lunedì 25 ottobre 2010

Il segreto della​​​​​​​​​​​​​​​ generosità​​​​​​​​​

"1 Ora, fratelli, vogliamo farvi conoscere la grazia che Dio ha concessa alle chiese di Macedonia, 2 perché nelle molte tribolazioni con cui sono state provate, la loro gioia incontenibile e la loro estrema povertà hanno sovrabbondato nelle ricchezze della loro generosità. 3 Infatti, io ne rendo testimonianza, hanno dato volentieri, secondo i loro mezzi, anzi, oltre i loro mezzi, 4 chiedendoci con molta insistenza il favore di partecipare alla sovvenzione destinata ai santi. 5 E non soltanto hanno contribuito come noi speravamo, ma prima hanno dato se stessi al Signore e poi a noi, per la volontà di Dio" (2 Corinzi 8:1-5).
In questa nuova sezione della seconda lettera ai cristiani di Corinto, l'Apostolo Paolo li esorta a contribuire "alla sovvenzione destinata ai santi" (8:4), cioè ad esprimere pure essi la loro fattiva solidarietà verso i fratelli e sorelle della Palestina che soffrivano di gravi ristrettezze economiche. Per fare questo egli li coinvolge in un'autentica "gara di solidarietà" con altri cristiani​, una competizione in chi dona maggiormente!
Invece che iniziare, così, con un'esplicita richiesta di denaro, Paolo inizia parlando loro dello straordinario esempio di generosità dato dai cristiani della Macedonia. Le chiese della Macedonia erano state fondate in seguito alla missione dell'apostolo Paolo durante la suja seconda campagna evangelistica (le città di Filippi, Tessalonica e Berea).
Paolo parla della "grazia che Dio ha concessa alle chiese di Macedonia". Il raggio di significato che l'Apostolo dà al termine "grazia" [χάρις (charis)] è ampio ed indica tutto ciò che Dio dona nella Sua generosità, non solo la grazia della salvezza:  "Infatti voi conoscete la grazia del nostro Signore Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventar ricchi" (8:9). "Ogni grazia"è "tutto quel che è necessario" e che Dio concede "per abbondare per ogni opera buona"(9:8), che si dimostra indubbiamente "sovrabbondante" (9:14). La "sovvenzione destinata ai santi" diventa così "un'opera di grazia" (8:6-7,19) perché coloro che Dio ha rigenerato, assumendo in sé stessi lo spirito ed il carattere di Dio, ​ pure ricevono lo stesso spirito di generosità. Ecco così il modo in cui Dio ha messo in grado i cristiani della Macedonia, benché fossero di risorse materiali molto limitate, ad assistere i fratelli e le sorelle della Palestina, anche se non li conoscevano personalmente.
Da notare qui pure come, per motivare i cristiani di Corinto alla generosità, Paolo faccia riferimento ad una regione che storicamente, per i greci, era un avversario politico, la Macedonia, chiamato comunemente "il barbaro Nord", da sempre in competizione con loro per il predominio politico. I cristiani del nord (della Grecia), "provati con molte tribolazioni" (v. 2) a causa della persecuzione, erano poveri, quelli del sud molto più benestanti. Nonostante tutto questo, essi si erano dimostrati di grande generosità.
I cristiani della Macedonia non solo erano di "limitate risorse" (nostro eufemismo) economiche, ma di "estrema povertà" [κατὰ βάθους πτωχεία (katà bàthous ptocheia)], letteralmente "di profonda povertà" (ND). Tutto questo non aveva loro impedito di avere una "gioia incontenibile" [περισσεία τῆς χαρᾶς (he perisseia tes charas], meglio: "gioia in abbondanza" (ND). Benché poveri, la loro fede e la loro gioia aveva sovrabbondato, traboccato, fino a diventare di benedizione materiale per altri cristiani. Ecco così che essi hanno "sovrabbondato nelle ricchezze della loro generosità" [ἐπερίσσευσεν εἰς τὸ πλοῦτος τῆς ἁπλότητος αὐτῶν (eperisseusen eis to plutos tes aplotetos auten)] (v. 2). Il termine ἁπλότης (haplotés) può essere certo tradotto "generosità" ma l'accento è posto sulla semplicità di carattere, sul cuore aperto, determinato a beneficare senza riserve, "non di malavoglia né per forza" (9:7) ma con gioia.
