venerdì 27 giugno 2014

Predicare la Parola con fedeltà ed autorità

Dio parla al Suo popolo con autorità attraverso la predicazione che espone fedelmente la Sua Parola e si aspetta che chi la ode vi risponda con fede ed ubbidienza. Questo implica da parte di chi la ode il riconoscimento che la predicazione di fatto abbia questa autorità implicita, la ascolti con attenzione indivisa e rispetto, la comprenda, la ritenga e si disponga ad ubbidirvi. La predicazione espositiva esige il posto centrale nel culto cristiano ed è rispettata come l'avvenimento attraverso il quale il Dio vivente parla al Suo popolo.
L'autentica predicazione espositiva, la predicazione strettamente legata all’esposizione ed applicazione di un testo biblico, è segnata da tre diverse caratteristiche: autorità, rispetto e centralità.

La predicazione espositiva è una predicazione fatta con autorità perché si fonda sull'autorità stessa della Bibbia in quanto Parola di Dio. Dio parla al Suo popolo con autorità attraverso la predicazione che espone fedelmente la Sua Parola e si aspetta che chi la ode vi risponda con fede ed ubbidienza. Questo implica da parte di chi la ode il riconoscimento che la predicazione di fatto abbia questa autorità implicita, la ascolti con attenzione indivisa e rispetto, la comprenda, la ritenga e si disponga ad ubbidirvi. Una tale predicazione esige e rafforza nel popolo di Dio pure il senso di una rispettosa attesa, perché si attende che attraverso di essa Dio gli parli. Infine, la predicazione espositiva esige il posto centrale nel culto cristiano ed è rispettata come l'avvenimento attraverso il quale il Dio vivente parla al Suo popolo. In questa prospettiva, la predicazione espositiva deve necessariamente assumere un ruolo centrale nell'ambito del culto cristiano.

Questi concetti sono oggi indubbiamente in crisi e per svariate ragioni. Nel passato vi era la preoccupazione del rischio di perdere questa autorità e guida. Ora la situazione si è capovolta e la maggior parte delle persone sembra che colgano ogni occasione per manifestare la propria "allergia" a qualsiasi autorità con il pretesto che se ne può abusare. Si teme che essa sia sostanzialmente una minaccia alla nostra "sovrana" libertà. Se quindi la generazione precedente temeva l'assenza di autorità, oggi vediamo il timore dell'autorità stessa là dove essa esiste.

Alcuni "esperti" di predicazione suggeriscono che semplicemente i predicatori abbraccino questa nuova concezione del mondo e rinuncino a qualsiasi pretesa di autorità nel loro ruolo e messaggio che portano. Si giunge persino a definire il predicatore come "un uomo privo di autorità". Coloro che hanno perduto fiducia nell'autorità della Bibbia come Parola di Dio, vengono così lasciati senza più molto da dire e senza un' effettiva autorità. Il predicatore non può più presupporre un generale riconoscimento della sua autorità di ministro di Dio o l'autorità della sua istituzione, e tantomeno l'autorità della Scrittura. Il predicatore nell'era post-moderna è lasciato nella condizione di chiedersi se continuare a offrire monologhi in un mondo dove si insiste nel "dovere" del dialogo. In effetti: se non abbiamo più né un ruolo d'autorità né un messaggio autorevole, perché mai predicare? Privo di autorità il predicatore e la comunità cristiana non potranno che chiedersi se continuare in questa massiccia "perdita di tempo" prezioso. L'idea stessa che la predicazione possa essere trasformata, per così dire, in un dialogo fra il pulpito e banchi della chiesa, è indicativa della confusione che prevale nella nostra epoca.

Autorità

In contrapposizione a questo è la nota d'autorità che si trova in ogni autentica predicazione espositiva. Martin Lloyd Jones nota: "Un qualsiasi studio della storia della chiesa e, in particolare, un qualsiasi studio dei grandi periodi di risveglio, dimostrano più di qualsiasi altro, quest'unico fatto: che la chiesa cristiana durante tali periodi ha parlato con autorità. La grande caratteristica di ogni risveglio è stata l'autorità del predicatore. Allora sembrava esserci qualcosa di nuovo, di extra, di irresistibile in ciò che proclamava da parte di Dio".

Il predicatore osa parlare in nome di Dio. Egli sale sul pulpito come un “amministratore dei misteri di Dio" (1 Corinzi 4:1) e proclama la verità della Parola di Dio, la potenza di quella Parola ed applica quella Parola alla vita. Si tratta senza dubbio di un atto audace. Nessuno dovrebbe neanche solo contemplare di svolgere un tale atto senza avere l'assoluta persuasione di essere stato chiamato a predicare come pure dell'autorità immacolata delle Scritture. In ultima analisi, l'autorità di predicare è l'autorità della Bibbia stessa in quanto Parola di Dio. Senza questa autorità, il predicatore è nudo e silente di fronte alla comunità cristiana ed il mondo che guarda. Se la Bibbia non è Parola di Dio, il predicatore inganna sé stesso ed è coinvolto in un atto di finzione professionale.

