lunedì 13 agosto 2012

La "via delle opere" è sempre fallimentare (Il patto di grazia, 4)

D. Il patto di grazia è stato sempre amministrato nella stessa maniera? 
R. No, il patto di grazia non è stato sempre amministrato nella stessa maniera: il modo in cui era amministrato nell'Antico Testamento era diverso da quello in cui è amministrato nel Nuovo Testamento. [Catechismo Maggiore di Westminster, D/R 33].
Le religioni di questo mondo, così come il comune sentire, immaginano la salvezza (comunque la si definisca) come il risultato dell'esecuzione di buone opere (comunque le si definiscano). La persona "fa" o "non fa", le sue opere meritorie sono valutate e così essa "guadagna" in maggiore o minore misura "il paradiso". Le versioni corrotte di cristianesimo dicono più o meno la stessa cosa, per quanti sofismi adducano per giustificarsi. Vi è anche chi dice che la nostra "buona condotta" o la fede sia "un'opera" esercitando la quale si disporrebbe Dio ad impartirci la sua grazia!

Si tratta, però, di errori madornali di chi non si rende conto di quanto incommensurabile sia il divario fra noi peccatori e Dio nella Sua santità. In ogni caso, pretendere di guadagnarci il favore di Dio in qualsiasi modo è una tragica illusione fondata sulla colpevole presunzione umana. Sulla base delle opere (anche quelle migliori - secondo i criteri umani) l'esito sarà per tutti sempre fallimentare e ogni sforzo sempre quanto mai frustrante. Quel "paradiso" (comunque lo si definisca) nessuno lo raggiungerà. Perché? Perché la salvezza per opere faceva parte di una situazione che oggi non esiste più, dei termini di un antico patto (il "patto d'opere") che i nostri progenitori hanno infranto pregiudicando per sé stessi e per la loro discendenza e per sempre ogni possibilità di poterlo assolvere.

La via della riconciliazione con Dio, quindi della salvezza, oggi è totalmente diversa ed è quella che annuncia l'intera Bibbia: la grazia di Dio in Gesù, il Cristo.

Bisogna sottolinearlo con forza: il patto d'opere in quanto via per ottenere vita eterna oggi non è più in vigore - se non nelle sue conseguenze - essendo stato infranto dai nostri progenitori. Nessuno potrebbe presumere di potersi guadagnare oggi vita eterna conseguendo la perfetta giustizia richiesta dai termini di quel patto, anche solo parzialmente né tantomeno con alcun preteso "aiutino". A causa della corruzione della natura umana, infatti, ammesso che lo tentasse, la sua persistente incapacità lo renderebbe costantemente frustrato. Questa frustrazione è testimoniata sempre di nuovo nella storia da coloro che si illudono di guadagnarsi la salvezza con le proprie opere. Si tratta della "maledizione" conseguente al patto (d'opere) che è stato infranto.

Il patto d'opere ha cessato di essere operativo nel momento stesso della sua trasgressione, MA è subito entrato in vigore il patto di grazia e questo lo vediamo proprio quando i nostri progenitori sono scacciati dall'Eden. Pur subendo il loro meritato castigo, per la grazia di Dio la loro "nudità" è subito "coperta" ed è data loro la promessa dell'Evangelo: "Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno" (Genesi 3:15).

La salvezza per grazia, quindi, da allora è stata sempre una costante della storia della salvezza. La via della grazia non è iniziata, come alcuni sostengono, al Calvario, quando Gesù, il Figlio di Dio, sacrifica la Sua vita per guadagnare la salvezza degli eletti. Anche gli uomini e le donne dell'Antico Testamento erano salvati per grazia guardando per fede all'avvento del futuro Messia. La Legge serviva loro per evidenziare il loro il peccato "disabilitante" che rendeva loro impossibile la salvezza per opere, ed i sacrifici e le cerimonie loro richiesti servivano per prefigurare l'opera futura del Messia. Gli uomini e le donne dell'Antico Testamento non erano quindi salvati "per opere", ma per la fede nella futura virtù del Messia (il Cristo) che sarebbe venuto. E' errato sostenere che i Giudei, nell'Antico Testamento fossero salvati per opere, mentre i cristiani - al tempo del Nuovo Testamento - per grazia. Sia i credenti dell'Antico come del Nuovo Testamento sono salvi per grazia mediante la fede nella Persona e nell'opera del Messia, futuro per l'Antico Testamento, presente per i contemporanei di Gesù, passato per quelli dei tempi successivi. Le virtù del Messia sono a-temporali ed efficaci sia in prospettiva che in retrospettiva.

Il catechismo, così, insegna l'unità dell'Antico e del Nuovo Testamento in un unico patto di grazia. Il patto d'opere non è più in vigore. Si illude pateticamente chi tenta di guadagnarsi la salvezza indipendentemente dalla grazia di Dio in Gesù Cristo. Dalla Caduta dei nostri progenitori in poi vi è stata e rimane un'unica via di salvezza, vale a dire attraverso quanto stabilisce il patto di grazia. E' sbagliato e dannoso contrapporre, come fanno molti, l'Antico al Nuovo Testamento come se fossero due diverse vie di salvezza. Entrambi i testamenti insegnano una sola via di salvezza, quella della grazia mediante la fede nel Messia, il Cristo.

Le differenze fra l'Antico ed il Nuovo Testamento riguardano i modi, le modalità, in cui quello stesso patto di grazia era dispensato. Ieri era dispensato in un modo, oggi in un altro, ma la via che porta alla salvezza rimane la stessa, quella del Patto di grazia. Questi sono i presupposti ed il significato della D/R di oggi del catechismo.

Queste differenze nella dispensazione di quello stesso patto di grazia sono esposte specificatamente nelle domande e risposte seguenti del Catechismo Maggiore di Westminster.

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