domenica 12 agosto 2012

La grazia di Dio, concetto spesso abusato (Il patto di grazia, 3)

D. In che modo si manifesta la grazia di Dio nel secondo patto?
R. Nel secondo patto la grazia di Dio si manifesta nel fatto che Egli liberamente provvede ed offre a dei peccatori un Mediatore, attraverso il quale essi possano ricevere vita e salvezza. Per poter trarre beneficio da Lui, Dio pone loro come condizione, ed esige la fede. Inoltre, a tutti i Suoi eletti, Egli promette e dona lo Spirito Santo, affinché Egli operi in loro quella stessa fede insieme a tutte le altre grazie salvifiche. Lo Spirito Santo, oltre a ciò, è dato per metterli in grado di manifestare una santa obbedienza quale evidenza e prova della loro fede e riconoscenza verso di Lui. Questa è la via per la quale Dio li destina alla salvezza. [Catechismo Maggiore di Westminster, D/R 32].
Che cosa intendiamo quando parliamo di "grazia"? Un vocabolario della lingua italiana ce ne dà diversi significati. (1) insieme di qualità naturali (delicatezza, gentilezza, finezza, spontaneità) che fanno apparire una cosa o una persona elegante e piena di armonia. (2) Favore. (3) Annullamento o riduzione di una pena; (3) Dono concesso da Dio. Nel contesto della fede cristiana, non dobbiamo presumere di sapere che cosa "grazia" significhi o accettarne le concezioni prevalenti, ma è nostro dovere investigare le Scritture per comprendere il significato che esse danno a questo termine senza imporvi i nostri preconcetti. Nella Bibbia, il termine "grazia" ha principalmente una valenza giuridica. Per grazia, infatti, si intende il decreto mediante il quale un condannato riceve il perdono dei suoi crimini (peccati), l'annullamento della pena giustamente meritata (la morte), e le opportunità della libertà e di una vita nuova. La grazia è decisione libera ed insindacabile dell'autorità che la concede, nel nostro caso Dio.

La grazia di Dio è concessa nei termini di uno specifico patto, chiamato appunto "patto di grazia". La D/R 32 del Catechismo Maggiore di Westminster riassume quale sia la via stabilita da Dio per la quale gli eletti ricevono la grazia della vita eterna.

I termini del "patto di grazia":
  1. Dio provvede ed offre ai peccatori eletti un Mediatore, attraverso il quale soltanto essi potranno ricevere vita e salvezza: il Signore Gesù Cristo. Dio lo stabilisce liberamente, vale a dire di Sua propria e libera scelta, non costretto né motivato da alcunché di diverso dal fatto che Egli semplicemente si compiaccia di farlo. "In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati" (Atti 4:12). Nei termini del "patto di grazia" Cristo non è soltanto "rappresentante" di coloro che Gli sono stati affidati, ma anche "mediatore". Il termine "mediatore" significa normalmente "chi interviene tra due parti in disaccordo tra loro e cerca una soluzione, un compromesso". Nel nostro caso, Egli funge da Mediatore fra noi e Dio. A causa del peccato c'è inimicizia fra noi e Dio, ma Cristo è Colui che ci riconcilia con Dio. Egli "ha abbattuto il muro di separazione abolendo nel suo corpo terreno la causa dell'inimicizia" (Efesini 2:14). "Infatti c'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo" (1 Timoteo 2:5). "Ora però egli ha ottenuto un ministero tanto superiore quanto migliore è il patto fondato su migliori promesse, del quale egli è mediatore ... Per questo egli è mediatore di un nuovo patto. La sua morte è avvenuta per redimere dalle trasgressioni commesse sotto il primo patto, affinché i chiamati ricevano l'eterna eredità promessa ... Gesù, il mediatore del nuovo patto e al sangue dell'aspersione che parla meglio del sangue d'Abele" (Ebrei 9:15; 12:24).
  2. Gli eletti non ricevono i benefici di Cristo "automaticamente", ma è posta come condizione la loro fede in Lui, vale a dire che essi si affidino a Lui completamente, rinunciando a qualsiasi altro presunto mediatore o strumento di salvezza, siano essi i propri od altrui meriti. "Non confido in niente e in nessun altro se non in Cristo Gesù".
  3. La fede e l'ubbidienza degli eletti non sono cosa che provenga, sgorghi, in modo naturale, da loro stessi, ma è dono di Dio, lo Spirito Santo. Da sé stessi, infatti, i peccatori non sono in grado di generare la fede e l'ubbidienza loro necessaria. Essi abbisognano di una "forza abilitante", vale a dire lo Spirito Santo che è promesso agli eletti nei termini stessi del "patto di grazia".
  4. Lo Spirito Santo è pure sorgente di tutte le altre grazie salvifiche che gli eletti trovano in Cristo. Si tratta del "frutto" dello Spirito Santo ed i Suoi carismi. "Il frutto dello Spirito ... è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo" (Galati 5:22-23). Fra le altre "grazie salvifiche" si include il ravvedimento e la santificazione.
  5. Una santa ubbidienza alla volontà rivelata di Dio nella Sua legge è, da parte degli eletti, evidenza e prova della loro elezione, come pure espressione della loro riconoscenza per ciò che Dio ha fatto per loro in Cristo. L'obbedienza alla volontà di Dio espressa dalla Sua Legge non è una condizione di salvezza ma la via mediante la quale gli eletti ricevono la grazia di Dio per la quale essi si ritrovano a camminare. Alla legge di Dio volentieri essi ubbidiscono perché amano Colui che l'ha data e sono persuasi che essa è buona, giusta e benefica per loro. "Così la legge è santa, e il comandamento è santo, giusto e buono" (Romani 7:12). La persona che veramente è salvata desidera abbandonare ciò che Dio considera peccato e seguire sempre meglio la giustizia di Dio rivelata in Cristo ed attraverso tutte le Sacre Scritture.
Ci si potrebbe chiedere, infine: "Dato che la fede salvifica è un dono di Dio, dovremmo 'sforzarci' di credere in Cristo, o dovremmo aspettare fintanto che Dio ci concede il dono della fede?". Sebbene sia vero che la fede salvifica sia un dono di Dio e che non possiamo produrla da noi stessi, è ancora nostro dovere adoperarci per giungere ad un'autentica fede in Cristo. Se davvero desideriamo credere in Cristo, quello è un segno che Dio ha intenzione di darci il dono della fede. "Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato" (Romani 10:13), invocare ardentemente il nome del Signore significa implorare Dio di ricevere il dono della fede in Cristo ed i benefici che essa comporta.

Considereremo la volta prossima, continuando nell'esposizione del Catechismo Maggiore di Westminster,  il modo in cui il patto di grazia è stato amministrato nel corso della storia del popolo di Dio.

Nessun commento:

Posta un commento

Archivio del blog