martedì 14 maggio 2013

Il ruolo della Legge morale di Dio per non credenti e credenti

La Legge morale stabilita da Dio per regolare la vita delle creature umane, pur non essendo oggi in grado di salvare davanti a Dio chi volesse osservarla per "guadagnarsi il paradiso" a causa della disabilità ingenerata dal peccato, conserva ancora la sua importanza. Essa deve essere proclamata ed insegnata dalla chiesa cristiana ed assume ruoli differenti sia per gli increduli che per i credenti. E' quello che spiegano le risposte alle domande 96 e 97 del Catechismo maggiore di Westminster, che consideriamo in questo breve studio, proseguendo la nostra carrellata su questo importante catechismo evangelico.
D. 96. A quale particolare funzione [uso peculiare] adempie la legge per le persone non rigenerate? 
R. La legge morale, per le persone rigenerate, adempie alla funzione di risvegliare la loro coscienza affinché sfuggano all’ira a venire e si accostino a Cristo; oppure, se esse dovessero permanere in stato di peccato, lasciarli inescusabili [privi di scuse] e sottoposti alla sua maledizione.
La legge morale di Dio esercita funzioni diverse rispettivamente per quanto riguarda le persone in comunione con Cristo e quelle che il Catechismo chiama "le persone irrigenerate". L'aggettivo "irrigenerato" significa "non (spiritualmente) rigenerato" e deriva dal concetto biblico di rigenerazione o "nuova nascita". Il Signore Gesù dichiara espressamente: "In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio" (Giovanni 3:3). Anche detta "nascita dall'alto", la rigenerazione è l'opera sovrana dello Spirito Santo di Dio mediante la quale una persona, dopo aver udito il messaggio dell'Evangelo, ne rimane interiormente colpito (viene "risvegliata") e giunge al ravvedimento ed alla fede in Cristo, incamminandosi sulla via del discepolato cristiano e della santificazione. Le persone "irrigenerate" sono quelle che non hanno mai fatto l'esperienza di autentica conversione a Cristo e si trovano, perciò, nella condizione descritta dall'Apostolo Paolo quando scrive: "Ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo" (Efesini 2:12).

Di fatto, la legge morale di Dio non è uno strumento di salvezza ma di dannazione, infatti la Scrittura dice: «Maledetto chiunque non si attiene a tutte le cose scritte nel libro della legge per metterle in pratica» (Galati 3:10). Essa, però, per gli irrigenerati, per le persone che non sono state (ancora) convertite a Cristo e che vivono in condizione di immoralità, vale a dire: "...per gl'iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e gl'irreligiosi, per coloro che uccidono padre e madre, per gli omicidi, per i fornicatori, per i sodomiti, per i mercanti di schiavi, per i bugiardi, per gli spergiuri e per ogni altra cosa contraria alla sana dottrina" (1 Timoteo 1:9-10), essa assume un ruolo particolare, quello elencato da questa risposta del Catechismo.

1. La legge morale scuote e risveglia la loro coscienza affinché, consapevoli di quanto esigente sia la giustizia che Dio esige da loro e scoprendo di non avere alcuna speranza di conformarvisi e della giusta ira di Dio che i loro peccati meritano, implorino di tutto cuore Dio affinché ne siano risparmiati, accogliendo senza riserve quanto Dio provvede loro nel Salvatore Gesù Cristo. È così che la legge morale diventa per loro un "pedagogo" o precettore per condurli a Cristo. Inoltre:

2. Se perseverano in ciò che Dio considera peccato e rifiutano di credere di essere sottoposti al giudizio di Dio o credono di poter essere perdonati senza la conversione e la fede in Cristo, la legge morale di Dio evidenzia e sentenzia la loro irreparabile colpevolezza e condanna rendendoli inescusabili, cioè nell'impossibilità di trovare delle scuse, affermando di non avere udito quanto Dio giustamente commina al peccatore impenitente ed incredulo.

