mercoledì 28 ottobre 2009

La chiesa cristiana dovrebbe accettare l'omosessualità?

E' con accenti trionfanti che il sito "Gionata - Progetto su fede ed omosessualità" ci annuncia che: "Il Sinodo della Chiesa Luterana di Svezia si è schierato a favore dei matrimoni religiosi per gli omosessuali, nel corso del voto che si è tenuto giovedì mattina. La decisione, basata su una proposta formulata dal consiglio governativo della chiesa, indica che la Chiesa di Svezia celebrerà cerimonie nuziali er coppie eterosessuali ed omosessuali. La proposta è stata approvata da 176 dei 249 membri votanti".

Il degrado sempre più pronunciato delle chiese protestanti storiche sembra sia ineluttabile e non conoscere più limiti nella moderna corsa all'adeguamento all'ideologia corrente spacciato per "progressismo". I gruppi di pressione degli omosessuali in queste chiese sembrano prevalere ed assumere potere scacciandone gli oppositori definiti oscurantisti ed "omofobi". Noi che intendiamo rimanere fedeli all'insegnamento biblico e ci opponiamo a queste "aperture" dovremmo forse "ritirarci in buon ordine" senza reagire e portare avanti altrove la continuità della chiesa fondata sull'insegnamento biblico com'è stato riaffermato dai Riformatori (la cui memoria oggi è infangata e vilipesa)? Forse, ma non possiamo rassegnarci. Come scriveva l'apostolo Giuda:

"Carissimi, avendo un gran desiderio di scrivervi della nostra comune  salvezza, mi sono trovato costretto a farlo per esortarvi a combattere strenuamente per la fede, che è stata trasmessa ai santi una volta per  sempre. Perché si sono infiltrati fra di voi certi  uomini (per i quali già da tempo è scritta questa condanna); empi che  volgono in dissolutezza la grazia del nostro Dio e negano il nostro unico Padrone e Signore Gesù Cristo" (Giuda 3,4).

Sul mio sito già diversi documenti hanno affrontato il tema dell'omosessualità (vedi sezione "sessualità" a questo indirizzo). Vi propongo qui una risposta alle pretese del movimento omosessuale di giustificarsi sulla base del testo biblico di Galati 3:28.

Uno dei testi biblici che il moderno movimento degli "omosessuali credenti" adduce per promuovere la piena accettabilità della loro condizione nell'ambito della chiesa cristiana è il versetto: "Non c'è qui né Giudeo né Greco; non c'è né schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù"  (Galati 3:28). Questo movimento pretende affermare che "la condizione omosessuale" o quelle che vengono chiamate "preferenze sessuali", sia cosa indifferente, completamente accettabile, e che rientri nell'affermazione evangelica dell'uguaglianza di tutti i credenti in Cristo Gesù. E' così che questo movimento sostiene che "la condizione omosessuale" non pregiudicherebbe l'accesso ai ministeri della chiesa né il matrimonio religioso di persone dello stesso sesso. Sebbene questo versetto certamente possa essere addotto per affermare la pari dignità e le pari opportunità delle donne nell'ambito della chiesa, utilizzarlo come bandiera del movimento degli "omosessuali cristiani" equiparando la normalizzazione della condizione omosessuale al movimento di liberazione della donna nell'ambito della chiesa cristiana, è del tutto pretestuoso e contrario all'insegnamento delle Sacre Scritture.

Le categorie che l'Evangelo dichiara irrilevanti e superate nell'ambito della chiesa cristiana sono qui indicate come: (1) quelle di carattere nazionale; (2) quelle di carattere sociale; (3) quelle di carattere sessuale.

1. Nella chiesa di Cristo non ha più senso parlare di "Giudei e greci". L'essere credenti in Cristo rende irrilevante la questione della nazionalità, dell'etnia, o della razza. Vi è per ogni credente in Cristo pari dignità e pari opportunità. Sono escluse le categorie di inferiore o superiore, nessun primato di uno sull'altro, nessuna maggiore o minore dignità di uno sull'altro, nessun privilegio. Le differenze a questo livello non devono né possono costituire ostacoli o impedimenti di sorta. Le differenze nazionali e culturali non vengono necessariamente livellate, devono essere apprezzate per i valori che ciascuna cultura porta, ma non possono costituire motivo di discriminazione.

