferirebbe che il culto fosse, ma ciò che Dio intende che il culto sia e contenga, che cosa Dio ha comandato al riguardo nella Sua Parola. Non quindi "ricerche di mercato" ma "studio biblico" per comprendere e poi praticare ciò che Dio desidera, anzi, comanda!
I desideri di Dio non necessariamente coincidono con "i desideri dell'uomo". Tutto questo nella consapevolezza che quando in primo luogo si serve Dio, anche l'essere umano ne avrà sicuramente beneficio, perché le due cose non sono in contraddizione anche se i "bisogni percepiti" dell'essere umano non sono necessariamente i suoi bisogni reali. E' vero che Dio non ha dei "bisogni" che noi dobbiamo e possiamo servire, ma è in un culto secondo la Sua volontà che si potrà rispondere agli autentici bisogni umani che Dio vede molto più chiaramente di quanto noi vediamo.
E' particolarmente significativo che il secondo comandamento colpisca l'idolatria perché quando si vorrebbe rendere culto a Dio secondo i nostri gusti e preferenze, inevitabilmente si cade nell'idolatria, come è illustrato dall'episodio paradigmatico del libro dell'Esodo in cui il popolo di Dio, in assenza di Mosè e della sua presenza regolatrice chiede ad Aronne di onorare Dio attraverso un vitello d'oro (ad imitazione dei popoli pagani) e con celebrazioni orgiastiche. "Mosè disse ad Aaronne: «Che ti ha fatto questo popolo, che gli hai attirato addosso un così grande peccato?» Aaronne rispose: «L'ira del mio signore non s'infiammi; tu conosci questo popolo e sai che è incline al male. Essi mi hanno detto: "Facci un dio che vada davanti a noi; poiché quel Mosè, l'uomo che ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che fine abbia fatto". Io ho detto loro: "Chi ha dell'oro se lo levi di dosso!" Essi me l'hanno dato; io l'ho buttato nel fuoco e ne è venuto fuori questo vitello»" (Esodo 32:21-24). Si notino nel testo le giustificazioni di Aronne e la giusta indignazione di Mosè che, al suo ritorno, deve assistere a quello spettacolo. Mosè non dice: "Ma che bravo il popolo, quanto è religioso!", ma: "Quello non è e non può essere il modo in cui Dio va adorato", non quindi i desiderata del popolo, ma la volontà di Dio! In quel caso non è che Israele avesse tradito Dio per rivolgersi a dei falsi déi, ma voleva onorare il Dio vero e vivente nel modo che gli pareva più opportuno, nel modo suggerito dalla cultura a cui era abituato e questo la Scrittura chiama pure "idolatria", altrimenti chiamata "culto volontario" ["Quelle cose hanno, è vero, una parvenza di sapienza per quel tanto che è in esse di culto volontario, di umiltà e di austerità nel trattare il corpo, ma non hanno alcun valore; servono solo a soddisfare la carne" (Colossesi 2:23)].
La chiesa cattolica romana e anche molte chiese evangeliche ritengono che, in materia di culto la chiesa non sia limitata a quanto le Scritture affermano o esemplificano, ma che la chiesa possa decidere di impostare il suo culto come ritenga più opportuno introducendovi pure ordinanze e forme di culto non espressamente comandate sulla base dei nostri criteri. Per quanto questo possa parerci giustificabile, di fatto questo atteggiamento al riguardo del culto è chiara spiegazione di come siano stati possibili ed ancora sono molti abusi e pratiche corrotte introdotte nella storia del Cattolicesimo romano, come pure dell'Ortodossia orientale e di molte chiese evangeliche. 
Che diverse chiese evangeliche considerino la forma ed il contenuto del loro culto come "una questione indifferente" è grave per chi a gran voce afferma come le Sacre Scritture siano la regola della nostra fede e della nostra condotta. Questo principio non sembra valere spesso per il culto! Che dire, poi, quando si proclama la sovranità di Dio ma ...non al riguardo delle forme e del contenuto del culto che a Lui è rivolto? Si dice: "Dobbiamo essere spontanei nel culto", ma è proprio per quel concetto che l'antico Israele si era fatto un vitello d'oro da adorare e che diverse chiese evangeliche oggi hanno trasformato il culto in uno show televisivo, in una sorta di "concerto rock" con musica assordante, danze, mimi, e spettacoli di varietà, liberi interventi, il tutto, naturalmente, all'insegna del "non annoiare" e "attirare la gente". Visto però che il culto deve essere gradito a Dio, che ne pensa Lui delle nostre pratiche? Non basta dire che qualsiasi cosa non sia espressamente proibito nella Scrittura è ammesso e legittimo per adorare Dio. Che cosa Dio comanda per il culto? Qual è l'esempio normativo della chiesa antica testimoniato nel Nuovo Testamento?
La Scrittura per il culto comanda elementi regolari come: preghiera, canto dei Salmi biblici, lettura e spiegazione delle Scritture, raccolta delle offerte e celebrazione dei sacramenti; ed elementi occasionali come: il digiuno ed le promesse solenni o voti. Ci atteniamo a questo? E' ciò che prescrive Dio nella Sua Parola ed è sancito nel secondo comandamento.



[Questo testo fa parte dei miei commenti alle domande e risposte del Catechismo Maggiore di Westminster, in questo caso sull'esposizione del Decalogo. Invito i lettori a seguirle direttamente seguendo la successione dei documenti in: http://editthis.info/diwygiad/Catmagwest#La_legge_morale_di_Dio]

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