[Vedi su questa risposta testi biblici ed altre questioni correlate a questo indirizzo].
D. 97. A quale speciale funzione adempie la legge morale per le persone rigenerate? 
R. Sebbene coloro che sono rigenerati e credono in Cristo siano liberati dalla legge morale in quanto patto d’opere, tanto che essa né li giustifica, né li condanna, essa, oltre al suo uso generale comune a tutto il genere umano, è in special modo utile per mostrare loro quanto essi debbano a Cristo, il quale per loro l'ha adempiuta e ne ha sopportato la maledizione al posto loro e per il loro bene. Essa li sospinge così ad una maggiore riconoscenza e a manifestarla nella sempre maggiore loro cura di conformarsi ad essa come norma della loro ubbidienza.
Quando un uomo (o una donna) viene spiritualmente rigenerato e giunge al ravvedimento ed alla fede in Cristo, il suo rapporto con la legge morale cambia. È istantaneamente e per sempre liberato da tutti i suoi vani sforzi di salvarsi da solo attraverso l'ubbidienza ad essa come pure dalla condanna che giustamente merita come suo trasgressore. Attraverso l'opera del Salvatore Gesù Cristo siamo, infatti, riscattati e guadagnati a Dio per sola Sua grazia. Ora, grazie a Cristo, siamo sciolti dai legami della legge e dal suo peso opprimente, non perché noi se ne possa fare a meno o la legge morale in quanto tale sia "superata", ma per viverla con uno spirito diverso. Essa ci rammenta quanto noi si debba a Cristo per la nostra salvezza e ne seguiamo con gioia i precetti per onorarne la giustizia e soprattutto per onorare e ringraziare Dio che, tramite essa, esprime la Sua volontà.

La Bibbia insegna che il cristiano non è più sotto la legge, ma sotto la grazia ["infatti il peccato non avrà più potere su di voi; perché non siete sotto la legge ma sotto la grazia" (Romani 6:14)]. Questo, però, non conduce il vero cristiano ad ignorare la legge morale stabilita di Dio e a vivere come meglio ritiene opportuno credendosi libero di impostare il proprio comportamento in modo soggettivo, in ubbidienza, come spesso si sente affermare, ad un generico principio di amore. La legge morale stabilita di Dio rimane il criterio morale autorevole rispetto al quale ci si confronta ed impostiamo la nostra vita. Il cristiano onora la legge morale stabilita di Dio perché vi trova espressa la volontà del Dio che ama e serve. Egli onora Dio onorando la Sua legge. Benché la legge morale di Dio non sia più per il cristiano un mezzo per guadagnarsi la salvezza o qualcosa la cui trasgressione lo potrebbe condannare senza appello, egli riconosce in essa la regola di una vita ordinata e produttiva, una vita che davvero "funziona", "come Dio vuole". Come si può, infatti, ignorare l'espressa volontà di chi si ama e al quale tutto si deve? L'apostolo Paolo, pur affermando la salvezza per grazia mediante la fede, dichiara di non essere "senza la legge di Dio", ma "sotto la legge di Cristo", vale a dire di ubbidire alla legge di Dio non nello spirito degli scribi e dei Farisei, ma nello spirito di Cristo (1 Corinzi 9:19-21).

È in questa prospettiva che il cristiano può ancora peccare quando, benché non siano più "peccati mortali", cade in comportamenti che disonorano ed amareggiano Dio: "Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione" (Efesini 4:30). L'autentico cristiano rimane un uomo o una donna spesso contraddittorio rispetto alla sua confessione di fede. Benché spiritualmente rigenerato, non sarà completamente quaggiù un "uomo nuovo" permanendo in lui tratti (più o meno numerosi) di "uomo vecchio". Egli è al tempo stesso giusto e peccatore ("simul justus et peccator"). Il cristiano, dopo essere caduto ed avere disubbidito alla volontà rivelata di Dio, se ne rammarica e chiede, con il perdono di Dio, la forza di emendare il proprio comportamento errato e di procedere più decisamente sulla via della santificazione. "Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi. Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; e se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati" (1 Giovanni 1:8-2:2).
[Vedi su questa risposta testi biblici ed altre questioni correlate a questo indirizzo].

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