2. Nella chiesa di Cristo non ha più senso parlare di "schiavi e liberi", nobili o plebei, benestanti o nullatenenti. L'essere credenti in Cristo rende irrilevante la questione della classe sociale o del reddito. Vi è per ogni credente in Cristo pari dignità e pari opportunità. Sono
escluse le categorie di inferiore o superiore, nessun primato di uno
sull'altro, nessuna maggiore o minore dignità di uno sull'altro, nessun
privilegio. Le differenze a questo livello non devono né possono
costituire ostacoli o impedimenti di sorta. Anche in questo caso, le differenze, pur moderate e trascese, non vengono necessariamente livellate, ma non possono costituire motivo di discriminazione.

3. Nella chiesa di Cristo non ha più senso parlare di "maschio o femmina". L'essere credenti in Cristo rende irrilevante la questione del genere. Vi è per ogni credente in Cristo, che sia maschio o femmina pari dignità e
pari opportunità. Sono escluse le categorie di inferiore o superiore, nessun primato di uno sull'altro, nessuna maggiore o minore dignità di uno sull'altro, nessun privilegio. Le differenze a questo livello non devono né possono costituire ostacoli o impedimenti di sorta nei diritti, doveri e responsabilità del cristiano. La differenza biologica rimane, le peculiarità e "punti forti" del maschio e della femmina rimangono e sono valorizzati, ma il genere non può costituire motivo di discriminazione.

Quest'ultima categoria implica forse che lo stesso valga per chi si dichiara omosessuale? No, perché le Sacre Scritture non contemplano un "terzo sesso", una legittima categoria a parte per l'omosessualità. La categorizzazione di "omosessuale" certo esiste, ma non si tratta di una categoria che debba essere considerata indifferente, irrilevante, "da superare" nel contesto della chiesa cristiana. La categoria di "omosessuale" ha nella Bibbia sempre una valenza morale negativa.

Ci sono, di fatto, categorie morali di persone che non possono né devono trovare spazio nell'ambito della chiesa se non attraverso una conversione:

"Non v'illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati  santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio" (1 Timoteo 6:9-11); "Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi seduca con vani ragionamenti; infatti è per queste cose che l'ira di Dio viene sugli uomini ribelli. Non siate dunque loro compagni; perché in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce" (Efesini 5:5-7); "Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e cupidigia, che è idolatria. Per queste cose viene l'ira di Dio sugli uomini ribelli. E così camminaste un tempo anche voi, quando vivevate in esse. Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, collera, malignità, calunnia; e non vi escano di bocca parole oscene. Non mentite gli uni agli altri, perché vi siete spogliati dell'uomo vecchio con le sue opere  e vi siete rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l'ha creato" (Colossesi 3:5-10); "Ma per i codardi, gl'increduli, gli abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, gli stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda" (Apocalisse 21:8).

L'omosessualità, nella Bibbia, non è cosa da considerare "normale" ed accettabile, ma cosa da cui ravvedersi, cosa da abbandonare attraverso un processo mirato di purificazione, di correzione, di guarigione, per quanto arduo e doloroso questo possa essere, tanto quanto altri comportamenti che la Bibbia giudica come reprensibili, perché anche l'omosessualità è da considerarsi "un problema", una disfunzione, una distorsione di ciò che Dio aveva previsto sin dall'inizio, sicuramente un peccato di cui ravvedersi.

L'omosessualità è cosa da abbandonare, non da accettare come "normale". La chiesa di Cristo certamente accoglie chi ne è affetto, ma solo nella misura in cui chi ne è interessato è disposto ad abbandonarla.

Men che meno la chiesa può promuovere e "celebrare" il matrimonio fra persone dello stesso sesso, perché "da principio non era così" (Matteo 19:8). L'amore non è da "celebrare" indiscriminatamente, ma da ricondurre sempre nei limiti di ciò che Dio ha prescritto, e nulla è prescritto dalla Parola di Dio al riguardo dell'omosessualità. Essa la condanna come allontanamento dalla norma e, in Cristo, opera affinché essa ne sia ricondotta.

Il movimento dei cosiddetti "omosessuali credenti", di fatto, abusa del concetto di amore e di grazia distorcendo e vanificando l'insegnamento biblico. Sarebbe piuttosto da considerare secondo quanto dice l'apostolo Giuda quando scrive: "Perché si sono infiltrati fra di voi certi uomini (per i quali già da tempo è scritta questa condanna); empi che volgono in dissolutezza la grazia del nostro Dio e negano il nostro unico Padrone e Signore Gesù ... Allo stesso modo Sodoma e Gomorra e le città vicine, che si
abbandonarono, come loro, alla fornicazione e ai vizi contro natura,  sono date come esempio, portando la pena di un fuoco eterno
" (Giuda 4, 7).

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