D. 29 Quali sono le pene che Dio infligge ai peccatori nel mondo a venire?
R. Le pene che Dio infligge ai peccatori nel mondo a venire sono: la separazione eterna dalla beata presenza di Dio, come pure i più atroci tormenti nell'anima e nel corpo, senza interruzione, nel fuoco dell'inferno per sempre. [Catechismo Maggiore di Westminster, D/R 29].Quando oggi si sente l’espressione: "patire le pene dell’inferno" possiamo star certi che chi la usa non sta riferendosi alle eterne pene ultraterrene comminate dalla giustizia di Dio all’umanità empia e ribelle. Si usa infatti generalmente questa espressione come un modo di dire per riferirsi ad intense sofferenze e a disagi profondi patiti qui ed ora, sofferenze del tutto terrene.
Nessuno sembra voler credere che esistano davvero corrispondenti sofferenze ultraterrene che attendano coloro che non saranno trovati conformi alla giustizia divina e, per altro, in una dimensione a noi sconosciuta. Difatti, di queste "pene dell'inferno" nessuno oggi ha mai avuto esperienza, né qualcuno - si dice - è mai tornato dall'oltretomba per parlarcene. Queste "pene dell'inferno" ci paiono così, se non incredibili, almeno "teoriche" e discutibili, frutto, magari, della fantasia morbosa di autori medioevali. Se troviamo poi qualcuno che all'inferno oggi "ci crede", respingiamo i suoi discorsi con malcelata indignazione: la cosa ci sembra assurda e ripugnante, un orrore che, appunto, solo una fantasia morbosa e malata potrebbe concepire e che è certo indegna - si dice - di un Dio buono e compassionevole come crediamo che Egli sia.
Se però affrontiamo la lettura dei vangeli troviamo, con nostra grande sorpresa, che a parlarci delle pene dell'inferno come qualcosa di assolutamente reale e temibile, è proprio lo stesso Signore Gesù, e non una volta, ma moltissime volte, tanto che Egli intende la Sua stessa missione come quella di salvarci proprio dal destino dell'inferno, aprirci gli occhi e toglierci dalla "via larga" che ineluttabilmente vi conduce e che masse intere di persone stanno percorrendo. "Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; temete piuttosto colui che può far perire l'anima e il corpo nella geenna" (Marco 10:28).
"No, non è possibile", molti allora diranno, "Non stiamo comprendendo bene quello che Lui e gli autori del Nuovo Testamento affermano. Ci stiamo sbagliando, ci dev'essere un altro modo di intendere le cose. Forse Gesù parlava in modo figurato... forse.... forse...". Insomma, proprio l'idea delle pene dell'inferno "non ci va giù" e non la possiamo né vogliamo accettare e ci scervelliamo per trovare delle scappatoie per negare ...l'evidenza. Se però prendiamo sul serio la santità e la giustizia di Dio e ci rendiamo conto di quanto abominevole sia l'arroganza umana di voler negare il proprio Creatore e ritenere di poter vivere in modo da Lui autonomo come meglio ci pare e piace, allora ci rendiamo conto che non c'è pena tanto grande potrebbe meritare questo indegno e disgustoso genere umano perché giustizia sia fatta, e allora le pene dell'inferno non ci sembrano più così "campate in aria". E' tutta una questione di prospettiva! Dobbiamo vedere le cose non dal nostro miope e "conveniente" punto di vista, ma vedere le cose dalla prospettiva complessiva di Dio.
Ecco allora la sapienza del nostro catechismo che espone fedelmente il messaggio biblico. Esaminiamo le sue espressioni ed i concetti che sottendono.
1. Le pene dell'inferno equivalgono essenzialmente alla condanna della privazione irreversibile della presenza vivificante e beatifica di Dio. Così come la presenza di Dio è ciò che assicura beatitudine, la Sua assenza è causa di indicibile sofferenza. Egli è la fonte di ogni bene. Lontano da Lui che altro se non ogni male potremmo trovare? L'assenza di Dio, o meglio, il suo ritiro completo è quello che rende la pena atroce ed insopportabile. Vi sono oggi persone insensate che, sbandierando il loro ateismo, sostengono che già fin da oggi possono fare benissimo a meno di Dio e che anzi, sono molto più felici senza di Lui. Esse giungono ad affermare che saranno ...molto contente di andare all'inferno con tutti i loro amici e che si divertiranno molto di più che stare nella "noia" del paradiso. Di fatto, non sanno quel che stanno dicendo. Il sommo conforto della presenza di Dio e gli atroci tormenti della Sua assenza sono dati inequivocabili non solo della rivelazione biblica, ma anche della stessa logica. Nel fondo del loro cuore, al di là delle loro insensate affermazioni, questi atei professi sanno che è così, che stanno mentendo e ingannandosi da soli, ma sono troppo orgogliosi per ammetterlo. Sarebbero persino pronti ad andare all'inferno "a testa alta", pur di non sottomettersi a Dio!