Rimane oggi così spesso vero che "chi più ha meno dà e chi meno ha più dà". Com'è possibile? Il nostro testo ne dà spiegazione.
(1) In primo luogo perché i cristiani macedoni non avevano dato solo "secondo i loro mezzi", ma "oltre i loro mezzi" (v. 3). Quanto questo sia stato Paolo non lo dice. Non c'è qui nulla che lasci intendere come, così facendo, essi si fossero dimostrati "irresponsabili" (come qualcuno direbbe oggi). Il senso di quest'espressione è che essi avevano prima determinato quanto potevano offrire e poi avevano dato più che quella cifra.
(2) In secondo luogo, essi avevano "dato volentieri" [αὐθαίρετοι, da: αὐθαίρετος (authairetos)], letteralmente "di proprio accordo", per libera scelta. Nessuno aveva fatto loro pressione perché donessero del denaro, ma l'avevano fatto di propria iniziativa, per propria scelta, volentieri. Di fatto essi avevano insistito di poterlo fare "chiedendoci con molta insistenza il favore di partecipare alla sovvenzione destinata ai santi"  (v. 4). Letteralmente avevano "implorato" Paolo di poter contribuire! Partecipare, per loro, infatti, lo consideravano un privilegio [ὴ κοινωνίαν τῆς διακονίας (he koinonia des diakonias)], lett. la comunione del servizio. Il senso di comunione che essi sentivano con gli altri cristiani era molto forte. Si sentivano con loro un solo corpo. Era per loro "insopportabile" che vi fossero altri cristiani che soffrissero. La sofferenza degli uni era la sofferenza degli altri. Sentivano di non potere fare a meno di condividere con gli altri anche quel poco che avevano! Sentivano di avere verso di loro una precisa responsabilità. Che differenza in questo da tanti cristiani di oggi!
(3) In terzo luogo, la generosità dei cristiani macedoni era possibile perché "avevano dato sé stessi al Signore ... per la volontà di Dio" (v. 5). La loro aspirazione maggiore era quella di come servire Cristo al meglio. E' qui che essi erano andati oltre a ciò che Paolo si sarebbe aspettato. Dalla loro povertà avevano donato per la sincerità del loro impegno per il Signore. Cristo era fattivamente loro Signore, non solo a parole! Tanto grande era il loro desiderio di servire Cristo che essi non avrebbero permesso che nemmeno le loro ristrettezze economiche diventassero per questo un impedimento. Ecco perché l'Apostolo descrive la colletta come un servizio, una diaconia (v. 4), non solo un obbligo finanziario. Era un'opportunità di ministerio, di servizio "verso i santi", coloro che Dio ha riservato per Sé stesso, il popolo che a Lui appartiene.
Preghiera. Signore Iddio, riconosco in me stesso grande 'taccagneria' ed egoismo quando si tratta di contribuire all'opera della Tua chiesa ed a sostenere chi si trova in bisogno. Quante giustificazioni io riesco sempre a trovare per non dare quel che dovrei e potrei! Te ne chiedo perdono.  Rendimi sensibile ai bisogni degli altri, del Tuo popolo, dei ministri di Cristo. Insegnami a fare come gli antichi cristiani macedoni, insegnami quella generosità che procede dal sentirmi parte di un unico corpo, quello del popolo di Dio, dove se soffre un membro, tutti gli altri altresì ne soffrono. Insegnami la gioia del servizio volenteroso reso a Te, come mio Signore, secondo le mie possibilità, ma anche oltre, consapevole che Tu provvederai anche a me. Nel nome di Cristo. Amen.
Proseguimento dello studio biblico su II Corinzi (vedi qui gli altri studi)

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