mercoledì 11 settembre 2013

La conversione del nostro modo di pensare

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Il principio che la Bibbia sia integralmente Parola di Dio e regola della nostra fede e della nostra condotta e che pure sta alla base della fede evangelica com’è espresso dalle Confessioni di fede riformate, è spesso applicato oggi in modo molto parziale ed incoerente. Esso deve informare, infatti, non solo il contenuto concettuale della nostra fede e del nostro culto, non soltanto l’etica, ma anche il nostro modo di pensare. A dover essere “convertiti”, infatti, devono essere anche “i nostri ragionamenti”. Cristiani, infatti, sono coloro che dai “vani ragionamenti” [1] che caratterizzano “i figli di questo mondo” [2] e che solo seguono “il principe della potenza dell’aria, quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli” [3], acquisiscono gradualmente “la mente di Cristo” [4]. Questa “mente di Cristo” è il dono che Dio loro fa attraverso la Rigenerazione, la quale pone nel loro cuore quel “seme divino” [5] che dev’essere coltivato per far crescere sempre meglio l’intera loro persona “ad immagine di Cristo” [6]. La vita cristiana può essere intesa, infatti, come quel processo attraverso il quale “demoliamo i ragionamenti e tutto ciò che si eleva orgogliosamente [in noi stessi] contro la conoscenza di Dio, facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo” (2 Corinzi 10:4-5).

Una diversa concezione del mondo e della vita

I cristiani assumono così una concezione del mondo e della vita diversa, quella che li porta a ragionare in modo diverso e ad avere “valori” diversi da quello della maggior parte della gente, perché diversi ne sono i presupposti. Da qui sorge la tipica “incomunicabilità” dei cristiani con “i figli di questo mondo” che porta questi ultimi, allibiti, a dire ai primi: “Ma come ragionate voi?”. La risposta non può altro che essere: “Ragioniamo secondo i presupposti della Parola di Dio, regola della nostra fede, della nostra condotta, ed anche del nostro modo di pensare”.
L’apostolo Paolo è esplicito a questo riguardo:
“Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate; e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali. Ma l’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente. L’uomo spirituale, invece, giudica ogni cosa ed egli stesso non è giudicato da nessuno. Infatti, chi ha conosciuto la mente del Signore da poterlo istruire?». Ora noi abbiamo la mente di Cristo” (1 Corinzi 1:12-16).
Non è sempre stato così: questa incomunicabilità, questa inconciliabilità, questa “dissonanza” fra il modo di pensare dei “figli di questo mondo” e i figli di Dio [7] non corrisponde al progetto creativo originale, secondo il quale l’essere umano doveva e poteva essere in armonia, in consonanza (anche nel suo modo di pensare) con Dio. Essa è dovuta alla Caduta, alla seduzione (accolta) del peccato che ha intaccato, alterandola, tutta la vita umana, modo di pensare incluso.
E’ per questo motivo che la teologia cristiana parla degli “effetti noetici” [8] del peccato. Definiamo, infatti, “effetti noetici del peccato” l’influenza negativa che la Caduta nel peccato ha esercitato ed esercita sulla capacità che abbiamo, come esseri umani, di ragionare, di far uso della nostra mente e che l’ha resa disfunzionale rispetto alle “cose di Dio” [9], per cui si può anche parlare di una “dissonanza cognitiva”, quella che si manifesta non solo fra coloro che Dio ha rigenerato e gli altri, ma anche nelle contraddizioni che scopriamo in noi stessi come cristiani, dove “vecchio” e “nuovo” sono in continua lotta e competizione.

Una dissonanza cognitiva

L’espressione “dissonanza cognitiva” è un concetto particolarmente appropriato [10] per descrivere la situazione di complessa elaborazione cognitiva in cui credenze, nozioni, opinioni esplicitate contemporaneamente nel soggetto in relazione ad un tema si trovano a contrastare funzionalmente tra loro; esempi ne sono la “dissonanza per incoerenza logica” (quella che pure il mondo rileva nei cristiani coerenti), la dissonanza con le tendenze del comportamento passato, la dissonanza relativa all’ambiente con cui l’individuo si trova ad interagire (dissonanza per costumi culturali). Infatti, un individuo che attiva due idee o comportamenti che sono tra loro incoerenti si verrà a trovare inevitabilmente in difficoltà discriminatoria ed elaborativa se le due rappresentazioni sono tra loro contrapposte o divergenti. Questa incoerenza produce appunto una dissonanza cognitiva, quella che l’individuo cerca automaticamente di eliminare o ridurre a causa del marcato disagio psicologico che essa comporta; questo può portare all’attivazione di vari processi elaborativi, che permettono di compensare la dissonanza. Questo spiega pure quando i cristiani “risolvono” il disagio di questa dissonanza adattando colpevolmente il loro modo di ragionare e di parlare al mondo manifestando così incoerenze più o meno gravi non senza conseguenze [11].

Gli effetti noetici della Caduta

Spesso come cristiani non ci rendiamo abbastanza conto dell’effetto noetico del peccato o lo sottovalutiamo, sorprendendoci o arrabbiamoci magari se “il mondo non ci capisce” [12]. Così, infatti, come il peccato non cancella, ma sfigura, l’immagine di Dio che noi portiamo in noi stessi, il peccato non pregiudica la nostra capacità di ragionare, ma la distorce, portandoci a conclusioni errate in particolare sulla condizione umana, su noi stessi e su Dio.
Il peccato influisce, così, pure sulla nostra volontà e sulla nostra mente che, quando la esercitiamo, fa sì che il nostro pensiero elabori “vani ragionamenti”. È possibile così parlare della presenza in noi di una “disabilità cognitiva”.

Note

  • [1] Efesini 5:6. Cfr. anche: “perché, pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno glorificato come Dio, né l’hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza si è ottenebrato” (Romani 1:21).
  • [2] Luca 20:34.
  • [3] Efesini 2:2. “Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell’aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli. Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed eravamo per natura figli d’ira, come gli altri” (Efesini 2:1-3).
  • [4] 1 Corinzi 2:16.
  • [5] 1 Giovanni 3:9.
  • [6] 2 Corinzi 3:18.
  • [7] Usiamo questa espressione biblica per denotare chi ragiona (i primi) in consonanza con i termini di questo mondo ed i secondi in consonanza con i termini di Dio.
  • [8] L’aggettivo “noetico” deriva dal termine greco “nous”, cioè “mente”.
  • [9] E’ il rimprovero che Gesù fa a Pietro: “Vattene via da me, Satana! Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini” (Marco 8:33).
  • [10] E’ stato introdotto da Leon Festinger nel 1957 in psicologia sociale, e ripreso successivamente in ambito clinico da Milton Erickson, cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Dissonanza_cognitiva.
  • [11] Per le quali si giustificano le esortazioni della Scrittura: “E non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la volontà di Dio, la buona, accettevole e perfetta volontà” (Romani 12:2), e “come figliuoli d’ubbidienza, non vi conformate alle concupiscenze del tempo passato quand’eravate nell’ignoranza” (1 Pietro 1:14).
  • [12] “Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui” (1 Giovanni 3:1).

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