martedì 24 novembre 2015

La tradizione: quando è positiva e quando è negativa

Troppo spesso "la tradizione", alle orecchie degli evangelici, è diventata una sorta di "bandiera rossa", un concetto negativo, soprattutto quand'é usata, nella stessa frase in rapporto alla "Scrittura". La ragione di questo, naturalmente, è il modo in cui la Chiesa cattolico-romana ne ha fatto uso per tutta la sua storia, subordinando l'autorità dell'ultima alla prima, rendendo così il “Sacro Magistero” della chiesa la regola suprema della fede e della condotta dei cristiani professanti.

Quella della Tradizione era la questione chiave che stava dietro ai dibattiti della Riforma del XVI secolo. Anche se la dottrina della Giustificazione è giunta ad essere considerata la questione centrale della controversia, questo lo era nel contesto più vasto della polemica che circondava una questione di fondo: il ruolo, sede dell'autorità che determina la fede e la pratica della chiesa.

I Riformatori non hanno mai negato l'esistenza o l'importanza della tradizione per la chiesa, ma essi hanno combattuto per il correttivo vitale di ristabilire la Scrittura soltanto al posto che le compete nel dare forma alla tradizione della chiesa attraverso i secoli e verificarne la legittimità Così facendo, semplicemente essi sostenevano ciò che è radicato nella storia della salvezza sviluppata nella Bibbia ed articolata sia dai profeti nell'Antico Testamento che da Gesù e dagli Apostoli nel Nuovo.

Quando sfidava gli Scribi, i Farisei ed i Sadducei, Gesù era ingaggiato nello stesso tipo di dibattito con l'istituzione religiosa del Suo tempo. Egli ripetutamente denunciava il fatto che questi leader religiosi avessero abbracciato una semplice tradizione umana di regole e regolette insegnate dagli uomini in diretta opposizione a ciò che Dio aveva rivelato nella Sua Parola (Matteo 15:1-9).

Così pure l'Apostolo Paolo: egli riconosceva che precedentemente alla sua conversione egli era stato appassionatamente impegnato a sostenere "le tradizioni dei [suoi] padri" (Galati 1:14).Egli vedeva come a quel tempo questo fosse segno della sua cecità spirituale. Egli pure sfidava le chiese alle quali scrive quando esse si stavano allontanando dalla fedeltà alle Scritture per rivolgersiu verso tradizioni fatte dall'uomo che pregiudicano la verità e l'insegnamento della Bibbia (Colossesi 2:8).

Ciononostante, in un altro luogo, egli definisce una comprensione giusta ed appropriata della tradizione difendendone il ruolo per la vita di fede. Egli esorta i cristiani di Tessalonica in questo modo: "Fratelli, vi ordiniamo nel nome del nostro Signore Gesù Cristo che vi ritiriate da ogni fratello che si comporta disordinatamente e non secondo l'insegnamento [tradizione] che avete ricevuto da noi" (2 Tessalonicesi 3:6). In questo testo, infatti, egli usa il termine greco paradosis (che significa "qualcosa di passato di mano in mano"), in riferimento al tipo di fede e di pratica che è plasmata dalla parola rivelata di Dio.

È In questo senso che indubbiamente vi è per la tradizione un ruolo vitale per il Cristianesimo protestante. Questo è ciò che i Riformatori avevano cercato di ristabilire attraverso il loro insegnamento e polemica con Roma. Questo pure è ciò che le chiese riformate hanno cercato di fare attraverso i secolo nel loro sforzo di essere semper reformans e semper reformanda. Questo si è dimostrato vero non solo nel modo in cui hanno dato forma alla loro vita e culto, ma anche al modo in cui hanno articolato la loro fede. Sebbene esse abbiano storicamente accordato alto valore all'essere chiese confessionali, non hanno mai considerato i loro credi, confessioni e catechismi come il criterio supremo di fede e condotta, ma sempre come subordinati e dipendenti dalla Scrittura. Anche la più grande fra queste affermazioni di fede è da intendersi costruita e rivedibile alla luce di una comprensione più chiara della Bibbia e della storia dell'interpretazione.

È per questoì che i Protestanti non dovrebbero considerare la "tradizione" come una parola che automaticamente faccia squillare campanelli di allarme teologico. Dobbiamo apprezzare la tradizione ed il retaggio di cui facciamo parte. Inoltre dobbiamo pure riflettere profondamente su come non solo noi la riceviamo e fedelmente "la passiamo avanti" alle generazioni successive, ma pure il modo in cui la rapportiamo in modo significativo ed efficace al mondo in cui viviamo. Solo quando penseremo attentamente a questo aspetto della nostra responsabilità, noi ci assicureremo che quelli che ci guardano dall'esterno abbiamo una chiara impressione di come sia l'Evangelo cristiano, in contrasto ad altro.

