lunedì 26 agosto 2019

Fisicamente disabile ma potente nell'opera del Signore (22. Galati 4:12-20)



Non sappiamo esattamente, ma l'apostolo Paolo era fisicamente disabile e malaticcio. Eppure era stato e rimane potentemente utilizzato nell'avanzamento del Regno di Dio. Come vediamo nel testo biblico di oggi, già allora c'era chi lo criticava e cercava di sottrargli il risultato del suo lavoro. Se ne rattrista, ma persevera, con la forza che Dio gli dà, sapendo che, nonostante le pretese e le menzogne dei suoi avversari, è sempre Dio e la verità che alla fine vince.
"Siate come me - ve ne prego, fratelli -, poiché anch'io sono stato come voi. Non mi avete offeso in nulla. Sapete che durante una malattia del corpo vi annunciai il Vangelo la prima volta; quella che, nella mia carne, era per voi una prova, non l'avete disprezzata né respinta, ma mi avete accolto come un angelo di Dio, come Cristo Gesù. Dove sono dunque le vostre manifestazioni di gioia? Vi do testimonianza che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati anche gli occhi per darli a me. Sono dunque diventato vostro nemico dicendovi la verità? Costoro sono premurosi verso di voi, ma non onestamente; vogliono invece tagliarvi fuori, perché vi interessiate di loro. È bello invece essere circondati di premure nel bene sempre, e non solo quando io mi trovo presso di voi, figli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché Cristo non sia formato in voi! Vorrei essere vicino a voi in questo momento e cambiare il tono della mia voce, perché sono perplesso a vostro riguardo" (Galati 4:12-20).
Quando l'Apostolo qui dice: "Siate come me", egli intende: "Siate miei imitatori, come anch'io lo sono di Cristo" (1 Corinzi 11:1). Paolo, infatti, è un uomo completamente consacrato a Cristo, determinato ad essere fedele all'Evangelo ricevuto e non disposto ad accogliere "alternative" come lo sono i Galati, per quanto ben presentate possano essere. Egli, così, li sfida a vivere nella libertà che Cristo ci ha donato e a rifiutare la tirannia spirituale alla quale vorrebbero assoggettarli.

In Cristo, siamo stati introdotti in un'epoca nuova della storia della salvezza, portatrice di benefici prima sconosciuti ai più, benefici che abbiamo titolo a godere pienamente. Lo Spirito Santo, la giustizia, le benedizioni, l'adozione, l'eredità promessa: tutto questo è disponibile in Cristo. Egli chiede così ai Galati di opporre resistenza a coloro che vorrebbero riportarli indietro nel passato non avendo compreso le peculiarità del presente in Cristo.

Nel momento della sua conversione Cristo ha fatto di Paolo un uomo nuovo: le sue prospettive sono completamente cambiate: così deve poter essere anche per coloro che in Galazia sono stati coinvolti in Cristo in un'esperienza di conversione. Allo stesso modo l'antica legge mosaica deve essere "convertita" a Cristo, intesa e vissuta in Cristo, e non viceversa, Cristo ...riconvertito al vecchio modo di considerare e vivere la legge!

Nel tempo stesso Paolo dice pure ai Galati "perché anch'io sono come voi", cioè, sono un uomo come voi che Cristo ha liberato e con voi sto vivendo quest'esperienza. "Vi ho incontrato, mi sono identificato nella vostra condizione e vi ho accompagnato a Cristo. Ho fatto l'esperienza della libertà in Cristo e l'ho partecipata con voi. Vorrei che prendeste piena coscienza di quanto essa sia preziosa e non barattabile con niente e nessuno al mondo. Ora, disorientati dai discorsi che avete sentito dagli ultimi arrivati, mi guardate con sospetto. Com'è possibile? Vi ho beneficato oltremisura. Ripensate a quei momenti in cui per la prima volta avevate incontrato me ed il mio messaggio. Con quale gioia mi avevate accolto! Allora ero persino malato, ciononostante, avete capito che io ero portatore di qualcosa di unico al mondo e l'avete accolto come se ve lo avesse porto un angelo del cielo!".