Poggiando i suoi piedi sull'autorità delle Scritture il predicatore proclama una verità ricevuta, non un messaggio inventato, un discorso di circostanza o peggio un discorsetto di intrattenimento. Il ministero dell'insegnamento non è un ruolo di consulenza fondato su un'esperienza religiosa, ma una funzione profetica attraverso la quale Dio parla al Suo popolo.

Rispetto

La predicazione espositiva autentica è pure segnata dal rispetto. Il popolo che si era riunito di fronte ad Esdra ed agli altri predicatori aveva dimostrato amore e rispetto per la Parola di Dio (Neemia 8). Il popolo si alzava in piedi quando ascoltava la lettura del Libro. L’atto di alzarsi quando la Parola era letta e predicata rivela il cuore del popolo ed il loro senso di attesa.

La predicazione espositiva esige un atteggiamento di grande rispetto da parte della comunità riunita. La predicazione non è un dialogo, ma implica almeno due parti - il predicatore e la comunità riunita che lo ascolta. Ruolo della comunità riunita nell’avvenimento della predicazione è quello di ascoltare, ricevere ed ubbidire alla Parola di Dio. Così facendo, la Chiesa dimostra rispetto per la predicazione e l’insegnamento della Bibbia, e comprende che il sermone ha il compito di portare la Parola di Cristo vicina alla comunità riunita. Il vero culto è questo.

Senza un fondamentale rispetto per la Parola di Dio, molte comunità cristiane si agitano nel frenetico tentativo di dare un senso al culto. I cristiani escono dal culto chiedendosi: “Che cosa ne abbiamo ricavato?”. Le chiese producono dei sondaggi per misurare le aspettative del culto: Vi piacerebbe più musica? Di che tipo? Vi piacerebbero magari di più degli sketch? Il nostro predicatore è sufficientemente creativo?

La predicazione espositiva esige delle domande molto diverse. Ubbidirò alla Parola di Dio? In che modo il mio pensiero si deve riallineare con la Scrittura? In che modo devo cambiare il mio atteggiamento per essere pienamente ubbidiente alla Parola? Queste domande rivelano sottomissione all’autorità di Dio e rispetto per la Bibbia in quanto Sua Parola.

Allo stesso modo, il predicatore deve dimostrare il suo proprio rispetto per la Parola di Dio affrontando lo studio del testo diligentemente e responsabilmente. Non deve essere frivolo e superficiale predicando “come capita”, e tanto meno sprezzante ed irriverente. Di questo si può essere certi: nessuna comunità cristiana avrà rispetto per la Bibbia più di quanto faccia il suo predicatore.

Centralità

Se la predicazione espositiva esprime autorità, e se esige rispetto, essa deve stare pure al centro del culto cristiano. Un culto che sia diretto, come deve, all’onore ed alla gloria di Dio, troverà il suo centro nella lettura e nella predicazione della Parola di Dio. La predicazione espositiva non può assumere il ruolo di un semplice supporto dell’atto di culto - deve esserne centrale.

Nel corso della Riforma, proposito guida di Lutero era quello di ristabilire la predicazione al posto che le spetta nel culto cristiano, vale a dire quello centrale. Riferendosi all’episodio su Marta e Maria in Luca 10, Lutero rammentava alla sua comunità e studenti come Gesù Cristo avesse dichiarato che la predicazione della Parola è “la parte buona”, anzi, “la parte migliore” (Luva 10:42). Preoccupazione centrale di Lutero era quella di riformare il culto nelle chiese ristabilendovi la centralità della lettura e della predicazione della Parola.

Questa stessa riforma è ciò di cui noi abbiamo bisogno oggi nelle chiese. La predicazione espositiva deve tornare ad essere centrale nella vita della Chiesa e centrale nel culto cristiano. Alla fin fine la Chiesa non verrà giudicata dal suo Signore per la qualità della musica ma per la fedeltà della sua predicazione.

Quando oggi gli evangelici parlano con noncuranza della distinzione fra culto e predicazione (intendendo che la chiesa gradisca soprattutto una “buona offerta musicale” a cui si può aggiungere un po’ di predicazione) essi tradiscono l’equivoco in cui sono incorsi distinguendo fra atti di culto e predicazione. Il culto non è qualcosa che si faccia prima di sedersi ad ascoltare la Parola di Dio, ma l’atto attraverso il quale il popolo di Dio dirige tutta la sua attenzione al Dio vero e vivente che parla loro e riceve le loro lodi. Dio è onorato al massimo grado quando il Suo popolo ascolta la Sua Parola, ama la Sua Parola ed ubbidisce alla Sua Parola.

Come al tempo della Riforma, il correttivo più importante alla corruzione del culto (e difesa contro il consumismo che vorrebbe oggi determinarlo) è ritornare giustamente alla predicazione espositiva ed alla lettura pubblica della Parola di Dio che assume primato e centralità nel culto. Solo allora “il gioiello mancante” sarà veramente riscoperto.

(Rifacimento ed adattamento di un articolo di Albert Mohler)

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