Vi è un'area in particolare in cui cristiani con buone intenzioni (ed i loro leader) hanno avuto un lodevole desiderio di difendere e sostenere "la fede, che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre" (Giuda 3), ma sono riusciti solo a fare l'opposto di quanto intendevano. Questo capita quando essi inconsapevolmente riducono la sacra tradizione della chiesa a semplice tradizionalismo. E quando lo trasformano in un "ismo" essi si tagliano fuori ,di fatto,i dalla regola stessa di fede e di pratica che può plasmarla e dirigerla, come pure darle vita.

Questo capita quando il loro punto focale si sposta da "ciò che crediamo" a "come esprimere quella fede". Mentre la prima cosa non è negoziabile perché esprime ciò che Dio ha rivelato una volta per sempre nella Sua Parola, la seconda cosa è flessibile per ogni tipo di ragioni. Il cambiamento del linguaggio e delle culture varia e il gap generazionale è cosa reale. È così che i cristiani devono costantemente lavorare su come articolare ed applicare alla meglio le verità immutabili della Scrittura al mondo in continuo cambiamento dove viviamo.

Cercare di proteggere la verità immortale trasformandola in modi rigidi modi - rifiutarsi di riconoscere che le stesse verità che amiamo possono essere articolare ed applicate in modi diversi da come le pratichiamo - di fatto distorce la verità. Non c'è traduzione della Bibbia che sia canonica e non c'è un unico e solo tipo di innario di cui si possa dire lo stesso. Allo stesso modo, la liturgia di chiese particolari, sebbene includa ed aderisca agli elementi essenziali del vero culto (e quindi giustifica i principi e gli elementi che la determinano), troverà espressione in forme e stili diversi in diversi contesti di chiesa.

Se siamo riformati, evangelici e protestanti nella nostra fede, apparteniamo ad una grande tradizione che ha benedetto la chiesa, benedetto il mondo e che risale ai tempi biblici. Come però proprio in quei tempi biblici vi erano elementi nella chiesa che si trasformavano in tradizione e poi in tradizionalismo, santificare una versione di ciò che essi hanno ricevuto in modo da andare oltre a ciò che permetta la Scrittura stessa, così pure attraverso i secoli, quegli elementi rimangono nella chiesa. Vi è un'intera generazione di cristiani che ha bisogno di riscoprire come la tradizione sia buona. Aiutiamoli a fare quella scoperta aiutandoli a vedere che cosa essa sia realmente.

1 commento:

  1. Ultimamente mi sono trovato a riflettere sul tema della tradizione e sono giunto alle stesse conclusioni dell'articolo.
    Purtroppo il cattivo uso che ne fa il cattolicesimo ha fatto si che qualunque tradizione sia vista come un virus da evitare, perché dannoso.
    Io credo invece che esista una tradizione sana, anche all'interno del protestantesimo, e che questa possa solo che aiutarci nel cammino della fede. Nella tradizione vedo una sorta di collante fra le varie generazioni di credenti; ma anche come una eredità, che si tramanda di generazione in generazione.
    Perché mi dico, dovrei privarmi dei suoi tesori? Perché ad esempio dovrei evitare di leggere gli scritti di Lutero, di Calvino, di Spurgeon? Non sono essi quegli "insegnanti, dottori, pastori" che Dio ha dato al suo popolo affinché fosse perfezionato e crescesse fino alla statura di Cristo? Perché non dovrei leggere quei tesori che sono i catechismi e le confessioni di fede? Solo per una (a mio avviso) errata applicazione del principio del Sola Scriptura?
    Sono giunto alla conclusione che esista una tradizione sana e che questa debba essere conosciuta, per il nostro bene. Certo, è da evitare ogni abuso; basta avere chiari quali siano gli scopi per i quali essa viene tramandata e quale sia il limite della sua autorità, che è sempre e comunque subordinata alla Bibbia.
    La tradizione cattolica è diventata quel che sappiamo perché ha incorporato un corpus di insegnamenti e dottrine, alcuni dei quali originarono spesso dalla mera riflessione teologica/filosofica, senza che questa sia supportata dalla Scrittura. È questo ciò che credo si debba evitare. Per il resto, faccio mio il consiglio contenuto in uno dei primi versetti che mi parlarono: "Esaminate ogni cosa e ritenete il bene".

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