Questo riferimento ad un predicatore fisicamente malato, ma accolto volentieri ed efficace nel suo ministero, si oppone pure ad una certa distorsione moderna del messaggio evangelico che suppone che la fede autentica debba scaturire necessariamente in "salute e ricchezza" e che malattia equivalga a "mancanza di fede"! In questa prospettiva un predicatore malato e magari con scarse risorse economiche appare loro come qualcosa di vergognoso e ...di "cattiva testimonianza"! Nulla di più sbagliato di questo. Certo, nessuno desidererebbe essere malato e povero. Spesso, però, è proprio attraverso la malattia e la povertà che nasce la testimonianza cristiana più efficace, perché quando le si vive nello spirito di Cristo esse sono particolarmente potenti a mostrare come vivere le privazioni in modo diverso da quanto comunemente lo si faccia in questo mondo. Le accuse che i legalisti della Galazia portavano a Paolo oltre che il suo "liberalismo", lo attaccavano forse anche da questo punto di vista?

Gli avversari di Paolo nella Galazia, volevano dunque staccare da lui il cuore di qui credenti per volgerlo a loro che si vantavano (disonestamente) di grandi cose. Che tristezza. Paolo per loro era e continuava ad essere come un padre in Cristo, anzi, una madre che sempre si era presa affettuosa cura di loro, anche quando li rimproverava, perché li rimproverava solo e sempre per il loro bene. No, verso di loro non aveva alcun malanimo, solo la grande tristezza (e giustificata rabbia), quella di un genitore amorevole che vede i suoi figli volgergli ingiustamente le spalle privi di riconoscenza, perché attratti dalle ingannevoli seduzioni di falsi amici. Il suo sforzo ed impegno nel comunicare loro Cristo era stato come le doglie di un parto. Era stato così fin dall'inizio. Il dolore ora in lui si rinnova perché i Galati stanno per andare dietro ad estranei, rischiavano di perdere quel Cristo che avevano ricevuto con gioia. La perplessità di Paolo per ciò che stanno facendo i cristiani della Galazia, di fatto rinnegando l'Evangelo, è grande. Si chiede così come questo sia possibile.

In effetti pastori, predicatori ed evangelisti, anche oggi non dovrebbero essere così ingenui da pensare di dover ricevere sempre un caldo benvenuto se coerentemente insegnano la verità. Di fatto, insegnare la verità vuol dire correre il rischio concreto di alienarsi, con questo, molte persone. E' un rischio da correre. Meglio perdere qualcuno per strada che tacere o modificare la verità solo per "tenerselo buono" compiacendolo sempre.

Preghiera. Signore, riconosciamo che spesso siamo particolarmente stupidi prestando ascolto alle seducenti argomentazioni degli "ultimi arrivati" che vorrebbero correggere la nostra "fede ingenua", magari quella dei primi tempi della nostra conversione a Cristo, per adeguarla alla loro presunta maggiore sapienza. Aiutaci, te ne preghiamo, a saper discernere i lupi con la veste d'agnello che ci vorrebbero allontanare dal nostro "primo amore". Amen.

Domenica 1 Settembre 2019 - Dodicesima domenica dopo Pentecoste

Testi biblici: Geremia 2:4-13; Salmi 81:1, 10-16; Ebrei 13:1-8, 15-16; Luca 14:1, 7-14

Preghiera: Signore Onnipotente, autore e datore di ogni cosa buona: innesta nel nostro cuore l'amore del tuo Nome; aumenta in noi vera devozione; nutrici di ogni bontà; fà sì che produciamo in noi il frutto delle buone opere; per Gesù cristo, nostro signore, che vive e regna con te e con lo Spirito Santo, un solo Dio ora e per sempre. Amen.

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