2. Un altro dato della rivelazione biblica è che le pene dell'inferno riguarderanno anima e corpo. Benché il corpo umano con la morte si disfa e si dissolve, la memoria dell'unità psicofisica di ciascun essere umano è conservata nella "banca dati" di Dio ed essa verrà a suo tempo ristabilita. La Scrittura, infatti, parla della futura risurrezione non solo dei giustificati in Cristo, ma anche degli empi, i primi per entrare per grazia nell'eterna beatitudine di Dio, i secondi destinati al giudizio di condanna ed alle pene dell'inferno. "Questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna" (Matteo 25:46), e questo per manifestare sia la misericordia che la giustizia di Dio. Che le pene dell'inferno implichino sofferenza sia nell'anima che nel corpo è chiaro dall'insegnamento della Scrittura. "Se dunque il tuo occhio destro ti fa cadere in peccato, cavalo e gettalo via da te; poiché è meglio per te che uno dei tuoi membri perisca, piuttosto che vada nella geenna tutto il tuo corpo. E se la tua mano destra ti fa cadere in peccato, tagliala e gettala via da te; poiché è meglio per te che uno dei tuoi membri perisca, piuttosto che vada nella geenna tutto il tuo corpo" (Matteo 5:29-30); "Il mare restituì i morti che erano in esso; la morte e l'Ades restituirono i loro morti; ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere. Poi la morte e l'Ades furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè lo stagno di fuoco. E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco" (Apocalisse 20:13-15). I morti nel mare significa il loro corpo, non la loro anima."...colui che può far perire l'anima e il corpo nella geenna" (Matteo 10:28).
3. Si tratta di pene eterne, senza fine. C'è, è vero, chi insegna che l'aggettivo "eterno", nella Bibbia non significhi "senza fine", ma "dalla durata molto lunga" (ma comunque limitata). Il significato di Matteo 25:46 non può, però, essere eluso: "Questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna". Se la pena dell'inferno non fosse eterna (cioè se fosse molto lunga ma limitata) anche la beatitudine celeste sarebbe pure limitata e verrebbe a terminare. Non c'è mezza salvezza o mezza condanna. Saremo o interamente accolti, o rigettati assolutamente e rovinati per sempre, permanentemente, senza appello.
Come rispondere poi, a chi dice che Dio è troppo buono per mandare chiunque all'inferno? Come facciamo a sapere se Dio sia buono ed amorevole, oppure no? L'unico modo per saperlo è dalla Parola scritta, non dalle nostre supposizioni. Secondo la Bibbia l'amore è solo uno degli attributi di Dio. Dio è amore, ma da questo non ne consegue che Egli sia nient'altro che amore. La Bibbia insegna che Dio è anche un Dio di assoluta giustizia. E' l'attributo di Dio dell'assoluta giustizia che trova espressione del castigo eterno dei peccatori.
La dottrina dell'inferno sarebbe contraria allo "spirito di Cristo"? Noi non abbiamo alcun diritto di definire "lo spirito di Cristo" secondo la nostra immaginazione, idee o preferenze. L'unico modo in cui possiamo sapere ciò che riguarda l'insegnamento di Cristo è da ciò che al riguardo ci riferisce il Nuovo Testamento, ed è sicuramente vero che c'è più sull'inferno negli insegnamenti di Gesù che in tutto il resto della Bibbia messo assieme. Coloro che affermano che "lo spirito di Cristo" sia contrario alla dottrina delle pene dell'inferno non vogliono prendere tutto l'insegnamento di Cristo come modello (e men che meno prendere l'intera Parola di Dio come loro guida); dall'insegnamento di Cristo prendono solo quello che meglio aggrada loro e che loro sembra più attraente, ed omettono il resto. Ne risulta così come l'insegnamento di Cristo sia distorto per adattarlo alle proprie idee e pregiudizi. Di fatto molte (false) ideologie e religioni oggi popolari negano l'esistenza dell'inferno.
Sarebbe un errore "minacciare" l'inferno per motivare la gente ad accogliere Cristo come loro Salvatore? Certamente la paura dell'inferno non deve essere la sola o maggiore motivazione per essere cristiani. La Bibbia stessa, però, presenta spesso questa motivazione, specialmente nell'insegnamento dello stesso Gesù. Ne concludiamo, quindi, che essa possa e debba avere il suo peso. E' vero che leggiamo in 1 Giovanni 4:18: "Nell'amore non c'è paura; anzi, l'amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paura teme un castigo. Quindi chi ha paura non è perfetto nell'amore", vi è però una fase nell'esperienza cristiana dove la motivazione della paura è legittima e questa motivazione stessa può essere usata dallo Spirito Santo per portare a Cristo un peccatore.
Riassumiamo, per terminare tre dottrine devianti e quindi errate, diffuse oggi in molti ambienti, che negano la dottrina biblica delle pene eterne. (a) L'annichilazionismo, il quale insegna che, nel caso delle persone non salvate la morte termini semplicemente la loro esistenza, oppure che, dopo una sofferenza di una certa durata come castigo per il peccato, essi saranno distrutti e cesseranno di esistere; (b) l'universalismo, il quale insegna che alla fine tutti gli esseri umani saranno ugualmente salvati; (c) il restaurazionismo, il quale insegna che, dopo la morte, i malvagi avranno "una seconda opportunità" per accogliere la salvezza, e saranno così salvati. Queste idee possono essere contestate punto per punto.
Continueremo nella prossima riflessione l'esposizione del Catechismo Maggiore di Westminster con la dottrina al riguardo del Patto o Alleanza.
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