Capita spesso di udire predicatori che esortano il loro uditorio ad “aprire il cuore” al Signore Gesù. Il nostro cuore deve essere indubbiamente aperto a Cristo per poterne ricevere tutti i benefici. In questa esortazione, però, c’è un problema. L’unica volta in cui nel Nuovo Testamento si ritrova questo concetto, un cuore che si apre a Cristo, chi apre il cuore è Dio.
"Aprire il cuore" a Dio non è cosa, infatti, che potremmo mai fare da noi stessi.
“Il sabato andammo fuori dalla porta, lungo il fiume, dove pensavamo vi fosse un luogo di preghiera; e sedutici parlavamo alle donne là riunite. Una donna della città di Tiatiri, commerciante di porpora, di nome Lidia, che temeva Dio, ci stava ad ascoltare. Il Signore le aprì il cuore, per renderla attenta alle cose dette da Paolo. Dopo che fu battezzata con la sua famiglia, ci pregò dicendo: «Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, entrate in casa mia, e alloggiatevi». E ci costrinse ad accettare” (Atti 16:13-15).
E’ come se, avendo bisogno di un’operazione al cuore, il chirurgo ci dicesse: “Comincia tu ad aprirti il cuore e poi verrò io e inizierò l’intervento”. No. Parenti o amici ci possono certo portare all’ospedale, nemmeno essi però, non devono neanche immaginare di poter contribuire all’intervento: è l’equipe medica soltanto che si occuperà dell’operazione. Il “cuore nuovo” di cui abbiamo bisogno per accogliere l’Evangelo di Cristo ed entrare in comunione salvifica con Dio è un’operazione che solo Dio lo Spirito Santo può realizzare. Né noi stessi né altri ne hanno competenza. Qualsiasi artificio che noi potremmo escogitare, qualsiasi “mago” o “guaritore” di cui vorremmo avvalerci, avrebbe solo risultati disastrosi o comunque illusori.
Sî, il “cuore” di una persona deve essere aperto per rendere possibile la sua conversione a Cristo. E’ necessaria “apertura” e disponibilità e questa non c’è “in natura”, nè la natura o qualsiasi umano artificio la può realizzare. Di “naturale” c’è solo la nostra congenita ostilità verso il Dio vero e vivente e l’Evangelo, e quella deve essere infranta. “Aprire il cuore” a Cristo è competenza solo di Dio.
Sapere questo è estremamente liberatorio per la predicazione e l’insegnamento. Quando egli comprende che solo l’Iddio onnipotente è in grado di aprire il cuore umano, questo permette al predicatore di predicare "tutto il consiglio di Dio", incluso ciò che in questo messaggio non è comodo, conveniente e gradito all’uditorio. Allora non dobbiamo più cercare di “conquistarcelo” facendo uso di “adeguate tecniche di persuasione” - che implicano spesso adattare il messaggio a ciò che è gradito e congeniale all’uditorio o che risponde ai bisogni percepiti. Il predicatore può predicare tutto ciò che si trova nella Parola di Dio e farlo con coraggio, sapendo che verosimilmente alcuni respingeranno subito il messaggio, ma che altri faranno l’esperienza dell’aprirsi del proprio cuore, perché Dio lo Spirito Santo opererà su di loro acompagnando il suono dell’Evangelo con il Suo potere efficace. Se veramente comprendiamo questa verità, allora possiamo predicare tutto ciò che afferma la Parola di Dio - assolutamente tutto - possiamo comunicarlo “così come sta” ed essere liberi di farlo. Dio realizzerà ciò che intende realizzare quando, dove e come vorrà attraverso l’annuncio della Sua Parola.. La Sua Parola non ritornerà a Lui vuota, ma realizzerà tutto ciò che Egli si prefigge, indurendo alcuni cuori ed aprendone altri. “Così dunque egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole” (Romani 9:18).
