domenica 23 settembre 2012

Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace?

"Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo" (Ecclesiaste 3:11).

Una delle cose che maggiormente spiccano della cultura contemporanea è che il soggettivismo la fa da padrone. Giorno dopo giorno incontriamo persone o leggiamo degli articoli che negano l'esistenza di valori assoluti, preferendo affermare che "Ciò che è vero per me potrebbe non essere vero per te e ciò che è vero per te potrebbe non essere vero per me". Questo è particolarmente chiaro quando si parla di etica. La sola verità assoluta che la maggior parte della gente sembra essere disposta ad affermare è che non esiste nulla che possa essere considerato una verità assoluta.

Possiamo vedere chiaramente come il soggettivismo trionfi pure nel campo dell'estetica e persino fra i cristiani. Quegli stessi cristiani che altrimenti affermerebbero l'esistenza di valori assoluti, sembrano concordare del tutto con i loro vicini non credenti nel credere che la bellezza sia un valore relativo e che dipenda solo dai gusti di ciascuno. Non si dice, infatti: "Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace"?. Sono pochi che affermerebbero che esista una maniera oggettiva per distinguere la maggiore bellezza di un'opera d'arte rispetto ad un'altra.

Senza dubbio è soggettivo, differisce tra persona e persona, il modo in cui ciascuno di noi risponde alla bellezza. Le preferenze personali e l'apprezzamento artistico,  per esempio,  variamo ampiamente. Dobbiamo riconoscere come il soggetto sia coinvolto profondamente nel come si risponde ad un dipinto, una scultura o una qualsiasi opera d'arte. Riconoscere il ruolo del soggetto, però, non significa abbtracciare il soggettivismo estetico. Persino coloro che professano il relativismo affermano a gran voce di seguire certi criteri oggettivi. Nessuno che voglia vivere, per esempio, sarebbe disposto a relativizzare la legge di gravità se si trovasse sul bordo di un precipizio, e non direbbe che è cosa soggettiva: che se volesse potrebbe librarsi nell'aria... Eppure, sebbene criteri oggettivi siano più difficili da riconoscere nel campo dell'estetica, la gente ha comunque in testa un certo tipo di criterio quando deve valutare l'arte. Altrimenti potrebbero pagare la stessa cifra per un ritratto di Leonardo da Vinci che per una tavola a colori prodotta dalle dita di uno scimpanzè...

Naturalmente Dio è il criterio ultimo della bellezza, proprio come Egli è il criterio ultimo della verità. Le opere d'arte che in qualche modo riflettono la Sua natura sono più belle di quelle che non lo fanno. "Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo" (Ecclesiaste 3:11).
Lungo la storia, i pensatori cristiani hanno valutato l'arte secondo quattro criteri: proporzione, armonia. semplicità, complessità. Tali criteri riflettono i criteri di Dio e del mondo com'Egli l'ha fatto originalmente, una complessa creazione che riflette proporzione ed armonia.

Sebbene quindi, il soggetto sia profondamente coinvolto in qualsiasi incontro con l'arte, dobbiamo riconoscere come vi sua un criterio ultimo di bellezza - il Signore stesso. La Scrittura spesso parla della bellezza del Signore (Salmo 27:4), e noi non oseremmo dimenticare come le più belle opere d'arte non siano che un pallido riflesso della piacevolezza di Dio. Nell'eternità a venire, il nostro desiderio di bellezza sarà pienamente soddisfatto quando contempleremo la bellezza del Creatore (1 Corinzi 13:12; 1 Giovanni 3:1-3).

Tradotto da: "Tabletalk" del Ligonier Ministries, 25 settembre 2012.

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