L’Apostolo scrive: “I Giudei infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza, ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia; ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Corinzi 1:22-24). L’apostolo Paolo sapeva in anticipo che i soli che sarebbero stati veramente interessati a ciò che egli aveva da dire sarebbero stati quei peccatori che, dall’eternità, Dio ha deciso di concedere la grazia della salvezza. Gli altri l’avrebbero considerato solo pazzia o ne sarebbero stati offesi. Dio ha pure scelto la “pazzia” della predicazione per realizzare la Sua volontà, la salvezza dei Suoi eletti.
Così, predicatore, predica fedelmente e con fiducia. Insegnante, insegna fedelmente e con fiducia. Cristiano, condividi con altri l’Evangelo fedelmente e con fiducia. Fallo senz'ansia. Fallo nel migliore dei modi e con gli strumenti che Dio mette a tua disposizione al servizio della Parola, ma non sarà la tua perizia a persuadere la gente. Atti 13:48 descrive in questo modo la risposta alla predicazione degli apostoli: “Gli stranieri, udendo queste cose, si rallegravano e glorificavano la Parola di Dio; e tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero” (Atti 13:48). Tutti coloro che Dio ha preordinato alla salvezza l’accoglieranno. Dio farà quel che solo lui può fare per aprire il cuore indurito di coloro che Egli intende aprire.
Se, d’altro canto pensiamo (anche in modo inconfessato) che, in ultima analisi, sarà la nostra eloquenza o simpatia, o la nostra capacità ad evitare tutti quegli argomenti “scottanti” di cui l’incredulo potrebbe prendersi gioco o rifiutare, a portare uomini e donne nel regno di Dio, allora saremo sempre schiavi della gente e delle loro opinioni. Se pensassimo questo, allora dovremmo muoverci con grande cautela come in un negozio di cristalli, facendo in modo di non dire mai nulla che potrebbe mettere in imbarazzo la persona non rigenerata o suscitare reazioni negative. Allora dovremmo fare sempre molta attenzione a non “offendere” qualcuno parlando troppo di peccato e di ravvedimento, di giudizio e di inferno, oppure di giustizia, santità o della sovranità di Dio. Se le cose funzionassero in questo modo, dovremmo solo dire quel che è popolare, ciò che è considerato accettabile o che la gente piace udire; dovremmo evitare qualsiasi “tema controverso” e ridurre l’Evangelo “all’essenziale”.
Un Evangelo così annacquato, però, sarebbe ancora Evangelo, oppure solo una “versione riveduta e corretta” tale da essere gradita al mondo? La gente, poi, così “conquistata”, sarebbero cristiani autentici, oppure “capre” che pensano di essere “pecore”, illusi dei quali pure loro “conduttore” si illude? Forse possono essere “utili” all’istituzione religiosa che, tramite i loro contributi, deve pagare lo stipendio pastorale e provvedere ai costi di gestioni dei locali, ma una simile cosa, alla fin fine, davvero “paga”, comunque la potremmo giustificare?
Che ci sembri “conveniente” oppure meno, dobbiamo “farcene una ragione” che il messaggio della croce sia intrinsecamente offensivo, ma è compito del predicatore cristiano autentico quello di predicarlo. Predicare l’Evangelo senza suscitare “scandalo” è impossibile, se di fatto noi predichiamo davvero l’Evangelo. Vi saranno alcuni o persino molti a cui esso non piacerà. Certo stiamo parlando dello scandalo dato dal contenuto dell’Evangelo, non dello scandalo di una presentazione offensiva o dello scandalo dato da un predicatore non all'altezza. Il messaggio dell’Evangelo, però, sarà sempre di scandalo perché offende l’orgoglio umano e chi si ritiene giusto da sé stesso, chi vuole sentire solo ciò che è “politicamente corretto” e meglio risponde alla sua ideologia.
Sapere che è Dio che apre i cuori ci permette di focalizzarci, in quel che diciamo, nel compiacere Dio. Possiamo predicare con coraggio sapendo che, come disse una volta C. H. Spurgeon: “Le pecore di Cristo non si offenderanno mai udendo la voce di Cristo”.
Lo spunto di questo articolo è tratto da: John Samson, "Open Heart Surgery".
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